Siamo persone strane, noi scrittori, o perlomento, questo è quanto dicono di noi.
Strani perché ognuno di noi ha le sue cicatrici, ha la sua storia. Nonostante queste ferite, però ognuno ha in sé la sua luce propria, odia brillare di sostanza riflessa. Diversi perché ci vuole coraggio a parlare della tempesta che ci imperversa dentro, tanto, la neve, se ne frega.
Eppure non è molto complicato trasformare i propri pensieri in parole se c'è qualcosa, qualcuno il più delle volte che ci dia modo di eseguirla...
Ci piace porre i verbi al posto giusto perché possano causare l'effetto desiderato a chiunque leggesse, eppure, eppure parlando ce ne facciamo ben poca cosa. Abbiamo parole difficili, a voce, noi scrittori.
Fa parte di noi anche l'essere testardi, o eccessivamente dolci, di non essere capaci di tenere un discorso in pubblico e possedere una timidezza così spiccata da non permetterci neppure di provarci. Non siamo gentili noi scrittori: le parole devono ferire a morte. Non siamo capaci di perdonare né perdonarci mai.
Eppure, disprezziamo la parola "mai" come chi si crede cinico quando invece è solo deluso. Disprezziamo il mai e amiamo tanto da sposare il "per sempre", salvo renderci poi conto che il primo ci resta accanto e dal secondo divorziamo qualche frase più in là.
Il per sempre lo amiamo senza saperne godere, come un maglione troppo grande per noi che ci rende agli occhi degli altri ancora più particolari. Abbiamo freddo, perché anche gli scrittori hanno il bisogno estremo di qualcuno che gli stia accanto, che finché quel maglione calza largo lo si può indossare in due.
E ancora ci ritroviamo a chiederci se esista qualcosa capace di perdurare all'infinito.
Risposta non c'é. Forse il mio infinito sei tu, forse noi scrittori sappiamo solo scrivere e camminare sentendoci persi nel bianco di questa neve che cade e non si cura di niente e nessuno, nel bianco di un foglio da riempire, tra le pagine di un libro consumato.
Di una cosa, però, sono certa: tu sei il mio inizio, quello che mi spinge a scrivere ciò che sento. Che mi ha fatto capire di non volere più vedere, né fare filosofia su cosa siano i sentimenti, ma solo sentire.
È questo il segreto di noi scrittori: non risulta difficile la trasformazione di pensieri in parole se c'é chi ci da modo di eseguirla. Il mio, sei tu.
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