Trovatevi qualcuno che per voi sia più di una persona, più di un'amicizia, più di tutto. Che sia quasi un'idea, come jonathan Livingstone avete presente? Il gabbiano.
Però non lasciate che sia inconsistente, fate in modo che sia pure vera e che arrivi tardi agli appuntamenti proprio come voi e si metta il maglione o la sciarpa anche in giugno...
E ricordate il Piccolo principe: "Se vuoi un amico, addomesticalo."
"Cosa bisogna fare?" aveva chiesto il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", aveva risposto la volpe.
"All'inizio ti siederai un po' distante da me, così, tra l'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio, e tu non dirai niente. Le parole sono fonte di malintesi. Ma giorno dopo giorno, potrai venire a sederti un po' più vicino..."
Ma siate pur sempre consapevoli che se con qualcuno ci state veramente bene, dev'essere difficile trovare uno che vi faccia una foto senza rovinare tutto spiegandovi che non state sorridendo abbastanza... Bisogna avere molta cautela con chi è felice.
Non curatevi del pensiero altrui. Siate sempre ciò che volete essere. E, anche se vi mancherà coraggio, pazienza.
"Ci pensa la vita, m'han detto così..."
Fate che sia qualcuno che non vada via e vi sti accanto anche quando avete perso tutta la vita che è in voi: che sia in grado di vedervi realmente, oltre ai muri che troppe volte si ereggono per nascondere ciò di più prezioso che si possiede. Che si opponga, a quella ricetta che troppe persone adottano per salvarsi l'esistenza: il non conoscere sentimenti per non soffrire. Consumateli fino all'ultima briciola, invece, i sentimenti; perchè bisogna combatterlo questo mondo.
Fate in modo che sia la cosa che vi tenga insieme dall'interno quando tutto il resto cade a pezzi. Che sia in grado d'inventare favole a lieto fine per farvi addormentare e non se ne vada allo scadere della notte...
Che non ami ciò che scrivete, ma che se proprio dovrà amare, amerà voi.
giovedì 27 gennaio 2011
mercoledì 26 gennaio 2011
Questo sentimento non sarà oggetto di grida.
Vi scrivo di ciò perchè vive in me, nuota nelle mie arterie, soffia sul mio petto: non conosce ragioni, non ammette imposizioni.
Io non so chi si diverta a giocare coi nostri destini, ma chiunque sia possiede indubbiamente uno spiccato senso dell'umorismo ed una buona dose di ciniscmo, nevvero?
Siamo esseri ostinatamente convinti della nostra razionalità. Eppure, capita che la nostra opinione muti come il vento. Il nostro sguardo cambia, succede così. Succede che un giorno i libri, le parole delle canzoni, la tazza sulla scrivania, le penne sparse sul pavimento, la sciarpa sulla sedia cambino colore. Certo, rimarranno pur sempre integri nella loro natura libri, canzoni, tazza, penne e sciarpa, ma con qualcosa in più. Con una sfumatura suggeritaci da ciò che abbiamo in eccesso. Ricordate? Il cuore è una spugna.
Accade che le nostre ferree convinzioni crollino sotto il peso di una nuova energia. Da dove provenga non so dire: il cambiamento può esser lento, impercettibile, sicchè un giorno ci rendiamo conto che il nostro sguardo verso qualcuno o qualcosa è mutato. Nulla si crea e nulla si distrugge. Questa energia, semplicemente, è stata da sempre presente in noi: è nata con noi, ha vissuto con noi, si è coricata ogni sera con noi per svegliasi abbracciandoci al mattino. Era solamente una questione di tempo e nutrimento, dopotutto, un albero non può odiare la terra e viceversa.
Sorrido mentre mi contraddico, mentre questa confusione prende lentamente forma e ritorna alla sua natura. Sì, mi contraddico, come disse qualcuno: "Io sono vasto, contengo moltitudini."
Ma questa novità non sarà oggetto di grida. Non mi sentirete urlare nè scrivere oltre. Dal momento che suddetti sentimenti implodono in me ogni giorno.
E allora? Allora basta. Ma dai, ridiamo di questa pazzia. Allora? Che ne dite?
Al mio tre, tutti, anche chi è ferito deve ridere. Non perchè lo obbligo io, ma perchè è fantastico ridere di cuore.
Io non so chi si diverta a giocare coi nostri destini, ma chiunque sia possiede indubbiamente uno spiccato senso dell'umorismo ed una buona dose di ciniscmo, nevvero?
Siamo esseri ostinatamente convinti della nostra razionalità. Eppure, capita che la nostra opinione muti come il vento. Il nostro sguardo cambia, succede così. Succede che un giorno i libri, le parole delle canzoni, la tazza sulla scrivania, le penne sparse sul pavimento, la sciarpa sulla sedia cambino colore. Certo, rimarranno pur sempre integri nella loro natura libri, canzoni, tazza, penne e sciarpa, ma con qualcosa in più. Con una sfumatura suggeritaci da ciò che abbiamo in eccesso. Ricordate? Il cuore è una spugna.
Accade che le nostre ferree convinzioni crollino sotto il peso di una nuova energia. Da dove provenga non so dire: il cambiamento può esser lento, impercettibile, sicchè un giorno ci rendiamo conto che il nostro sguardo verso qualcuno o qualcosa è mutato. Nulla si crea e nulla si distrugge. Questa energia, semplicemente, è stata da sempre presente in noi: è nata con noi, ha vissuto con noi, si è coricata ogni sera con noi per svegliasi abbracciandoci al mattino. Era solamente una questione di tempo e nutrimento, dopotutto, un albero non può odiare la terra e viceversa.
Sorrido mentre mi contraddico, mentre questa confusione prende lentamente forma e ritorna alla sua natura. Sì, mi contraddico, come disse qualcuno: "Io sono vasto, contengo moltitudini."
Ma questa novità non sarà oggetto di grida. Non mi sentirete urlare nè scrivere oltre. Dal momento che suddetti sentimenti implodono in me ogni giorno.
E allora? Allora basta. Ma dai, ridiamo di questa pazzia. Allora? Che ne dite?
Al mio tre, tutti, anche chi è ferito deve ridere. Non perchè lo obbligo io, ma perchè è fantastico ridere di cuore.
martedì 25 gennaio 2011
E sia poesia.
Che volete che sia,
dopo nove ore di scuola...
Solo una poesia.
"Ricordo"
All'angolo di ciò che è stato
ove tempo reo mi amasti,
poi silenzio, senza il suo rumore...
Com' l'"amor ch'a nulla amato"
desta ancor, la memoria, il cuore.
Alis B. 13 Dicembre 2010
dopo nove ore di scuola...
Solo una poesia.
"Ricordo"
All'angolo di ciò che è stato
ove tempo reo mi amasti,
poi silenzio, senza il suo rumore...
Com' l'"amor ch'a nulla amato"
desta ancor, la memoria, il cuore.
Alis B. 13 Dicembre 2010
lunedì 24 gennaio 2011
Confusione ed una tazza di tè
Ho appreso molto riguardo l'essenza che si trova in noi, e del fatto che sia un'entità finita. Perfetta?
Qualche dubbio in merito mi sorge.
E qui mi chiedo, di fronte alla mia tazza di tè: "se essa è già completa perchè necessita della continua ricerca?"
E mi rispondo: "Che rumore fa una pianta che cade in una foresta deserta?" Nessuno, esattamente.
Mi viene in mente una frase di quel film che parlava di utopica fame di libertà e vita reale: "La felicità è tale solo se condivisa." Pienamente daccordo. Verrò al dunque prima che questi pensieri diventino più illeggibili e disordinati di quanto non lo siano già... Cosa voglio dire? Voglio dire che forse ognuno di noi non si ritrova a cercare quanto l'uomo a sempre creduto, ovvero sè stesso: frammenti della sua essenza negli altri, bensì l'esatto contrario, condividere ciò che si possiede. Pensateci, il cuore è come una spugna in tutte le sue molteplici funzioni: quindi, quand'esso è colmo, al fine di poter tornare ad assorbire, deve dare.
Non vi siete mai chiesti se l'accumulo di liquidi porti ad un pianto a dirotto? In fin dei conti io non è che sia così sensibile, semplicemente bevo molto. Ma queste sono scuse.
Il cuore ha pareti fragili, ma elastiche. Egli è piccolo ed ostinato nel suo incessante battare. È l'ultimo ad andarsene quando pure tutto il resto si congela: un'inno alla vita.
Allora, perchè mi porta a questa confusione che mi si affolla in un vortice sopra la testa, che entra nella musica che ascolto, nei pensieri, nei sogni e non se ne va?
Si insinua nella mia anima con l'ostinatezza con cui sovente ci si attacca a ciò che ci fa male: la gente ha timore della felicità; si sente vulnerabile di fronte alla sua realtà, e allora costruisce barriere: eregge muri a regola d'arte. Quasi ad illudersi che servano a preservare quanto più fragile e vero possiede. Peccato che non si pensi mai a ciò che si chiude fuori...
Sto divagando...
È questa confusione che continua ad impazzare. Non che non sappia di cosa sia composta, ma... Come la materia, in fin dei conti, cos'è?
Non lo sapete. Non lo so nemmeno io, ma non importa. Ciò che conta è l'uso che ne facciamo.
Sovrei solo raccogliere le mie scarpe, la mia sincerità, chiarire senza la paura di fare soffrire. Il cuore non conosce ragioni. E continuare a cercare il mio ago nella sabbia. Però so già che non è facile, mentre il vapore della mia tazza ondeggia poi, lentamente, si dissolve nell'aria.
Perchè alla mia bustina di tè abbocca sempre il sogno sbagliato? E mi vien da ridere e riderne.
La risposta già la so. La conosco bene. E in fondo l'ago neppure lo devo cercare.
E la vostra, di risposta, qual'è?
Qualche dubbio in merito mi sorge.
E qui mi chiedo, di fronte alla mia tazza di tè: "se essa è già completa perchè necessita della continua ricerca?"
E mi rispondo: "Che rumore fa una pianta che cade in una foresta deserta?" Nessuno, esattamente.
Mi viene in mente una frase di quel film che parlava di utopica fame di libertà e vita reale: "La felicità è tale solo se condivisa." Pienamente daccordo. Verrò al dunque prima che questi pensieri diventino più illeggibili e disordinati di quanto non lo siano già... Cosa voglio dire? Voglio dire che forse ognuno di noi non si ritrova a cercare quanto l'uomo a sempre creduto, ovvero sè stesso: frammenti della sua essenza negli altri, bensì l'esatto contrario, condividere ciò che si possiede. Pensateci, il cuore è come una spugna in tutte le sue molteplici funzioni: quindi, quand'esso è colmo, al fine di poter tornare ad assorbire, deve dare.
Non vi siete mai chiesti se l'accumulo di liquidi porti ad un pianto a dirotto? In fin dei conti io non è che sia così sensibile, semplicemente bevo molto. Ma queste sono scuse.
Il cuore ha pareti fragili, ma elastiche. Egli è piccolo ed ostinato nel suo incessante battare. È l'ultimo ad andarsene quando pure tutto il resto si congela: un'inno alla vita.
Allora, perchè mi porta a questa confusione che mi si affolla in un vortice sopra la testa, che entra nella musica che ascolto, nei pensieri, nei sogni e non se ne va?
Si insinua nella mia anima con l'ostinatezza con cui sovente ci si attacca a ciò che ci fa male: la gente ha timore della felicità; si sente vulnerabile di fronte alla sua realtà, e allora costruisce barriere: eregge muri a regola d'arte. Quasi ad illudersi che servano a preservare quanto più fragile e vero possiede. Peccato che non si pensi mai a ciò che si chiude fuori...
Sto divagando...
È questa confusione che continua ad impazzare. Non che non sappia di cosa sia composta, ma... Come la materia, in fin dei conti, cos'è?
Non lo sapete. Non lo so nemmeno io, ma non importa. Ciò che conta è l'uso che ne facciamo.
Sovrei solo raccogliere le mie scarpe, la mia sincerità, chiarire senza la paura di fare soffrire. Il cuore non conosce ragioni. E continuare a cercare il mio ago nella sabbia. Però so già che non è facile, mentre il vapore della mia tazza ondeggia poi, lentamente, si dissolve nell'aria.
Perchè alla mia bustina di tè abbocca sempre il sogno sbagliato? E mi vien da ridere e riderne.
La risposta già la so. La conosco bene. E in fondo l'ago neppure lo devo cercare.
E la vostra, di risposta, qual'è?
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