sabato 19 aprile 2014

Qui non ci sono cadaveri sotto al letto.

Mi hanno vista tornare trascinandomi dietro una borsa piena di vestiti messi alla rinfusa, libri e quattro moleskine stropicciati. Sono arrivata due giorni fa, senza ombrello nonostante la meteo prevedeva pioggie acide causate dalle nostre emozioni poco biodegradabili. E, magari, un giorno di questi, qualche ambientalista verrà sotto la mia finestra a manifestare contro il mio cuore inquinante, mentre mi affaccerò speranzosa, per poi tornare a sdraiarmi sul letto a scriverti del nostro giocare a fare gli indifferenti. Un gioco a cui non si può vincere mai, che non so neppure fare, poiché non so come si può giocare ad un gioco in cui devi fingere… Sembra il testo di una canzone di Vasco Brondi… 
Mentre qui ancora piove, ed è partita quella canzone nelle cuffie, senza sapere dove potrà atterrare. Mentre io scambierei volentieri qualche mio organo vitale per due o tre poesie indecifrabili, perché tutto ciò che provo a scrivere risulta essere ben lontano dalla lirica, e perché sai anche tu quanto pericoloso sia lasciar correre una penna quando non si sa dove andare a sbattere. 
Mentre c’è chi ancora non capisce, chi ha detto che ho fatto dei bei casini e distratta distruggo ogni cosa. 
Mentre ancora credo che nessuna canzone dovrebbe provare a dare all’amore un senso, nonostante proprio quel motivo continui a risuonarmi in testa e io lascio che lo faccia ancora, un’ultima volta che si ripeterà all’infinito.
Qui non ci sono cadaveri sotto al letto e, devo confessare che un po’ mi mancano. E non lo fanno solo loro. 
Mentre ancora faccio giri di parole mostruosi per evitare di porre l’accento su quelle parole che fatico a dire e, nel frattempo, esco senza ombrello e brindo a questo magnifico essere senza senso. Così, torna a martellarmi in testa quella domanda sul fatto che, qualora tutto fosse realmente privo di senso, come te li potresti spiegare questi papaveri che, ciononostante, crescono prepotenti sul ciglio della strada ? Allora ti chiedo, dove sia poi questa guerra da combattere ad armi impari contro la crudeltà dei sentimenti e del sentire ? Forse è dentro di noi, forse in nessun posto. Forse è finita da anni ma nessuno se n’è accorto perché hanno svenduto la bandiera bianca, forse è solo l’eco delle gocce di pioggia sul tetto, forse la guerra non esiste.
Ed io, sapevo fin dal principio che avrei finito per perdermi tra le lettere, andar fuori di testa e non capire niente.
E ancora cerco di convincermi che le distanze sono una cosa bellissima. E lo sono, di sicuro, ma vaffanculo. E ancora distanza, tra i miei pensieri e la penna, tra le mie parole taciute e quello che dico al resto del mondo. Ancora distanza, tra le gocce di pioggia e le mie parole che diventano anidride carbonica e si disperdono nella notte.

… Stammi a trecentocinquantacinque chilometri di distanza e corrimi addosso. A tre ore e tre quarti di macchina o cinquanta franchi di treno. Ma corrimi addosso.

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