Desidero la pioggia incessante, che la mia tavoletta di cioccolata bianca si rigeneri e un mascara che non mi colori della tonalità della notte le lacrime.
Si perdono le persone, le anime, come si perdono gli accendini. Ci si illude di potersi dimenticare di loro come si dimenticano i quaderni a casa, salvo poi accorgersi che non è che una mera illusione.
Ciao C. te ne sei andata in un giorno soleggiato di questo rigido dicembre di ricordi atrofizzati, prati ancora fioriti e lacrime di ruggine. Chissà se stai dormendo, contanto le stelle, correndo in quel cielo (with diamonds) o aggrappandoti alle nuvole. Sappi che ci sarò, ovunque tu andrai. Ciao C., che eri il mio piccolo amore, muovimi il sole e l'altre stelle, come disse qualcuno.
Ciao dicembre, ti sei portato via anche lei.
Ciao mondo, che ti prende? È da un po' che sforno biscotti e perdo colore dagli occhi.
E mi continuo a chiedere come si faccia ad amare, amarsi così tanto per poi lasciarsi andare via? Le certezze, oggi, sono poche. Rimangono le abitudini e gli occhi: quelli rimangono sempre.
Mondo. Ridammi indietro la certezza di potere usare le parole "io" e "forte" nella stessa frase, ridammi tutto.
Sto cercando di capire da che parte arriva l'aurora boreale, da dove vengono i miei pensieri... forse non dovrei più pensarci e scrivere, o semplicemente lasciare perdere. Lasciare cadere questo silenzioso sentimento di rancore, rabbia, delusione, tristezza con tutto il suo rumore. È inutile che mi dimostri forte, ora con questa mia allegra tristezza che mi ritrovo. Mi vedessi ora, te, forse capiresti che non è stato il tempo a farci cambiare. È che ne abbiamo passate troppe. Ma, putroppo, i ricordi non consolano nessuno.
Ciao mondo, mi hai fatto diventare i biscotti salati e le notti amare, sei contento? Allora vieni qui, che ti offro una bella tazza di té che tanto, ho capito, miracoli non ne fa.
martedì 27 dicembre 2011
sabato 24 dicembre 2011
Amatevi.
A chi sa di essere stonato ma, dal momento che nessuno glielo vieta, canta comunque. A chi ci ha messo cuore, ma altrettanto cuore non ha trovato. Ne ha messo forse troppo? Forse, non ha dosato bene gli ingredienti: nessuno ha mai posseduto la ricetta esatta per la vita.
A chi, ricevendo solo limoni da quest'ultima ha risposto: "Grazie, adoro i limoni. Che altro c'è?"
A tutti quelli che al mattino hanno il coraggio di portare con sé i propri sogni e difenderli con le unghie e con i denti: sono gli ultimi dei sognatori, quelli che ancora sottolineano le frasi dei libri e cucinano torte. I veri eroi.
A chi ha rischiato di annegare nell'alluvione delle proprie lacrime. Chi se n'é andato e ha avuto il coraggio di uccidere l'orgoglio e tornare.
Chi non si è limitato a scegliere di non morire, ma ha optato per vivere.
A tutti voi, noi, auguro un felice Natale e giuro che avrei tante cose da dire, ma per il momento l'unica cosa che mi viene in mente è: amatevi.
A chi, ricevendo solo limoni da quest'ultima ha risposto: "Grazie, adoro i limoni. Che altro c'è?"
A tutti quelli che al mattino hanno il coraggio di portare con sé i propri sogni e difenderli con le unghie e con i denti: sono gli ultimi dei sognatori, quelli che ancora sottolineano le frasi dei libri e cucinano torte. I veri eroi.
A chi ha rischiato di annegare nell'alluvione delle proprie lacrime. Chi se n'é andato e ha avuto il coraggio di uccidere l'orgoglio e tornare.
Chi non si è limitato a scegliere di non morire, ma ha optato per vivere.
A tutti voi, noi, auguro un felice Natale e giuro che avrei tante cose da dire, ma per il momento l'unica cosa che mi viene in mente è: amatevi.
giovedì 22 dicembre 2011
Perché amare è complicato.
Scrivo perché ne sento terribilmente il bisogno ultimamente. Per me stessa, per chi ha voglia di leggere, perché sento di doverlo fare. Volete forse che smetta? No? Allora smettete voi, di chiedermi perché scriva...
Scrivo se di notte non riesco a dormire perché i pensieri sono troppo chiassosi; perché sono molto, troppo razionale. Ma è anche vero che senza razionalità non risulta possibile immaginare.
Perché amare è complicato. È un concetto che non si è in grado di spiegare poiché amare è e basta. Scrivo perché se non esprimo certi sentimenti mi sembra di trovarmi col meglio di me tra le mani, mentre non c'è nessuno che lo cerca, nessuno a cui donarlo.
Questo so, così come conosco il motivo, la fregatura, per la quale si comincia a scrivere. È il fatto di poter usare il condizionale. È il poter dire ciò che non si è mai detto agli altri: "Mi hai stancato", "Ti odio", "Amami" anche se, quest'ultima cosa non sempre è possibile. Scrivendo dò tutta me stessa, ci metto ogni parte di me. Le persone vanno via comunque, è vero, ma scrivendo si fa in modo di non diventare mai ricordo: di essere sempre presente e mai passato o, meglio ancora, condizionale. Credo poi che le persone non se ne vadano mai realmente se ti portano con sé.
Scrivo perché la memoria è breve e la vita lunga, fa meno male avere nero su bianco le emozioni, i fogli profumano di un odore che mi piacerà sempre. Perché ci sono cose a cui continuo a pensare, che lo voglia o meno, ma che per quanto possano fare male, va benissimo così.
Scrivo. Anche se, alle volte, vorrei solo saper parlare. La gente parla, sapete? La gente parla di continuo. Dice tutto, tralasciando il fondamentale. Parla di ogni frivolezza, dietro le spalle dei soggetti delle proprie frasi, senza risolvere mai nulla. Che sciocca la gente, non credete? Finge e si nasconde. Cerca di complicarsi la vita. Oh, sì la gente è sciocca: si fa del male continuamente, le persone si feriscono ripetutamente a vicenda, con le armi, con le parole, coi silenzi.
Scrivo perché nessuno mi ha più baciata sulla fronte, perché credo che chi ha bisogno di un abbraccio non è debole, ha solo bisogno di un abbraccio.
Scrivo se di notte non riesco a dormire perché i pensieri sono troppo chiassosi; perché sono molto, troppo razionale. Ma è anche vero che senza razionalità non risulta possibile immaginare.
Perché amare è complicato. È un concetto che non si è in grado di spiegare poiché amare è e basta. Scrivo perché se non esprimo certi sentimenti mi sembra di trovarmi col meglio di me tra le mani, mentre non c'è nessuno che lo cerca, nessuno a cui donarlo.
Questo so, così come conosco il motivo, la fregatura, per la quale si comincia a scrivere. È il fatto di poter usare il condizionale. È il poter dire ciò che non si è mai detto agli altri: "Mi hai stancato", "Ti odio", "Amami" anche se, quest'ultima cosa non sempre è possibile. Scrivendo dò tutta me stessa, ci metto ogni parte di me. Le persone vanno via comunque, è vero, ma scrivendo si fa in modo di non diventare mai ricordo: di essere sempre presente e mai passato o, meglio ancora, condizionale. Credo poi che le persone non se ne vadano mai realmente se ti portano con sé.
Scrivo perché la memoria è breve e la vita lunga, fa meno male avere nero su bianco le emozioni, i fogli profumano di un odore che mi piacerà sempre. Perché ci sono cose a cui continuo a pensare, che lo voglia o meno, ma che per quanto possano fare male, va benissimo così.
Scrivo. Anche se, alle volte, vorrei solo saper parlare. La gente parla, sapete? La gente parla di continuo. Dice tutto, tralasciando il fondamentale. Parla di ogni frivolezza, dietro le spalle dei soggetti delle proprie frasi, senza risolvere mai nulla. Che sciocca la gente, non credete? Finge e si nasconde. Cerca di complicarsi la vita. Oh, sì la gente è sciocca: si fa del male continuamente, le persone si feriscono ripetutamente a vicenda, con le armi, con le parole, coi silenzi.
Scrivo perché nessuno mi ha più baciata sulla fronte, perché credo che chi ha bisogno di un abbraccio non è debole, ha solo bisogno di un abbraccio.
lunedì 19 dicembre 2011
Brucia, dicembre, quanto brucia.
Eppure non importa se i sogni che possediamo sono talmente tanti da sovrastare il numero di stelle a cui appenderli, dal momento che i mostri se ne stanno al caldo sotto al cuscino e gli incubi hanno la forza sufficiente per aggrapparcisi ai capelli. Oggi questi ultimi mi causano un po' di freddo all'anima e il gelo inizia a screpolarmi anche il cuore. Freddo che pure la cioccolata calda non riesce ad alleviare, e le altre tre tazze di bevande calde nello stomaco finiscono solo per stordirmi.
Nottate, giornate come quelle passate fanno sembrare quei sogni troppo fragili per la morsa di questo gelo, per i morsi degli incubi che se li mangiano in un boccone...
Eppure le lacrime son calde e bruciano. Quanto brucia dicembre.
Scrivo male oggi, non ho grandi parole nè poesie in testa, ma solo pensieri random confusi e annebbiati. Oggi non scrivo per gli altri, scrivo per me. Volete capire altro semplicemente leggendo quello che scrivo? Ebbene, sappiate che metto un punto tutte le volte che penso che troppe parole finiscano per essere inutili. Metto un punto quando mi sento un po' spenta e con poca voglia di parlare. Punto quando nascondo tutto dietro il mio finto menefreghismo, cinismo, indifferenza, chiamatelo come volete voi. Il punto sta zitto, il punto è silenzio.
È che se non scrivo la testa sembra volermi scoppiare. È che se non scrivo le lacrime finirebbero per tingersi di nero e rovinarmi il sorriso, il trucco. Sono grande. Devo esserlo: questo mondo ci vuole grandi perché possiamo arrivare in alto. Solo che io son rimasta alta un metro ed una lattina. Solo che in alto vedo solamente i miei yogurt al supermercato. Solo che "pensavo a quanto è inutile farneticare
e credere di stare bene quando è inverno e te, togli le tue mani calde... non mi abbracci e mi ripeti che son grande".
Ho recuperato quel che resta dei sogni e li ho messi nel cassetto del comodino alla rinfusa, spiegazzati, sgualciti, al rovescio: non importa come. Importa il sapere dove sono. Importa il fatto che questo freddo non uccida nessuno e che, forse, mettendo una sciarpa e qualche maglia in più al cuore ed all'anima posso continuare anche su una strada diversa. Tanto, i sogni, stanno bene ovunque; non solamente in questa parte di cielo, di mondo che è troppo piccolo per tutta la vita che mi sta scoppiando dentro.
Brucia, dicembre, quanto brucia.
Nottate, giornate come quelle passate fanno sembrare quei sogni troppo fragili per la morsa di questo gelo, per i morsi degli incubi che se li mangiano in un boccone...
Eppure le lacrime son calde e bruciano. Quanto brucia dicembre.
Scrivo male oggi, non ho grandi parole nè poesie in testa, ma solo pensieri random confusi e annebbiati. Oggi non scrivo per gli altri, scrivo per me. Volete capire altro semplicemente leggendo quello che scrivo? Ebbene, sappiate che metto un punto tutte le volte che penso che troppe parole finiscano per essere inutili. Metto un punto quando mi sento un po' spenta e con poca voglia di parlare. Punto quando nascondo tutto dietro il mio finto menefreghismo, cinismo, indifferenza, chiamatelo come volete voi. Il punto sta zitto, il punto è silenzio.
È che se non scrivo la testa sembra volermi scoppiare. È che se non scrivo le lacrime finirebbero per tingersi di nero e rovinarmi il sorriso, il trucco. Sono grande. Devo esserlo: questo mondo ci vuole grandi perché possiamo arrivare in alto. Solo che io son rimasta alta un metro ed una lattina. Solo che in alto vedo solamente i miei yogurt al supermercato. Solo che "pensavo a quanto è inutile farneticare
e credere di stare bene quando è inverno e te, togli le tue mani calde... non mi abbracci e mi ripeti che son grande".
Ho recuperato quel che resta dei sogni e li ho messi nel cassetto del comodino alla rinfusa, spiegazzati, sgualciti, al rovescio: non importa come. Importa il sapere dove sono. Importa il fatto che questo freddo non uccida nessuno e che, forse, mettendo una sciarpa e qualche maglia in più al cuore ed all'anima posso continuare anche su una strada diversa. Tanto, i sogni, stanno bene ovunque; non solamente in questa parte di cielo, di mondo che è troppo piccolo per tutta la vita che mi sta scoppiando dentro.
Brucia, dicembre, quanto brucia.
domenica 18 dicembre 2011
Sulla cioccolata appena versata.
Vorrei prendere violentemente a pugni quei sogni che al mattino mi abbandonano, strappandomi di dosso anche il piumone, in questo freddo mondo. Vorrei esistesse un sindacato di leggittimità o un intervento interpretativo per i sogni in generale, dal momento che gli incubi sono già chiari e tendenzialmente rivoluzionari per conto loro.
Ora, del loro ricordo che mi appare sfumato come la condensa sui vetri della mia anima, dove con un dito ho imparato a scrivere i miei pensieri, riesco a percepirne solamente il profumo tra il latte caldo e la polvere di cioccolato. Tra uno sbadiglio e una lacrima, finisce che mi ritrovo a piangere sul latte appena versato. Cosa da non fare, nevvero?
Il loro profumo non somiglia a quello delle foto della polaroid, ricordi per eccellenza, per menti poco allenate, per fantasie sintetiche e felicità precarie. Somiglia di più a quello di quella felpa troppo grande, della coperta che ogni notte mi tengo stretta sotto il piumone.
Avrei talmente tante cose da dirgli, talmente tante cose da raccontare che finisco per lasciare fare. Sto a guardare, questi sogni, mentre ridipingono la mia vita, per poi dissolversi, nascondersi nei silenzi.
Io cerco di capire comunque, l'ho sempre fatto. Come loro con me, come tu con me, come me con noi.
Ora, del loro ricordo che mi appare sfumato come la condensa sui vetri della mia anima, dove con un dito ho imparato a scrivere i miei pensieri, riesco a percepirne solamente il profumo tra il latte caldo e la polvere di cioccolato. Tra uno sbadiglio e una lacrima, finisce che mi ritrovo a piangere sul latte appena versato. Cosa da non fare, nevvero?

Avrei talmente tante cose da dirgli, talmente tante cose da raccontare che finisco per lasciare fare. Sto a guardare, questi sogni, mentre ridipingono la mia vita, per poi dissolversi, nascondersi nei silenzi.
Io cerco di capire comunque, l'ho sempre fatto. Come loro con me, come tu con me, come me con noi.
venerdì 16 dicembre 2011
Sai, mamma, dovremmo avere un bel piatto da tirare a chi se lo merita.
Alle volte si arriva ad un punto così friabile ed instabile che per colmare un vuoto, per annientarlo, occorre solo un ulteriore vuoto. Questo credo oggi, mentre la pioggia sta finalmente portando via questa confusione in una giornata tranquilla, piena di pensieri nascosti molto urgenti; così delicati, così disperati che se ne stanno lì a bagnarsi, come l'autunno che se n'è andato, come le paranoie mentali che ci assalgono prima di addormentarci.
Sai, mamma, noi donne siamo davvero strane: crediamo di poter cambiare il mondo, di poter farlo innamorare con un semplice sorriso, che sia facile ricordarsi di dimenticare... il fatto è che i ricordi non consolano nessuno. Certo, possono essere belli, oppure il contrario, ma non possono consolarti: sono cose passate, sono cose andate. I consigli, poi, sono solo parole e con le parole non si possono sostituire i fatti.
Siamo tutti supereroi, a parole... quando si tratta di parlare escono certi poemi!
Alle volte, invece, io e te dovremmo avere un bel piatto, magari anche prezioso, da lanciare dietro a chi se lo merita, oppure delle mani più grandi per pugni più verosimili.
Non si può vivere di speranze. Con le speranze si viaggia pesanti.
Crescendo ho imparato tante cose e tante me le hai insegnate anche tu. Putroppo ho anche imparato a capire che ogni cosa ha una fine, anche contrariamente, anche indipendentemente al nostro volere, a noi. La vita è imprevedibile su pressocchè tutto il suo dominio. Questa vita è capace di tramutare la "solita insufficienza" in matematica di una come me in un buon risultato; di dare una seconda occasione con dei presupposti favorevoli per intrapprendere una strada diversa.
Questa vita è imprevedibile, inutile cercare di prevedere le sue future mosse. Spetta solo a noi muovere le pedine a nostro vantaggio.
Bisogna avere coraggio di fare "scacco matto". La vita è troppo breve per non viverla liberamente. Per non viverla appieno.
Sai, mamma, noi donne siamo davvero strane: crediamo di poter cambiare il mondo, di poter farlo innamorare con un semplice sorriso, che sia facile ricordarsi di dimenticare... il fatto è che i ricordi non consolano nessuno. Certo, possono essere belli, oppure il contrario, ma non possono consolarti: sono cose passate, sono cose andate. I consigli, poi, sono solo parole e con le parole non si possono sostituire i fatti.
Siamo tutti supereroi, a parole... quando si tratta di parlare escono certi poemi!
Alle volte, invece, io e te dovremmo avere un bel piatto, magari anche prezioso, da lanciare dietro a chi se lo merita, oppure delle mani più grandi per pugni più verosimili.
Non si può vivere di speranze. Con le speranze si viaggia pesanti.

Questa vita è imprevedibile, inutile cercare di prevedere le sue future mosse. Spetta solo a noi muovere le pedine a nostro vantaggio.
Bisogna avere coraggio di fare "scacco matto". La vita è troppo breve per non viverla liberamente. Per non viverla appieno.
giovedì 15 dicembre 2011
Ciao mondo, ciao teatro dell'assurdo
Mi hanno chiesto di scrivere. "Di cosa?"
"Di qualsiasi cosa, dal momento che un senso, come dici, non c'è."
Ciao mondo, ciao teatro dell'assurdo dove la poesia ha già da tempo cessato di esistere. Qui, se la musica non ha lasciato traccia, è perché le sue stesse parole un senso non lo possiedono e quindi non ci si può fermare a carpirne il significato.
Se i libri si scaricano da internet e nessuno si sofferma più a sentirne il profumo, a sottolinearli e a lasciare ad essicare fiori all'ultimo capitolo; il tempo per sognare, per cambiare il mondo, per correre sotto casa con un mazzo d'insalata (sì, proprio così) ad aspettare, dove sta? E cosa siamo diventati di preciso? Incompatibili, pezzi di puzzle diversi? Lo siamo sempre stati: incompatibili, ma per il fatto d'essere due pezzi identici.
Cosa potevamo diventare d'altro in questo mondo dove tutto ciò che vediamo è nient'altro che una realtà alla quale la maggior parte di noi si arrende? Dove i professori hanno deliri di onnipotenza e le vipere sembianze sì orrende, ma pur sempre umane?
"Allora, Alis, perchè..."
Il conformismo ha assalito anche te o, meglio, ti si é appiccicato addosso come melassa.
Mi hanno chiesto di scrivere, mi hanno guardato con sguardi desiderosi di capire senza chiedere niente. Volete risposte? Perchè semplicemente non mi leggete? È così difficile arrivarci? Pare di sì.
Cosa devo fare ancora? Devo fare piovere, cosicché l'acqua sciolga il colore col quale avevo pitturato le rose, rivelando la loro vera natura? Quante cose potremmo capire dalle persone semplicemente leggendo quello che scrivono...
Ecco, te, mondo o chiunque stia a leggere queste parole senza accennarvi replica o risposta, dimenticandosi che chi tace acconsente, sai, le persone sono come i libri. Hanno tanto da raccontare, ma vi differiscono solo nei capitoli che, negli uni sono opere complete, mentre ogni persona è infinita: ha un mare di emozioni dentro. Nessuno lo ammette, però. La gente preferisce crogiolarsi nei propri dubbi piuttosto che conoscere la verità.
Ci stai bene? Vero, ciò che non uccide fortifica. Tutto "fortifica" se la vogliamo mettere su questo piano. Ma, però, ricorda che ciò che "fortifica", prima o poi, uccide. Allora resta(te) pure lì, tanto è un processo assai lungo, però almeno, spiega(te)mi:
"perché dovrei scrivere al mondo, dal momento che non ha mai scritto a me?"
"Di qualsiasi cosa, dal momento che un senso, come dici, non c'è."
Ciao mondo, ciao teatro dell'assurdo dove la poesia ha già da tempo cessato di esistere. Qui, se la musica non ha lasciato traccia, è perché le sue stesse parole un senso non lo possiedono e quindi non ci si può fermare a carpirne il significato.
Se i libri si scaricano da internet e nessuno si sofferma più a sentirne il profumo, a sottolinearli e a lasciare ad essicare fiori all'ultimo capitolo; il tempo per sognare, per cambiare il mondo, per correre sotto casa con un mazzo d'insalata (sì, proprio così) ad aspettare, dove sta? E cosa siamo diventati di preciso? Incompatibili, pezzi di puzzle diversi? Lo siamo sempre stati: incompatibili, ma per il fatto d'essere due pezzi identici.
Cosa potevamo diventare d'altro in questo mondo dove tutto ciò che vediamo è nient'altro che una realtà alla quale la maggior parte di noi si arrende? Dove i professori hanno deliri di onnipotenza e le vipere sembianze sì orrende, ma pur sempre umane?
"Allora, Alis, perchè..."
Il conformismo ha assalito anche te o, meglio, ti si é appiccicato addosso come melassa.
Mi hanno chiesto di scrivere, mi hanno guardato con sguardi desiderosi di capire senza chiedere niente. Volete risposte? Perchè semplicemente non mi leggete? È così difficile arrivarci? Pare di sì.
Cosa devo fare ancora? Devo fare piovere, cosicché l'acqua sciolga il colore col quale avevo pitturato le rose, rivelando la loro vera natura? Quante cose potremmo capire dalle persone semplicemente leggendo quello che scrivono...

Ci stai bene? Vero, ciò che non uccide fortifica. Tutto "fortifica" se la vogliamo mettere su questo piano. Ma, però, ricorda che ciò che "fortifica", prima o poi, uccide. Allora resta(te) pure lì, tanto è un processo assai lungo, però almeno, spiega(te)mi:
"perché dovrei scrivere al mondo, dal momento che non ha mai scritto a me?"
domenica 11 dicembre 2011
La solita insufficienza
Accade che ci siano attimi in cui le emozioni ti colpiscono a tradimento ed il cuore si svuota.
Accade che riaffiorino alla coscienza per brevi istanti finchè non prendi un lungo respiro e le rimandi giù insieme ad un sorso di té. Mi han detto che faccia miracoli: fa passare tutto. Anche questo? Tutto passa. Perchè sorridi? No, stavo solo pensando a quest'assurdità. Al fatto che ci sono persone che ti colpiscono al primo impatto ed altre che vorresti colpire violentemente al primo impatto. Perchè ho continuamente a che fare con le seconde?
Non c'è nessuno con cui io possa parlare di libri, guardare film eccentrici e ridere di tutto ciò che la gente dice. Vedete? Non è vero che sono insensibile: non esistono persone insensibili, ma solo emozioni che non risalgono in superficie. Non è vero che non m'importa niente di nessuno. È vero, che sto bene così. Non è vero per niente, invece.
Non la sentite questa nostalgiamistaarabbia che colpisce a tradimento nei momenti meno opportuni, che so mentre infilo le chiavi nella serratura, metto a bollire l'acqua o cerco di raggiungere la mia solita insufficienza in matematica? Non sono insensibile. Non sono superiore. Non sono neppure perfetta, ho un milione e più di difetti. Non rifaccio mai il letto al mattino per tirarne in ballo uno, il mio armadio è una sedia e così finisce che quando crollo lo faccio direttamente a terra rendendomi doppiamente difficile rialzarmi, dimentico costantemente le chiavi di casa, dove ho messo l'ombrello quando piove, mangio la marmellata a cucchiaiate direttamente dal vasetto costringendo mia madre a comprarmente uno tutto mio... sono terribilmente permalosa e potrei fare una lunga lista di tutti i miei difetti.
Ma questa volta non è mia la colpa. Mi sono stancata. Tutto qui. Semplicemente ne ho abbastanza di chi non ha il coraggio di chiedermi direttamente cosa ci sia. Ho capovolto tempo fa questo mondo che metteva me al contrario ed ho allontanato qualunque traccia dei fantasmi di quel periodo in cui ero terribilmente allergica agli abbandoni. Vero, non mi causano più nessuna reazione immunitaria spropositata. È che alle volte uno starnuto che mi fa lacrimare gli occhi lo causano. È che a volte servirebbe solo un po' più d'amore, come una carezza o una semplice smorfia, come mia madre quando mi prepara un té. Che, han detto, fa miracoli.
Accade che riaffiorino alla coscienza per brevi istanti finchè non prendi un lungo respiro e le rimandi giù insieme ad un sorso di té. Mi han detto che faccia miracoli: fa passare tutto. Anche questo? Tutto passa. Perchè sorridi? No, stavo solo pensando a quest'assurdità. Al fatto che ci sono persone che ti colpiscono al primo impatto ed altre che vorresti colpire violentemente al primo impatto. Perchè ho continuamente a che fare con le seconde?
Non c'è nessuno con cui io possa parlare di libri, guardare film eccentrici e ridere di tutto ciò che la gente dice. Vedete? Non è vero che sono insensibile: non esistono persone insensibili, ma solo emozioni che non risalgono in superficie. Non è vero che non m'importa niente di nessuno. È vero, che sto bene così. Non è vero per niente, invece.
Non la sentite questa nostalgiamistaarabbia che colpisce a tradimento nei momenti meno opportuni, che so mentre infilo le chiavi nella serratura, metto a bollire l'acqua o cerco di raggiungere la mia solita insufficienza in matematica? Non sono insensibile. Non sono superiore. Non sono neppure perfetta, ho un milione e più di difetti. Non rifaccio mai il letto al mattino per tirarne in ballo uno, il mio armadio è una sedia e così finisce che quando crollo lo faccio direttamente a terra rendendomi doppiamente difficile rialzarmi, dimentico costantemente le chiavi di casa, dove ho messo l'ombrello quando piove, mangio la marmellata a cucchiaiate direttamente dal vasetto costringendo mia madre a comprarmente uno tutto mio... sono terribilmente permalosa e potrei fare una lunga lista di tutti i miei difetti.
Ma questa volta non è mia la colpa. Mi sono stancata. Tutto qui. Semplicemente ne ho abbastanza di chi non ha il coraggio di chiedermi direttamente cosa ci sia. Ho capovolto tempo fa questo mondo che metteva me al contrario ed ho allontanato qualunque traccia dei fantasmi di quel periodo in cui ero terribilmente allergica agli abbandoni. Vero, non mi causano più nessuna reazione immunitaria spropositata. È che alle volte uno starnuto che mi fa lacrimare gli occhi lo causano. È che a volte servirebbe solo un po' più d'amore, come una carezza o una semplice smorfia, come mia madre quando mi prepara un té. Che, han detto, fa miracoli.
sabato 3 dicembre 2011
L'amor cortese
Non scrivo per dire qualcosa, scrivo perchè ho qualcosa da dire. Abbiate pazienza, lasciatemi chiudere gli occhi un momento. Sto cercando le parole per descrivere cosa provo, come sto...
Le ho cercate troppo a lungo in quelle di altri cortesi scrittori, ma non ne ho trovato alcuna. Noi, non sappiamo più cosa sia l'amor cortese. Tutti tacciono. Tutti mentono. Si innamorano e soffrono. Sbagliano e chiedono perdono. O, semplicemente, tacciono.
Siamo tutti architetti di castelli in aria, avvocati delle cause perse.
Noi che scriviamo, intendo. Siamo come cantanti senza voce. Scriviamo dei sentimenti che traspaiono dalle vite delle persone, dalla nostra, dagli sguardi della gente che torna a casa la sera e dalle foglie che leggiadre cadono a segnare che non si sta più "come d'autunno", ma è ormai inverno.
Inverno? Proprio così. Mi sono distratta un momento ed il mondo ha girato ancora una volta troppo in fretta. Son cadute le foglie, è crollata questa pazza economia in questo pazzo mondo.
"Non preoccuparti. Tu non crolli mai."
Magari. Io crollo. Dentro, fuori... io crollo continuamente.
Sono una frana, sapete? Una frana di pensieri che si alternano nella mia testa spettinata. Ma qualcosa che crolla si può sempre ricostruire...
Allora saranno tante le parole che scriverò, forse alcune somiglieranno a quelle che ho già scritto, altre non avranno senso alcuno, altre ancora risulteranno banali. E se saranno troppi, i pensieri, aspetterò che la pioggia porti via questa confusione.
Qualcuno che non rammento una volta mi disse che se dovessi essere una stagione, sarei l'estate. Su questo si sbagliava. Io, sarei l'autunno, poichè anch'io leggera son caduta come le sue foglie. Poi l'inverno mi è passato sopra, ed ora è l'inizio. Sono caduta: una parte di me si è frantumata in mille pezzi e non esiste più. Non era la fine, semplicemente l'inizio di una nuova me.
Lo griderei al mondo se ci riuscissi, ma ho solo una voce d'inchiostro, un pubblico di bianca cellulosa e le urla dentro i miei pensieri.
"...e per struccarti useranno delle nuvole cariche di pioggia, adesso che sei forte, che se piangi ti si arrugginiscono le lacrime."
Le ho cercate troppo a lungo in quelle di altri cortesi scrittori, ma non ne ho trovato alcuna. Noi, non sappiamo più cosa sia l'amor cortese. Tutti tacciono. Tutti mentono. Si innamorano e soffrono. Sbagliano e chiedono perdono. O, semplicemente, tacciono.
Siamo tutti architetti di castelli in aria, avvocati delle cause perse.
Noi che scriviamo, intendo. Siamo come cantanti senza voce. Scriviamo dei sentimenti che traspaiono dalle vite delle persone, dalla nostra, dagli sguardi della gente che torna a casa la sera e dalle foglie che leggiadre cadono a segnare che non si sta più "come d'autunno", ma è ormai inverno.

"Non preoccuparti. Tu non crolli mai."
Magari. Io crollo. Dentro, fuori... io crollo continuamente.
Sono una frana, sapete? Una frana di pensieri che si alternano nella mia testa spettinata. Ma qualcosa che crolla si può sempre ricostruire...
Allora saranno tante le parole che scriverò, forse alcune somiglieranno a quelle che ho già scritto, altre non avranno senso alcuno, altre ancora risulteranno banali. E se saranno troppi, i pensieri, aspetterò che la pioggia porti via questa confusione.
Qualcuno che non rammento una volta mi disse che se dovessi essere una stagione, sarei l'estate. Su questo si sbagliava. Io, sarei l'autunno, poichè anch'io leggera son caduta come le sue foglie. Poi l'inverno mi è passato sopra, ed ora è l'inizio. Sono caduta: una parte di me si è frantumata in mille pezzi e non esiste più. Non era la fine, semplicemente l'inizio di una nuova me.
Lo griderei al mondo se ci riuscissi, ma ho solo una voce d'inchiostro, un pubblico di bianca cellulosa e le urla dentro i miei pensieri.
"...e per struccarti useranno delle nuvole cariche di pioggia, adesso che sei forte, che se piangi ti si arrugginiscono le lacrime."
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