Venerdì 8 novembre 2013, ore 01 - Seconda lettera
La notte mi strema, credo di avertelo già
detto. Se lo fa, è perché il suo spietato torpore non fa altro che fomentare le
mie allucinazioni. Ti ho visto almeno quattro volte, tornando a casa, in bici,
poco fa. Eri con un gruppo di amici, su una panchina, alla fermata del bus e
sotto il mio portone. Ti trovo ovunque, anche se per poterlo fare, devo
inevitabilmente perdere me stessa.
Odio la notte perché le mie barriere emotive
cadono e il cinismo mi viene a meno, e non bisognerebbe mai scrivere a cuore
aperto. Se mai, scrivere dovrebbe servire per ferire a morte, mentre qualcuno,
per ammazzare il tempo di queste ore vuote che colano lente, si è quasi ucciso
lui. E, comunque, ci siamo sconvolti tutti per ammazzare il tempo.
Odio la notte, perché avevo imparato ad amarla
con la tua compagnia, della quale ora resta solo un fantasma e pagine di
lettere battute al computer. Io, ora, userò solo la penna perché vorrei che la
realtà sia solo quella che si possa vedere e toccare. Tu ? Tu non
appartieni al mondo volgare, e ne sei perfettamente consapevole : se non
mi avessi fatto del bene scuotendomi e facendomi vibrare l’anima, ti avrei già
distrutto con la fantasia. Ma, sei ancora qui, e noi non siamo vivi. Non in
questo mondo di leggi ordinarie e ipocrisia. Se così fosse, la nostra vita
risulterebbe, per essere solo una comune vita, alquanto insana.

Va a sdraiarti, ora, è tarda notte e qualcuno
potrebbe insospettirsi. Va a sdraiarti o fa l’amore con lei. Fallo. E poi dimmi
a che cosa hai pensato. Qui, sono le mie parole che incontrano la tua presenza,
il ritmo dei nostri respiri che si uniscono, e provo un’enorme stanchezza nello
scriverti, tanto che, ora, devo fermarmi e ritrovare la calma.
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