Venerdì 8 novembre 2013, ore 13 - Terza lettera
Non aspettarti coerenza alcuna : non
riprenderò mai da dove ero arrivata.
Oggi è una giornata ovattata, il cielo resta
zitto e nuvoloso, e la mia mente stordita. Però, ti scrivo, ed è la cosa più
naturale e, al contempo, più difficile che io possa fare. Perché ? Perché
rende concreta questa tua assenza, mi fa confessare il fatto che lei mi laceri,
e gli altri credono che io sia definitivamente impazzita. Per tutto questo,
devo proprio scriverti. Facendolo finisco per sfidare ogni legge della fisica
e, ti raggiungo. Non spaventarti, perché ho preso le sembianze di un fantasma
dal nostro incontro. La gente non può capire minimamente ciò : quanto
questo dolore, mi possa far stare bene. Si ferma alla crosta, la gente. Non
capisce mai un cazzo di niente. Certo, a vedermi così, stenteresti a
riconoscermi pure tu : così pallida, non sono stata mai ; i miei
capelli, come le foglie d’autunno, sono passati dal rosso al nero, e il mio
volto, ora incavato, mette in risalto come non mai i miei occhi cristallini.
Eppure, mai avrei pensato che questa disintegrazione di me potesse piacermi a
tal punto, da non volermi più ricostruire…
Ieri, o stanotte, je ne me souviens plus,
parlavo di mentire col corpo… Troppe volte l’ho fatto. Poi ? Poi volevo
obbligarmi a mentire anche con te, salvo accorgermi che sarebbe stata cosa
impossibile : l’avresti capito subito, e inoltre ho compreso ben presto
che, con te, ritrarsi è un delitto. Comperso ciò, mi hai spaventato
terribilmente e, per questo, ho cominciato a odiarti, salvo rendermi conto che
questo sentimento non faceva altro che fomentare la passione. Sai, ho costruito
in anni e anni un personaggio che gli altri credevano fossi io, ed
effettivamente ero io che facevo sembianza di essere forte, sorridere,
interagire con le persone… Ma, io, non ero lì. Io ero troppo intenta a scappare
da un passato scomodo che mi rincorreva per mordermi gli stinchi… Così, ora che
mi sono fermata, le persone stentano a riconoscermi, abituate a un’altra me,
che però non sono realmente. Non sto parlando di aspetto esteriore solamente,
ma credo questo rispecchi molto bene quell’essenziale invisibile agli occhi non
trasparenti. Forse tu sapresti spiegarmi meglio ciò, tirando magari in causa
Platone, che sosteneva che « la bellezza presente in un corpo qualsiasi è
sorella della bellezza presente in un altro corpo. » che dunque ciò
esista, e sia presente in ogni persona, o non esista affatto, non ha importanza
alcuna. Oh, insomma, sto divagando a tal punto da immaginarmi le tue risposte e
so questo darti un fastidio incredibile. Non ti chiederò, però, scusa. Non ne
sono minimamente dispiaciuta.
Perdonami l’interruzione, te ne sei accorto,
vero ? Non era per il mio « super-io » che mi urlava in testa di
chiedere scusa, ma semplicemente per farmi un caffé, e mettere gli occhiali da
sole. In giornate come questa, mi capirai, non sopporto la luce. E ammetto di
averci pensati, per una frazione di secondo, seduti a far colazione con gli
occhiali scuri : caffé nero, sigarette, un giornale e magari un libro
« crudo » chessò Bukowski ti può andare ? Tutto ciò, mentre il
mondo intorno si affanna e, a noi, non ne arriva che un’eco distorta. Non
parliamo, le bocche impastate, ma ci capiamo e uniamo nel comune disprezzo per
tutto l’environnement. Forse reduci di sere passate a sbranarci, senza capire
minimamente in cosa consista poi questa foga di aversi e, altre, in cui
sconvolgerci, senza doverci mai spiegare o rincorrere come succede nei film
melodrammatici del cazzo. Senza preoccupazioni, perché, sappi che, con me, non
devi essere niente.
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