sabato 4 gennaio 2014

Quasi invulnerabile. (Siamo vivi, o stiamo solo respirando?)


Domenica 10 novembre 2013, ore 14 - Quinta lettera
Sei sveglio ? Sei vivo o stai solo respirando ? Potresti farmi la stessa domanda, vero.
Forse senti di essere vivo dalle ammaccature di ieri notte, grazie ancora. Sì, io ti ringrazio, abituati all’idea che so non piacerti particolarmente. Ti ringrazio, quando provo uno slancio di profonda riconoscenza, e ti odio, quando fomenti il caos che mi scateni dentro, impedendomi di stringere i pugni per cercare di contenerlo, e ricordandomi che i nostri segreti sono sempre più piccoli di quanto crediamo. Così, mi hai convinta a lasciarmi andare quando, tra tutta quell’odiosa gente, mi hai preso la mano. Accidenti, mi va perfino il caffé di traverso solo a pensarci.

Dimmi, ora, però, come la mettiamo ? È così piccolo, questo, di segreto ?! Andiamo, sii sincero, dal momento che eri stato tu, a dirmi che dovevo liberarmi dai sensi di colpa : sono inutili. Eppure, non posso fare a meno di sentire il mio stomaco contorcersi, e ancora non so cosa mi sia successo : per un momento, il cuore si è gonfiato e il sangue ha inondato vaste zone del mio cervello. Cos’é successo ? Ricordo di averti visto e neppure riconosciuto : sei arrivato nell’esatto momento in cui ero allo stremo delle forze, e non ti ho pensato più. Così, sono rimasta lì, basita, e non so esattamentocosa abbia sentito… Una grande stanchezza, questo sì, anche paura, spavento e terrore, però. Perché pensavo finalmente di potermi abituare all’idea di dimenticarti : ibernarti in un luogo discosto della mia mente, insieme ai petardi della mia rabbia adolescenziale inesplosi. Dove potrò trovare le forze per sopportare i dolori del disgelo, ora ?

Maledizione, ero diventata quasi invulnerabile, non mi mancava niente, solo a volte te. Poi il ritornello in quella canzone mi ha pugnalato alle spalle, mentre guardavo fuori dal finestrino del treno, così come in questo momento: in un caffé di questa città grigia. Fuori piove, dentro me peggio ancora, e Molko nelle cuffie mi dice che andrà tutto bene, di asciugarmi gli occhi « ‘cause soulmates never die ». Voglio inveire contro questo cielo dipinto con i pennarelli scarichi, mentre ti convinco che le distanze sono una cosa bellissima, dico sul serio, lo sono. Ma vaffanculo. Stammi a kilometri di distanza ma, ti prego, corrimi addosso. Portami via di qua, da questo schifo di divano dove sicuramente nessuno ha mai fatto l'amore, dal ragazzo che ha inutilmente tentato d’instaurare un contatto con me che guardo fuori dalla finestra, ignorandolo, mentre penso che mi sembra di essere in una cazzo di canzone d’autore dove lui beve il caffé e pensa a lei, non dorme e pensa a lei, non si diverte più a letto e pensa a lei. E che cazzo. 
Che cazzo, A., siamo vivi o stiamo solo respirando ?!

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