Piove nuovamente, fuori, e pure dentro me che da giorni non faccio altro che accennare un passo e tornare indietro. Quando prendo in mano la penna e la riposo sul tavolo accanto alla mia incapacità nello scrivere in modo semplice, lineare, senza celare nulla dietro rocamboleschi giri di parole. Torno pure sui miei passi ogni qualvolta apro quel quaderno o accendo il telefono, per poi riporli velocemente nell'angolo più nascosto della borsa.
Così, anche se piove, ho spalancato le finestre e lasciato che il vento soffiasse quelle gocce sui miei panni appena stesi ad asciugare. Mi sono preparata un caffé e mi sono armata con uno scudo di coperta, giacché qui non c'è nessuno che mi possa venire a proteggere dalle mie notti insonni. Perché ci sono solo mancanze che restano e non vogliono accennare ad andarsene, come quell'energia che mi porta a stare sveglia la notte nonostante io abbia tentato più volte di sorprenderla alle spalle, ma non muore mai ed io vorrei dormire. Desidero dormire e, al contempo, non ne ho la minima voglia: una parte di me mi riposa accanto già da mezz'ora ed io non voglio svegliarla perché pare così serena da farmi quasi invidia. Meglio così: se non mi vedrà scrivere, non mi chiederà perché io non riesca a dormire e che cosa stia cercando di esternare.
Come potrei farle capire che non è proibito pensare al punto da star svegli la notte, e agitare il sonno altrui? O forse sì, ma che importa. Come potrei spiegarle poi, vista la prudenza che ha nel muovere un passo verso l'ombra, che ferirsi non significa dissanguarsi, ma essere consapevoli che le persone consanguinee possono salvarsi a vicenda, così come un'anima può soccorrere l'altra solo se possiede la medesima ombra? Non capirebbe: lei, è la parte in luce di me. Teme ciò che potrebbe arrivare a sfiorare l'autodistruzione, ignorando le mie repliche che non facendo nulla, si può anche essere tranquillamente morti in vita.
E voi, tu, ditemi, queste cose, le sapete?
Rispondetemi. Tu, non interpretare in modo errato, dal momento che conosci la mia predilezione per nascondere i sentimenti come son solita fare con i segreti, tra i mostri sotto il materasso. Stanotte, non c'è più nulla: nessun muro da erigere o fortezza da difendere, la pioggia, ha avuto la meglio anche su di loro.
Chi ha messo questo cuore e questo cervello dentro di me, dannazione?
Ma lei si desta ed ora entrambi mi chiedete perché io scriva nuovamente… Forse perché ogni gi
orno cerco di pensare a qualcosa da dire, ma non riesco a trovare le parole che la gente comune riuscirebbe a comprendere. Sembra che qui, le parole, siano passate di moda, dove è tutto un affannarsi per toccare il corpo, senza sfiorare neppure lontanamente l'anima e l'essenziale.
Volete sapere come finirà? Finirà che, alla fine della storia c'è sempre un salto nel vuoto.
E bisognerà saltare.
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