Ciao sorellina. Scusami per questa pausa,
scusami per non averti più scritto ed essere stata lontana, ultimamente. Ma,
vedi, se c’è una cosa che ho imparato è che, talvolta, la lontananza aiuta la
percezione. In periodi come questo, odio i libri, i falsi sorrisi da
circostanza che sono costretta ad assumere durante gli aperitivi, le mancanze
che hanno messo radici nel profondo, il miraggio che ho coltivato di poter
stare coi piedi per terra, me stessa e le mie scelte affrettate, te, loro, lui
e il buio che mi raggiunge non appena accenno a rallentare la mia fuga. Mentre
voglio dormire, non voglio dormire e ti scrivo. Qui è un susseguirsi di alte
maree e tentativi falliti in principio di programmare il mio umore
artificialmente.
Vorrei poter piangere, sorellina. Vorrei,
per una volta, non deludere nessuno dicendo ciò che realmente desidero.

Esiste forse un momento giusto per vivere?
So che hai l’impressione di non esser stata capace di vivere, fino a qui. Forse
perché, per la paura di deludere qualcuno, quella vita, l’hai solo raccontata,
e non sei stata nemmeno soddisfatta del risultato a livello letterario.
Un giorno, vedrai, un giorno ti alzerai, da
sola, e capirai che quell’energia è sempre stata dentro di te. Che la delusione
degli altri, il non sentirsi abbastanza, poco contano. Che quell’altro sentimento
esisteva già prima di quello sguardo ed esiste tutt’ora, anche se non c’è
nessuno in grado di vederlo o rifletterlo. È la parte di luce di te.
Se solo riuscissi a mandare tutti al
diavolo, scegliere di seguirla, e farne dono a te stessa…
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