Siamo persone strane, noi scrittori, o perlomento, questo è quanto dicono di noi.
Strani perché ognuno di noi ha le sue cicatrici, ha la sua storia. Nonostante queste ferite, però ognuno ha in sé la sua luce propria, odia brillare di sostanza riflessa. Diversi perché ci vuole coraggio a parlare della tempesta che ci imperversa dentro, tanto, la neve, se ne frega.
Eppure non è molto complicato trasformare i propri pensieri in parole se c'è qualcosa, qualcuno il più delle volte che ci dia modo di eseguirla...
Ci piace porre i verbi al posto giusto perché possano causare l'effetto desiderato a chiunque leggesse, eppure, eppure parlando ce ne facciamo ben poca cosa. Abbiamo parole difficili, a voce, noi scrittori.
Fa parte di noi anche l'essere testardi, o eccessivamente dolci, di non essere capaci di tenere un discorso in pubblico e possedere una timidezza così spiccata da non permetterci neppure di provarci. Non siamo gentili noi scrittori: le parole devono ferire a morte. Non siamo capaci di perdonare né perdonarci mai.
Eppure, disprezziamo la parola "mai" come chi si crede cinico quando invece è solo deluso. Disprezziamo il mai e amiamo tanto da sposare il "per sempre", salvo renderci poi conto che il primo ci resta accanto e dal secondo divorziamo qualche frase più in là.
Il per sempre lo amiamo senza saperne godere, come un maglione troppo grande per noi che ci rende agli occhi degli altri ancora più particolari. Abbiamo freddo, perché anche gli scrittori hanno il bisogno estremo di qualcuno che gli stia accanto, che finché quel maglione calza largo lo si può indossare in due.
E ancora ci ritroviamo a chiederci se esista qualcosa capace di perdurare all'infinito.
Risposta non c'é. Forse il mio infinito sei tu, forse noi scrittori sappiamo solo scrivere e camminare sentendoci persi nel bianco di questa neve che cade e non si cura di niente e nessuno, nel bianco di un foglio da riempire, tra le pagine di un libro consumato.
Di una cosa, però, sono certa: tu sei il mio inizio, quello che mi spinge a scrivere ciò che sento. Che mi ha fatto capire di non volere più vedere, né fare filosofia su cosa siano i sentimenti, ma solo sentire.
È questo il segreto di noi scrittori: non risulta difficile la trasformazione di pensieri in parole se c'é chi ci da modo di eseguirla. Il mio, sei tu.
giovedì 29 novembre 2012
lunedì 26 novembre 2012
Non vi vedo. (Mentre io splendo, voi vi spegnete).
Ho parole mai
dette, dolori assimilati e rabbia indigesta, datemi la voce che le grido, o
meglio, una penna che scrivo e credo sia meglio così.
Lasciamo che i graffi possano bruciare, che se si disinfettano, poi, lo fanno ancora di più. E brucia, brucia ancora questa rabbia assimilata; quella rabbia che mi spingeva a non comprendere più con che parole volevo descrivere quel disordine interno, poiché, dalla penna, uscivano solo urla. Avevo tanta energia da non chiudere occhio la notte e lasciare cadere lacrime salate su chi se ne è, ed era andato.
Ma, ora, ora ho tanta energia che potresti fare a pezzi il mio mondo ed io, lo ricostruirei. Perché, se in questo momento quelle persone mi guardassero negli occhi, tremerebbero. Lo farebbero come recita quella canzone: perché “amare non è un privilegio, ma solo abilità: è ridere di ogni problema, mentre chi odia trema.” Tremate. Tremate perché ora so, vi ringrazio delle pugnalate alle spalle e dello sciacallaggio, ora so che sono abbastanza da meritare di più, da non meritare di sentirmi così. Io, mi merito qualcuno che resti.
Qualcuno che resti nonostante quei momenti in cui ho lo stomaco chiuso e il cuore gelido, quando ho paura di non sentire più niente: nessuna emozione né battito accelerato. Ma, spiegarlo a loro è un discorso inutile, adatto solo a chi riflette e mette in ordine i pensieri e la sua vita: non lo capiterebbero mai. E, allora, riordiniamoli, questi pensieri: dall’ultimo al primo, dal primo che trovo fino a quello che sento essere l’ultimo.
Di, errori, è vero, ne ho fatti tanti, ma nessuno è sbagliato: sbagliate, invece sono le azioni fatte in mala fede, chi si accaparra in modo meschino qualcosa che prima ti apparteneva ed occupava un posto dentro te. La sincerità no: non può mai essere errata la sincerità. Sbagliato è regalare rose senza il cuore che batte, illudersi di qualcosa che non sboccerà mai. Povera gente, mi fa quasi pena. Io, io vado fiera delle mie spine. Troppe persone sono come le rose rosse senza spine, senza la capacità di opporsi mai e, così, perdono parte della loro bellezza: chi vorrebbe una rosa priva del suo dono?
Io, ho sempre sorriso: quelle persone non meritano neppure che io mi sforzi di togliergli la parola o sprecare energie per contrastare le loro meschine azioni. Io, come ho già detto, ho bisogno di qualcuno che resti, e se quel qualcuno si lascerà soggiogare, allora, preferisco mille volte perderlo piuttosto che vivere con Giuda al mio fianco. Ho sempre il sorriso. Ho sempre sorriso anche se dentro muoio.
Poi tu, sai, non sarò mai la ragazza capace di farti dimenticare i problemi del mondo. Io, al massimo, ora come ora sarei solamente capace di metterti le braccia al collo e crollare, e mi dispiace di non avere lacrime di cristallo ed amare la pioggia. Però non importa, ora stiamo bene, stai bene, sto più o meno bene e va tutto bene così. Forse era questo l’amore che desideravo da qualcuno capace di restare, senza nemmeno rendermi conto dell’immensità che mi ha creato dentro.
Forse questa giornata è iniziata male, e mi fa pensare ai miei incubi notturni che non mi fanno riposare, forse oggi piove e il sole non si vedrà.
Ma, voi,
sappiate che io, la pioggia, la amo. E ho tutta l’energia del mondo anche se
sono giorni che gli incubi non mi mollano, perché finite le lacrime rimangono
le urla, finite le urla ci si può solo rialzare. Oggi è diverso, oggi non muoio
più. Oggi non piango e non chiedo nemmeno vendetta: niente paura, ci pensa la
vita, mi han detto così.
E, mentre io splendo, voi dove siete? Non vi vedo. Mentre io splendo, voi vi spegnete.
Lasciamo che i graffi possano bruciare, che se si disinfettano, poi, lo fanno ancora di più. E brucia, brucia ancora questa rabbia assimilata; quella rabbia che mi spingeva a non comprendere più con che parole volevo descrivere quel disordine interno, poiché, dalla penna, uscivano solo urla. Avevo tanta energia da non chiudere occhio la notte e lasciare cadere lacrime salate su chi se ne è, ed era andato.
Ma, ora, ora ho tanta energia che potresti fare a pezzi il mio mondo ed io, lo ricostruirei. Perché, se in questo momento quelle persone mi guardassero negli occhi, tremerebbero. Lo farebbero come recita quella canzone: perché “amare non è un privilegio, ma solo abilità: è ridere di ogni problema, mentre chi odia trema.” Tremate. Tremate perché ora so, vi ringrazio delle pugnalate alle spalle e dello sciacallaggio, ora so che sono abbastanza da meritare di più, da non meritare di sentirmi così. Io, mi merito qualcuno che resti.
Qualcuno che resti nonostante quei momenti in cui ho lo stomaco chiuso e il cuore gelido, quando ho paura di non sentire più niente: nessuna emozione né battito accelerato. Ma, spiegarlo a loro è un discorso inutile, adatto solo a chi riflette e mette in ordine i pensieri e la sua vita: non lo capiterebbero mai. E, allora, riordiniamoli, questi pensieri: dall’ultimo al primo, dal primo che trovo fino a quello che sento essere l’ultimo.
Di, errori, è vero, ne ho fatti tanti, ma nessuno è sbagliato: sbagliate, invece sono le azioni fatte in mala fede, chi si accaparra in modo meschino qualcosa che prima ti apparteneva ed occupava un posto dentro te. La sincerità no: non può mai essere errata la sincerità. Sbagliato è regalare rose senza il cuore che batte, illudersi di qualcosa che non sboccerà mai. Povera gente, mi fa quasi pena. Io, io vado fiera delle mie spine. Troppe persone sono come le rose rosse senza spine, senza la capacità di opporsi mai e, così, perdono parte della loro bellezza: chi vorrebbe una rosa priva del suo dono?
Io, ho sempre sorriso: quelle persone non meritano neppure che io mi sforzi di togliergli la parola o sprecare energie per contrastare le loro meschine azioni. Io, come ho già detto, ho bisogno di qualcuno che resti, e se quel qualcuno si lascerà soggiogare, allora, preferisco mille volte perderlo piuttosto che vivere con Giuda al mio fianco. Ho sempre il sorriso. Ho sempre sorriso anche se dentro muoio.
Poi tu, sai, non sarò mai la ragazza capace di farti dimenticare i problemi del mondo. Io, al massimo, ora come ora sarei solamente capace di metterti le braccia al collo e crollare, e mi dispiace di non avere lacrime di cristallo ed amare la pioggia. Però non importa, ora stiamo bene, stai bene, sto più o meno bene e va tutto bene così. Forse era questo l’amore che desideravo da qualcuno capace di restare, senza nemmeno rendermi conto dell’immensità che mi ha creato dentro.
Forse questa giornata è iniziata male, e mi fa pensare ai miei incubi notturni che non mi fanno riposare, forse oggi piove e il sole non si vedrà.

E, mentre io splendo, voi dove siete? Non vi vedo. Mentre io splendo, voi vi spegnete.
martedì 13 novembre 2012
E le macerie dopo la bufera (mi abituerò)
Ho imparato che è meglio lasciare scaricare i fulmini a terra, prima di riaprire l'ombrello.
Ho sempre tentato di tenere lontana la tempesta. Sempre ci sono riuscita, finché la sua grandezza non cominciava a sovrastarmi, finché le mie mani riuscivano ancora a contenere nuvole e l'inchiostro sul foglio non sbiadiva sotto le goccie salate dei miei occhi.
Ora? Trovo sia così tragicomica questa vita che riesce a mutare totalmente nel giro di quasi un anno: strade, palazzi, vicoli cieci, amicizie, sguardi e parole ammutolite... cambia tutto, cambiamo anche noi. Il fatto è che ogni finale è anche un principio, solo che, quando sopraggiunge, lo si ignora. Il fatto è che, se riuscissi a descrivere a parole quello che provo, non sarebbe più un'emozione.
Cambiamo e non sappiamo cosa fare, ritornare indietro o vivere quello che sta accadendo? Peggio, forse meglio, chi può dirlo? Neppure questo sole che non si fa vedere da giorni eppure c'è, eppure è lì per quando ne avrai bisogno. Lui è lì. Non finge, lui c'è e basta.
Sto solamente cercando di fare ordine: mettere da parte i problemi e le discussioni a senso unico, quello che è rimasto a deperire in noi, promesse non mantenute ed aspettative deluse, paure e illusioni, sapori amari e scarse speranze riflesse nei frammenti dei miei occhi che ora come ora sono grigi come il cielo di novembre. "Non puoi pretendere la profondità da una pozzanghera."
Vero.
Ricordatelo, impara a cavartela da sola, che quando sarai al buio giocheranno tutti a nascondino... e non dovrai ritrovarti mai più a sussurrare nell'oscurità: "Dove sei?"
"Vattelo a prendere." Mi hanno sempre risposto, mi sono sempre lasciata convincere, ma ora mi chiedo: "Tu, sei mai tornato a prendermi?"
Forse non cadrà la pioggia ma la nebbia di questa città. Ci sarà nebbia ed io non ti vedrò.
C'è stata la nebbia, la tempesta, e tu non mi hai cercato. Forse perché ci siamo persi in essa, con essa.
E allora, ritornano, ritornano quei momenti dove devi solo scappare, come recita quella canzone, coprire il tuo amore, ma non nasconderlo sotto il mantello. Passerà qualcuno un giorno, qualcuno che valga la pena e debba vederlo?
Arriva quel momento dove hai bisogno di non dare più ordini né chiedere più nulla a nessuno, dimenticarti di responsabilità e compiti, avere tutto da imparare e nulla a cui pensare.
E vorresti essere appensantita solo dai libri e non dai pensieri.¨
E, un giorno, non ci sarò neppure io. E forse un giorno non ci sarò quando piangerai, perché tu non ti sei accorto mai, non hai mai badato ai miei silenzi.
Scusa se non ti vedrò. Scusa se non mi riconoscerai, tanto neppure pochi giorni fa mi hai conosciuto.
Ma, gli occhi, sono sempre quelli, anche se ora sono forse più profondi, umidi certo, ma non vuoti. Vuoti mai, perché ho ancora la forza per rialzarmi mille volte e più. Non ho bisogno di nessuno, io, perché quando sono caduta nessuno mi ha mai tirato su da terra, pulito le ginocchia e medicato le mani.
E il sole non si vede ancora, ma da domani mi scalderà nuovamente. E tu, lasciami splendere, che dell'apparenza, a questo punto potrei fare senza...
è di sostanza che non so se ne ho abbastanza.
Ho sempre tentato di tenere lontana la tempesta. Sempre ci sono riuscita, finché la sua grandezza non cominciava a sovrastarmi, finché le mie mani riuscivano ancora a contenere nuvole e l'inchiostro sul foglio non sbiadiva sotto le goccie salate dei miei occhi.
Ora? Trovo sia così tragicomica questa vita che riesce a mutare totalmente nel giro di quasi un anno: strade, palazzi, vicoli cieci, amicizie, sguardi e parole ammutolite... cambia tutto, cambiamo anche noi. Il fatto è che ogni finale è anche un principio, solo che, quando sopraggiunge, lo si ignora. Il fatto è che, se riuscissi a descrivere a parole quello che provo, non sarebbe più un'emozione.
Cambiamo e non sappiamo cosa fare, ritornare indietro o vivere quello che sta accadendo? Peggio, forse meglio, chi può dirlo? Neppure questo sole che non si fa vedere da giorni eppure c'è, eppure è lì per quando ne avrai bisogno. Lui è lì. Non finge, lui c'è e basta.
Sto solamente cercando di fare ordine: mettere da parte i problemi e le discussioni a senso unico, quello che è rimasto a deperire in noi, promesse non mantenute ed aspettative deluse, paure e illusioni, sapori amari e scarse speranze riflesse nei frammenti dei miei occhi che ora come ora sono grigi come il cielo di novembre. "Non puoi pretendere la profondità da una pozzanghera."
Vero.
Ricordatelo, impara a cavartela da sola, che quando sarai al buio giocheranno tutti a nascondino... e non dovrai ritrovarti mai più a sussurrare nell'oscurità: "Dove sei?"
"Vattelo a prendere." Mi hanno sempre risposto, mi sono sempre lasciata convincere, ma ora mi chiedo: "Tu, sei mai tornato a prendermi?"
Forse non cadrà la pioggia ma la nebbia di questa città. Ci sarà nebbia ed io non ti vedrò.
C'è stata la nebbia, la tempesta, e tu non mi hai cercato. Forse perché ci siamo persi in essa, con essa.
E allora, ritornano, ritornano quei momenti dove devi solo scappare, come recita quella canzone, coprire il tuo amore, ma non nasconderlo sotto il mantello. Passerà qualcuno un giorno, qualcuno che valga la pena e debba vederlo?
Arriva quel momento dove hai bisogno di non dare più ordini né chiedere più nulla a nessuno, dimenticarti di responsabilità e compiti, avere tutto da imparare e nulla a cui pensare.
E vorresti essere appensantita solo dai libri e non dai pensieri.¨
E, un giorno, non ci sarò neppure io. E forse un giorno non ci sarò quando piangerai, perché tu non ti sei accorto mai, non hai mai badato ai miei silenzi.
Scusa se non ti vedrò. Scusa se non mi riconoscerai, tanto neppure pochi giorni fa mi hai conosciuto.
Ma, gli occhi, sono sempre quelli, anche se ora sono forse più profondi, umidi certo, ma non vuoti. Vuoti mai, perché ho ancora la forza per rialzarmi mille volte e più. Non ho bisogno di nessuno, io, perché quando sono caduta nessuno mi ha mai tirato su da terra, pulito le ginocchia e medicato le mani.
E il sole non si vede ancora, ma da domani mi scalderà nuovamente. E tu, lasciami splendere, che dell'apparenza, a questo punto potrei fare senza...
è di sostanza che non so se ne ho abbastanza.
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