Parlo di cose a caso, scrivendo a testa in giù, scrittura
mista su lenzuola bianche, sconvolta dal sangue che scorre al contrario. Mentre
ora, penna alla mano, fuggono anche i mostri sotto al letto incrociando lo
sguardo traslucido da cui traspare ciò che riesco a nascondere tra le
articolazioni, fin tanto che il sangue non finisce per colare di blu tinto sul
foglio bianco. E il coniglio s’è allontanato, perché non esiste più tempo e non
è più tempo di chiedersi quante volte io abbia inserito delle parole irrisorie
nei miei scritti, solamente per compiacere il ritmo e nascondere i reali
pensieri.
Ma stanotte no, stanotte non dormo, mentre Alice mi osserva
con gli occhi spalancati dalla sedia sulla quale è costretta, mentre perdo il
filo, che tanto è novembre tutto l’anno. Scrivo, perché impulsi del genere
esistono a prescindere, anche se non son certo i benvenuti, anche se somigliano
alla parte di me dentro lei e da lei odiata, stimoli così cruenti non se ne
vanno, ma rimangono immutati come dei moderni ritratti di un Dorian Gray nostro
alter ego: scrittura, musica, pittura, non ha importanza alcuna. Ognuno di noi
possiede un’ombra, e il più delle volte è proprio da essa che si generano paure
e splendori. Ipnosi o psicosi, che differenza fa? Qual è il confine tra reale e
non? Censura.

Ipnosi, psicosi la differenza sta in quanto stretto si lega
se stessi ad una sedia. Non era abbastanza.