Vorrei riuscire a tornare a scrivere in modo
semplice, lineare ed essenziale. Ma, ogni qualvolta io ci provi, il foglio non
fa che riempirsi di frasi e pensieri sparsi, senza alcun legame tra di loro.
Tempo fa mi fu detto di provare a buttare fuori tutto a caso. Come se nessuno
leggesse, ma cosciente tuttavia che qualcuno lo avrebbe fatto. E solo allora, lo
scrivere sarebbe divenuto cosa reale e non un semplice grido al vento, grazie a quella presenza invisibile. Ma, al contempo, mi sarei liberata da qualsiasi
paura di venir giudicata. Uno sfogo, un urlo rivolto a qualcuno ci cui avevo
bisogno. Ho perso il conto dei giorni, da quelle parole, da quando ciò di cui
avevo bisogno maggiormente era il fatto di poter urlare e non urlare di
qualcuno. Oggi ? Mi ritrovo qui, a provare a scrivere chiedendomi se io
faccia bene, dal momento che la questione che più mi preme è se io venga
ascoltata anche quando sto zitta…
Sono nuovamente seduta alla finestra più alta
di questa casa, guardo il cielo e mi accorgo di riuscire a veder meglio da
questo buio quei puntini luccicanti che splendono anche nella polvere della mia
stanza in disordine. Mi piace questa finestra spalancata sulla notte della
primavera in arrivo. Mi piace l’amore quando ubriaca. Mentre provo a vivere con
i miei difetti, con la musica sempre troppo alta per chi mi sta accanto,
impilando a caso libri sul comodino e aggiungendo così dell'altra vacillante
instabilità al mio equilibrio precario.
Ma va tutto bene.

Nessun commento:
Posta un commento