martedì 25 marzo 2014

Dovremmo essere infiniti.

Se non ho più scritto, non è perché ho imparato a battermi sul ring… "La gente crede che uno scriva perché non sa tirare di boxe e non ha fegato. Perché ogni scrittore è un potenziale assassino o serial killer, che non è capace di fare del male ad una mosca." Ricordate?
Non ho più scritto semplicemente perché sono stata troppo impegnata a "cercare di partecipare".
Il fatto è che, alle volte, la vita gira in un modo che lascia senza fiato e non c'è più nulla da dire se non che dovremmo tenere constantemente a mente di essere infiniti. Dovremmo essere infiniti perché dentro di noi, come nelle parentesi tonde, si può scrivere di tutto. Le persone, sono come i libri, vero: hanno tanto da raccontare. Ma vi differiscono per i capitoli che, nei primi sono opere complete, mentre ognuno di noi ha un oceano dentro sé.
Bisogna quindi scrivere non per catarsi, non perché gli altri leggano, o qualsiasi altro motivo vogliate tirare in gioco. A queste scuse, gli scrittori, si sono sempre opposti. Se si sono opposti, è forse perché hanno compreso che gli opposti si attraggono… ma, questa, è un'altra faccenda. Principalmente, l'hanno fatto perché consapevoli che bisognerebbe innazitutto scrivere per necessità. Scrivere poesie, racconti, canzoni, su diari, Moleskine, muri, post-it: poco importa.
Bisogna scrivere perché si arriva ad un punto dove è indispensabile dire quello che ci cresce dentro. Perché ora ho compreso che no, non ci si salverà unicamente disprezzando la realtà. Perché si arriva ad un punto di fusione dove i pensieri e le emozioni cambiano stato d'aggregazione, e la miglior cura resta solo la pazzia, la penna ed il foglio.

Se non ho più scritto, è perché sono consapevole che non bisognerebbe mai trascinare qualcuno dentro le proprie parole, poiché significherebbe portarlo a correre con noi in un campo minato, sperando di non esplodere. Perché le parole sono pericolose in sé già per il semplice fatto che risulta impossibile annullare quelle parentesi tonde. Impossibile, a meno che la somma di tutte le cifre in esse contenute non dia zero. Ma, dal momento che le emozioni così come le parole, si moltiplicano, i risultati nulli non sono contemplati.
Poi, chi sarebbe disposto a lasciarsi trascinare? Colui che potrebbe seguire una scrittrice dovrebbe essere pazzo, oppure aver posizionato di persona le mine.
Se scrivo solo ora, è perché ho trovato risposta ad entrambe le condizioni. Alla prima clausola, è fin troppo facile ribattere tirando in causa stelle e caos, nevvero? In quando alla seconda, basterebbe ritrovare in mezzo al caos stesso la cartina per muoversi tra le mine inesplose.
Se pur tornando a scrivere non riesco tuttavia ad esprimermi, è perché,
se potessi descrivere a parole ciò che provo, non sarebbe più un'emozione.

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