venerdì 18 aprile 2014

"Mentre il cuore domanda: cos'è che manca?" (Poter dire tutto, facendo finta di niente.)

Vorrei riuscire a tornare a scrivere in modo semplice, lineare ed essenziale. Ma, ogni qualvolta io ci provi, il foglio non fa che riempirsi di frasi e pensieri sparsi, senza alcun legame tra di loro.
Tempo fa mi fu detto di provare a buttare fuori tutto a caso. Come se nessuno leggesse, ma cosciente tuttavia che qualcuno lo avrebbe fatto. E solo allora, lo scrivere sarebbe divenuto cosa reale e non un semplice grido al vento, grazie a quella presenza invisibile. Ma, al contempo, mi sarei liberata da qualsiasi paura di venir giudicata. Uno sfogo, un urlo rivolto a qualcuno ci cui avevo bisogno. Ho perso il conto dei giorni, da quelle parole, da quando ciò di cui avevo bisogno maggiormente era il fatto di poter urlare e non urlare di qualcuno. Oggi ? Mi ritrovo qui, a provare a scrivere chiedendomi se io faccia bene, dal momento che la questione che più mi preme è se io venga ascoltata anche quando sto zitta…

Sono nuovamente seduta alla finestra più alta di questa casa, guardo il cielo e mi accorgo di riuscire a veder meglio da questo buio quei puntini luccicanti che splendono anche nella polvere della mia stanza in disordine. Mi piace questa finestra spalancata sulla notte della primavera in arrivo. Mi piace l’amore quando ubriaca. Mentre provo a vivere con i miei difetti, con la musica sempre troppo alta per chi mi sta accanto, impilando a caso libri sul comodino e aggiungendo così dell'altra vacillante instabilità al mio equilibrio precario.
Ma va tutto bene.
Ho un qualche pensiero triste e due o tre sereni, mentre realizzo che sarebbe una grande cosa poter ottenere un abbonamento per il collegamento telepatico. Così potrei dire tutto pur facendo finta di niente. E magari riuscirei anche a scrivere una lettera in modo semplice, poiché scrivere è l’unico modo di aspettare senza farsi del male… cosa potrei dire ? Che qui, nonostante sia « un giorno scuro » e le mancanze si facciano fortemente sentire, io riesco a vedere davanti a me questa strada che sembra la notte intera… Ma forse qui il tempo si è realmente fermato, sono sempre le quattro del pomeriggio, e forse è solo l’orizzonte e non c’è quindi nulla da temere. Scriverei poi che desidero fortemente ricevere una telefonata notturna che mi svegli dalla mia stessa insonnia fino a farmi cadere in un sonno profondo, lasciando la conversazione aperta sul cuscino. Che non ho mai conosciuto persone in grado di sapere esattamente come prendermi anche quando non possono toccarmi. Che non sono per nulla sicura di quello che non sto facendo, ma potrei porre la stessa domanda se solo il coraggio non finisse qui : sul foglio bianco che mi accorgo aver riempito senza far inutili previsioni o piani, mentre ancora mi chiedo se esista realmente, tra un respiro e l’altro, il luogo dell’assenza e, « mentre il cuore domanda : cos’è che manca ? »

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