martedì 7 gennaio 2014

Dimostrami come può generarsi il caos.

Giovedì 14 novembre 2013, ore 01 - Ottava lettera
Pensavo a quante allusioni di te sia pieno il mondo, come ti ho scritto, sei ovunque. Poi pensavo a quanto, segretamente, questo mi spaventi e quanto poco tu sappia di me, dopotutto. Ti va di ascoltare l’essenziale visibile agli occhi ? La mia casa si sta riempiendo di quadri, sì, ho ripreso a pitturare quello che non posso urlare, la bottiglia di rum è ormai vuota, ma tiene il suo posto in frigo accanto alle lettere d’amore che non mi scrivono più. Tutte le mattine, in punta di piedi, controllo la buca delle lettere, sperando che ci sia una busta con magari la tua scrittura e mi dico che, se non trovo nulla, è semplicemente perché sono troppo piccola per vedere se non sia in fondo. C’è poi il caffé caldo e Jacques, che ogni mattina fa l’impossibile per chiedermi qualcosa, elogiare i miei occhi o chissà. Quello che è patetico, è il fatto che speri io gli risponda diversamente che con un grugnito, dal momento che per me resta l‘"uomo caffé" a prescindere. La strada per l’università, così affollata e distorta al mattino, stanca la sera e allucinata la notte. C’è poi quell’anziano signore che vedo ogni qualvolta io vada a fare la spesa, seduto al bar, vestito con una tuta verde impossibile da ignorare, scarpe da ginnastica e, tieniti forte, un cappellino verde di non so che crew. Mi fa una tenerezza infinita. Vieni a fare spesa con me, che compriamo una bottiglia da dividere, qualcosa da scaldare in forno mentre ci possiamo mischiare la pelle e le ossa sul tavolo ancora da apparecchiare, che muoio dalla voglia di mostrarti quello strano individuo, e di vedere la tua reazione.

Ti piace il cioccolato ? Hai idea di che cosa ti scatena dentro l’odore che proviene dalla fabbrica, e si riversa sul boulevard, mentre sei in preda alla fame chimica ? Ci penso io, tranquillo, a fare scorta finite le lezioni ; tu raffredda la birra in congelatore, che io metto « where is my mind », mentre ti destreggi con cartine e filtri. Stiamo così, con cioccolata, birra, in botta, mentre tu mi spieghi una canzone, e io dipingo, sdraiata per terra, con addosso solo una tua maglia.


Usciamo, qualche sera, con l’implicita promessa di portarci poi a casa a vicenda, in qualunque stato si sia. Litighiamo, avanti, scanniamoci e finiamo a fare pace violentemente contro il muro, staccando i quadri dalla parete e lasciandoci lividi e graffi sul corpo. Vieni qui, e dimostrami come può generarsi il caos.

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