giovedì 19 dicembre 2013

Forse, dal dolore, guarire si può. (Ricominciamo da qui.)


Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Eppure, sto un po’ meglio, pur senza capire come. Certo, ho un carattere forte, dicono tutti. Quelle come me sono tenaci. Li ho lasciati parlare, e intanto pensavo al fatto che quelle come me sono sì forti, ma ogni notte pensano di non farcela, e questo le porta a stare sveglie. Sapeste com’è faticoso, il coraggio, a volte. Quanta volontà ci vuole in periodi di un nero spettacolare per uscire, per affrontare il mattino con tanta notte dentro.

Ma forse, dal dolore, si riesce anche a guarire, e, soprattutto, a tornare a scrivere. Voglio ricominciare a scrivere, perché farlo è come correre in un campo minato sperando di non esplodere, e perché, per uccidere qualcuno, bastano tre parole ben assestate.
Odiarti senza imbrogli.
Ecco. Cominciamo da qui. Ho bisogno di poter abbandonare i miei sogni nei quali credevo ancora, e quella domanda martellante che mi rimbomba in testa e non mi lascia dormire : « A che servono gli incontri, se poi ognuno prosegue per la sua strada ? » La mia, in questi ultimi tempi, non fa altro che essere attraversata da sconfitte, eppure… Eppure sono riuscita ad abbandonare l’ambizione di diventare migliore, di colorare la mia anima scura : è già lucente così.

Ora, è tempo di abbandonare i codardi con l’amore degli altri, che non hanno ancora capito che senza fegato non si arriva da nessuna parte, così come chi ha messo il suo cuore in un angolo per paura di ascoltarlo. Ci sono poi gli ipocriti, chi punta il dito per poi nascondervisi dietro. I miei incubi notturni, rimpiazzati dalla ferma certezza che, prima o poi, qualcuno farà lo sbaglio di fare il pazzo, venire sotto casa mia, tirare sassi alla finestra illuminata, per pretendere poi di sfondare il portone con un mazzo di rose. Quindi lascio su questa terra volgare, che non mi appartiene, anche le sostanze per dormire, giacché voglio restare sveglia e chiedermi ogni momento se son sicura di quello che non sto facendo.
Tutto questo, per dirti che, ora, il fatto che mi manchi non mi ferisce, né mi cura. Perché siamo lontani, forse in secoli diversi, forse su due continenti o pianeti diversi, che si son cercati ma ora son stanchi di non trovarsi mai.
Perché, ora, è come se la vita mi dicesse : guarda, sono qui, riprova.

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