martedì 13 novembre 2012

E le macerie dopo la bufera (mi abituerò)

Ho imparato che è meglio lasciare scaricare i fulmini a terra, prima di riaprire l'ombrello.
Ho sempre tentato di tenere lontana la tempesta. Sempre ci sono riuscita, finché la sua grandezza non cominciava a sovrastarmi, finché le mie mani riuscivano ancora a contenere nuvole e l'inchiostro sul foglio non sbiadiva sotto le goccie salate dei miei occhi.
Ora? Trovo sia così tragicomica questa vita che riesce a mutare totalmente nel giro di quasi un anno: strade, palazzi, vicoli cieci, amicizie, sguardi e parole ammutolite... cambia tutto, cambiamo anche noi. Il fatto è che ogni finale è anche un principio, solo che, quando sopraggiunge, lo si ignora. Il fatto è che, se riuscissi a descrivere a parole quello che provo, non sarebbe più un'emozione.
Cambiamo e non sappiamo cosa fare, ritornare indietro o vivere quello che sta accadendo? Peggio, forse meglio, chi può dirlo? Neppure questo sole che non si fa vedere da giorni eppure c'è, eppure è lì per quando ne avrai bisogno. Lui è lì. Non finge, lui c'è e basta.
Sto solamente cercando di fare ordine: mettere da parte i problemi e le discussioni a senso unico, quello che è rimasto a deperire in noi, promesse non mantenute ed aspettative deluse, paure e illusioni, sapori amari e scarse speranze riflesse nei frammenti dei miei occhi che ora come ora sono grigi come il cielo di novembre. "Non puoi pretendere la profondità da una pozzanghera."
Vero.
Ricordatelo, impara a cavartela da sola, che quando sarai al buio giocheranno tutti a nascondino... e non dovrai ritrovarti mai più a sussurrare nell'oscurità: "Dove sei?"
"Vattelo a prendere." Mi hanno sempre risposto, mi sono sempre lasciata convincere, ma ora mi chiedo: "Tu, sei mai tornato a prendermi?"
Forse non cadrà la pioggia ma la nebbia di questa città. Ci sarà nebbia ed io non ti vedrò.
C'è stata la nebbia, la tempesta, e tu non mi hai cercato. Forse perché ci siamo persi in essa, con essa.

E allora, ritornano, ritornano quei momenti dove devi solo scappare, come recita quella canzone, coprire il tuo amore, ma non nasconderlo sotto il mantello. Passerà qualcuno un giorno, qualcuno che valga la pena e debba vederlo?
Arriva quel momento dove hai bisogno di non dare più ordini né chiedere più nulla a nessuno, dimenticarti di responsabilità e compiti, avere tutto da imparare e nulla a cui pensare.
E vorresti essere appensantita solo dai libri e non dai pensieri.¨

E, un giorno, non ci sarò neppure io. E forse un giorno non ci sarò quando piangerai, perché tu non ti sei accorto mai, non hai mai badato ai miei silenzi.
Scusa se non ti vedrò. Scusa se non mi riconoscerai, tanto neppure pochi giorni fa mi hai conosciuto.

Ma, gli occhi, sono sempre quelli, anche se ora sono forse più profondi, umidi certo, ma non vuoti. Vuoti mai, perché ho ancora la forza per rialzarmi mille volte e più. Non ho bisogno di nessuno, io, perché quando sono caduta nessuno mi ha mai tirato su da terra, pulito le ginocchia e medicato le mani.
E il sole non si vede ancora, ma da domani mi scalderà nuovamente. E tu, lasciami splendere, che dell'apparenza, a questo punto potrei fare senza...
è di sostanza che non so se ne ho abbastanza.

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