sabato 2 agosto 2014

Senza titolo (...mentre Alice mi osserva con gli occhi spalancati.)

Parlo di cose a caso, scrivendo a testa in giù, scrittura mista su lenzuola bianche, sconvolta dal sangue che scorre al contrario. Mentre ora, penna alla mano, fuggono anche i mostri sotto al letto incrociando lo sguardo traslucido da cui traspare ciò che riesco a nascondere tra le articolazioni, fin tanto che il sangue non finisce per colare di blu tinto sul foglio bianco. E il coniglio s’è allontanato, perché non esiste più tempo e non è più tempo di chiedersi quante volte io abbia inserito delle parole irrisorie nei miei scritti, solamente per compiacere il ritmo e nascondere i reali pensieri.
Ma stanotte no, stanotte non dormo, mentre Alice mi osserva con gli occhi spalancati dalla sedia sulla quale è costretta, mentre perdo il filo, che tanto è novembre tutto l’anno. Scrivo, perché impulsi del genere esistono a prescindere, anche se non son certo i benvenuti, anche se somigliano alla parte di me dentro lei e da lei odiata, stimoli così cruenti non se ne vanno, ma rimangono immutati come dei moderni ritratti di un Dorian Gray nostro alter ego: scrittura, musica, pittura, non ha importanza alcuna. Ognuno di noi possiede un’ombra, e il più delle volte è proprio da essa che si generano paure e splendori. Ipnosi o psicosi, che differenza fa? Qual è il confine tra reale e non? Censura.
Censura di pensieri densi come petrolio che colano entro noi, rendendoci difficile respirare, inspirare, ispirarci. Mentre sappiamo l’eternità essere solo un modo di dire, mentre l’odio o amore che sia, che riuscivo a provare si è da tempo trasformato: gli ho messo una maschera d’ossigeno, ma non so se ce la farà. Ed io avrei così tanto da dover esprimere, ora che finalmente l’altra parte di me mi guarda inerme, zittita da del nastro adesivo. Ho da dire che, talvolta, la dignità di voltare le spalle ed andarsene per la propria strada viene fraintesa con vigliaccheria, che chi questa dignità non possiede ripercorre le proprie orme finché queste non giungeranno nuovamente ad un punto di rottura. Ho da dire che, chi non parla, non autorizza chicchessia a parlare di sé, ma forse lo fa semplicemente perché non ha nulla da dire; oppure è troppo stanco di esprimersi per codici socialmente accettati, quando ciò che ha dentro lo spingerebbe ad impugnare una pistola. Ho da dire che talvolta si guarda lontano buttando via ciò che di prezioso ci circonda per paura di guardare dentro sé. Che i fantasmi del passato tornano a farci compagnia e non vogliamo ammettere quanto alle volte ciò ci faccia piacere. Ho da dire poi che…

Ipnosi, psicosi la differenza sta in quanto stretto si lega se stessi ad una sedia. Non era abbastanza.