mercoledì 1 gennaio 2014

Non i film melodrammatici. (Con me, non devi essere niente)


Venerdì 8 novembre 2013, ore 13 - Terza lettera
Non aspettarti coerenza alcuna : non riprenderò mai da dove ero arrivata.
Oggi è una giornata ovattata, il cielo resta zitto e nuvoloso, e la mia mente stordita. Però, ti scrivo, ed è la cosa più naturale e, al contempo, più difficile che io possa fare. Perché ? Perché rende concreta questa tua assenza, mi fa confessare il fatto che lei mi laceri, e gli altri credono che io sia definitivamente impazzita. Per tutto questo, devo proprio scriverti. Facendolo finisco per sfidare ogni legge della fisica e, ti raggiungo. Non spaventarti, perché ho preso le sembianze di un fantasma dal nostro incontro. La gente non può capire minimamente ciò : quanto questo dolore, mi possa far stare bene. Si ferma alla crosta, la gente. Non capisce mai un cazzo di niente. Certo, a vedermi così, stenteresti a riconoscermi pure tu : così pallida, non sono stata mai ; i miei capelli, come le foglie d’autunno, sono passati dal rosso al nero, e il mio volto, ora incavato, mette in risalto come non mai i miei occhi cristallini. Eppure, mai avrei pensato che questa disintegrazione di me potesse piacermi a tal punto, da non volermi più ricostruire…
 
Ieri, o stanotte, je ne me souviens plus, parlavo di mentire col corpo… Troppe volte l’ho fatto. Poi ? Poi volevo obbligarmi a mentire anche con te, salvo accorgermi che sarebbe stata cosa impossibile : l’avresti capito subito, e inoltre ho compreso ben presto che, con te, ritrarsi è un delitto. Comperso ciò, mi hai spaventato terribilmente e, per questo, ho cominciato a odiarti, salvo rendermi conto che questo sentimento non faceva altro che fomentare la passione. Sai, ho costruito in anni e anni un personaggio che gli altri credevano fossi io, ed effettivamente ero io che facevo sembianza di essere forte, sorridere, interagire con le persone… Ma, io, non ero lì. Io ero troppo intenta a scappare da un passato scomodo che mi rincorreva per mordermi gli stinchi… Così, ora che mi sono fermata, le persone stentano a riconoscermi, abituate a un’altra me, che però non sono realmente. Non sto parlando di aspetto esteriore solamente, ma credo questo rispecchi molto bene quell’essenziale invisibile agli occhi non trasparenti. Forse tu sapresti spiegarmi meglio ciò, tirando magari in causa Platone, che sosteneva che « la bellezza presente in un corpo qualsiasi è sorella della bellezza presente in un altro corpo. » che dunque ciò esista, e sia presente in ogni persona, o non esista affatto, non ha importanza alcuna. Oh, insomma, sto divagando a tal punto da immaginarmi le tue risposte e so questo darti un fastidio incredibile. Non ti chiederò, però, scusa. Non ne sono minimamente dispiaciuta.

Perdonami l’interruzione, te ne sei accorto, vero ? Non era per il mio « super-io » che mi urlava in testa di chiedere scusa, ma semplicemente per farmi un caffé, e mettere gli occhiali da sole. In giornate come questa, mi capirai, non sopporto la luce. E ammetto di averci pensati, per una frazione di secondo, seduti a far colazione con gli occhiali scuri : caffé nero, sigarette, un giornale e magari un libro « crudo » chessò Bukowski ti può andare ? Tutto ciò, mentre il mondo intorno si affanna e, a noi, non ne arriva che un’eco distorta. Non parliamo, le bocche impastate, ma ci capiamo e uniamo nel comune disprezzo per tutto l’environnement. Forse reduci di sere passate a sbranarci, senza capire minimamente in cosa consista poi questa foga di aversi e, altre, in cui sconvolgerci, senza doverci mai spiegare o rincorrere come succede nei film melodrammatici del cazzo. Senza preoccupazioni, perché, sappi che, con me, non devi essere niente.

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