mercoledì 28 maggio 2014

E il resto è ruggine e polvere di stelle.

Lo so, sorellina, so che avevi passato mesi a convincerti di riuscire a non fidarti più di nessuno. So pure che son veramente rare le occasioni, e ancor più le persone, con le quali hai deciso tuo malgrado di non chiuderti a riccio. Conosco pure come ti senti ora, mentre mi dici con rabbia che, se una persona riesce a lasciar cadere un poco le sue difese, bisognerebbe tenerne conto e non muoversi come degli elefanti in una cristalleria. E accidenti, bisognerebbe saperlo fare, di tenerne conto, e invece…
Sai, io stessa ho passato mesi a cercare di vaccinarmi, di mettere sotto formalina i miei sentimenti, convinta di poter così diventare forte ed inflessibile ad ogni palpitazione del cuore che attribuivo al mio consumo sconsiderato di caffé. Ho poi passato mesi a combattere l'insonnia e altrettanto tempo a convincermi di non provare nulla se non sentimenti incerti. La verità? Valla a sapere…
So solo che, tutto ciò, si è rivelato essere ben poca cosa se ogni volta che ho fatto appello alla ragione, questa mi ha sempre rinviata al sentire. Così, mi sono accorta d'esser negata ed annegata nel mio tentativo, perché difese come quelle, crollano al primo soffio di vento, o messaggio inatteso.

Sorellina, tu sei come me: ti capita raramente di voler del bene a qualcuno, ma se lo fai, è sempre a fondo perduto. Ti parlo di tutto ciò proprio perché, a riguardo, non mi resta più nulla da dire e questo è il momento in cui le parole si sono consumate, e il silenzio può cominciare a raccontare. È quel momento in cui senti di non poter non solo più far nulla, ma anche pensare di poter fare qualcosa: l'unico momento buono per poter tornare a respirare, a riattaccarti i pezzi di te che ti son stati strappati per l'ennesima volta, ma con un sorriso, perché c'è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce.
Sorellina, esci: è già nuovamente primavera, e il dolore non ha diritto di sorprenderti seduta a terra, col viso tra le mani. Non contare su nessuno: io ho perso il conto di quante volte sono caduta in mille pezzi davanti a tutti, e nessuno si è degnato non dico di aiutarmi a rialzarmi, ma anche solo di avvicinarsi. Nessuno. Per questo mi sento di scrollarti, di prenderti per la felpa ed esortarti ad alzarti e a smettere immediatamente di essere buona con tutti. Alzati e volta le spalle a chi finge di volerti bene, a chi non sceglie mai, a chi non ha mai paura, a chi dice di esserci. Certo, in teoria ci sono tutti, ma in pratica, dove sono? Non fare sconti a nessuno. O ci si è, o no. O si è dentro, o fuori. Tu hai bisogno di qualcuno che resti, non di un prestigiatore.
So cosa mi risponderai, ora: che se noi non siamo abituate a chiedere a nessuno di rimanere nella nostra vita, non è detto che non desideriamo che questo qualcuno vi resti. Sai cosa ti dico? Se qualcuno tiene a te, rimane a prescindere. Se qualcuno veramente tiene a te in qualsivoglia modo, ti prende in braccio o non ti lascia andare via, qualora tu possedessi il mio stesso impulso alla fuga. Chi tiene a te lo dimostra. Non credere ad una sola parola: lo fa a gesti. Io sono nauseata dalle belle parole. Anche il complimento più disinteressato mi suona come l'ennesima bugia, sarà che di belle parole ne ho sentite fin troppe, sarà che chi a parole diceva di morire per noi, ancora respira. Anche quelle delle canzoni, sorellina, non credere nemmeno a loro. Le canzoni, in fin dei conti, non servono a nulla: ci si salva sempre e solo da soli.

Alzati, sorellina. Noi siamo fatte così: sentiamo il doppio, e spesso, questo ci si rivolta contro. Ma ti svelo un segreto: siamo anche fortissime. So che eri cosciente del fatto che tutto ciò fosse sbagliato, sbagliatissimo, e che sarebbe poi finito a spargimento di sale sul tuo cuore. Ma pur sapendo, l'hai fatto. Consapevole di sbagliare, hai perseverato nell'errore: ne hai avuto il coraggio. E tutto ciò, perché ti rendeva felice. Come puoi non esser fiera di te stessa? Certo, ora sei ancora lì, seduta. Ma sai qual'è il bello? Che chi ha il coraggio di lasciarsi cadere, si rialza sempre. Certo, prima bisogna lasciare che il male passi, allora urla, piangi, sentiti morire un po' dentro: lasciagli fare il suo corso. Noi possiamo cadere centinaia di volte, ma ci rialziamo. Ogni volta un po' più leggere, un po' più acide, ma ci rialziamo sempre.
Non ti dirò che ciò che non ti uccide fortifica: non ci credo nemmeno io. Ma ti dirò che puoi far sì che ciò che non ti ha ucciso a suo tempo, si penta di non averlo fatto quando ne ha avuto l'occasione.

"E se non passa?"
"Se non passa, ci passi sopra tu."

venerdì 9 maggio 2014

Sono colpevole, vostro onore. (Con un coltello da cucina)

Non ho mai accennato parola su quando, a novembre, mi tagliai i capelli con un coltello da cucina.
A dire il vero sono giorni che provo a non scrivere, ma adesso mi sono arresa. Mi sono arresa, perché il mio coraggio è riuscito nuovamente a stendere al tappeto l'orgoglio e a spingermi ad impugnare una penna, anziché a cercare un muro contro il quale sbattere la testa.
Da dove iniziare? Se fosse possibile, comincerei da tutte le parti. Mentre non avrei mai immaginato quanto potesse essere difficile esprimere a parole tutto ciò, mentre giuro solennemente di dire la verità, e voi dovrete credermi. Non ho mai raccontato del perché io scriva, forse non lo so nemmeno io, probabilmente perché quando smetto di farlo solamente perché mi pare d'impazzire, mi accorgo che qualora non accennassi mai più alla minima parola, non me lo perdonerei più per tutta la vita. Forse perché scrivere non è la cura, dal momento che ne ferisce più la penna che la spada, o quel famoso coltello scambiato per dei fiori. Mentre ancora ferisco coi silenzi per poi scusarmi per le uniche tre parole che riesco a dire, quelle che risultano essere le tre coltellate fatali.
Sono colpevole, vostro onore.
Ma colpevole di cosa? Onestamente: ho sbagliato? Cosa credete?! Anch'io, in quel momento, me ne stavo in disparte ad esaminare quell'esplosione di follia, quella caduta. E non mi ha spaventato per nulla. Certo, mi sono sempre chiesta cosa spinga me e pochi altri ad impazzire in questo modo. Non lo so, vostro onore, ma so cosa mi sta per dire. Mi dirà che per persone del genere, è proibito addirittura osare avvicinarsi più di cento metri, o pensare di poter entrare anche solo con un piede nella realtà.
Ne ero perfettamente consapevole. Ho capito di aver superato ogni limite e che oltre quel limite ci sarebbe stato il buio, ma ho anche capito che, alle volte, ci si trova davanti ad un salto nel vuoto e bisogna saltare per forza. Vostro onore, detesto chi non si lascia cadere salvo poi voler a tutti i costi spingere gli altri, mi può dar forse torto?
La verità è che quelle come me hanno tempeste dentro e si ostinano a dire che va tutto bene. Mentre ancora non capisco le persone che, quando qualcosa spaventa o si complica, scappano, per poi tornare, come usano fare le mode, i movimenti artistici, le manie e le nevrosi. Oppure, le si incontra anni addietro, in un giorno assurdo qualunque, con la spesa in mano, fingendosi più grandi e domandandosi come si stia, che poi, diciamocelo, non è la domanda chiave. "Tutto bene, naturalmente, io sto bene, esattamente come te, nevvero?"
Il fatto è che se potesse leggermi nella testa, vedrebbe che la distanza è molto più breve di quelle tre piastrelle che sembrano continenti e fusi orari. Il coraggio fa paura, paradossalmente.
La verità è che in me c'è da tempo qualcosa che sono sempre stata costretta a nascondere anche a chi avrebbe potuto capire. Mi è impossibile vincere la forza di repulsione che l'anima esercita quando vede un'altra anima avvicinarsi ed esporsi, vostro onore. Così, giuro solennemente di non aver avuto buone intenzioni quando ho pensato di aver già perso troppe volte, di aver desiderato di trovarmi dalla metà vincente, quella che sarebbe rimasta intera. Così, quando mi sono resa conto di essere io quella che si sarebbe disintegrata, il coltello non l'ho più usato per tagliarmi i capelli.

giovedì 1 maggio 2014

Chiedimi se abbia mai amato qualcuno.

Ciao sorellina, è parecchio che non ti scrivo. Perdonami.
Ultimamente non mi succede nulla di che, è solo che sono stanca di parlare di me e di mentire a riguardo, odiando poi chi mente su cose di questa portata. Sono stufa di dire cosa penso ma mai fino in fondo, di omettere come sto mentre esplicito come io credo di stare.
Capiterà anche a te, sai? Capiterà anche a te di ritrovarti a correre sotto la pioggia, con le scarpe da ginnastica fradice, per cercare di scaricare a terra la rabbia come usano fare i fulmini.
Ti capiterà, perché saprai quanto devastate sia odiare chi tace i propri sentimenti e non si lascia cadere nel vuoto, salvo poi accorgerti di essere tu la prima a stare in bilico sul cornicione.
Oppure non accennerai nemmeno ad avvicinarti al bordo, chiedendoti solamente quanti passi ti separino dal salto, di quanti battiti è composto un sentimento, e rimandando. Sai, è solo quando fai ben attenzione a non perdere la testa, a non fare un passo sbagliato per non scivolare, che l'hai già persa da un bel pezzo cadendo. Qualora dovessi vederti esitare, non ti spingerò certamente, ma ti farò solamente notare che sì, così è tutto apparentemente più leggero, salvo poi chiederti se credi che ciò sia realmente meglio.
Io stessa non ho idea quanti battiti il cuore debba saltare per riuscire a far sì che tu possa esprimerti, ma so che quel tempo non è certamente di quattro quarti, perché, altrimenti, almeno a qualcun altro, non farebbe paura.
Cercherò poi di ricordarti che ci fu anche chi, aspettando il treno giusto, finì per passare la vita alla stazione sbagliata…
Sorellina, sentiti libera di chiedermi se io abbia mai realmente amato qualcuno, così che possa risponderti di no. Io credo di non aver amato nessuno mai, tranne qualcuno, sia ben inteso.
E non crederti in torto se proverai rabbia nel sentirti chiedere indiscretamente se sia per caso tu "quella" ragazza più giovane, perché la gente parla fin tanto che non trova qualcosa da dire e perché lui dimostra fondamentalmente i suoi anni, mentre tu non sai più quanti sono i tuoi… Ma gli occhi, loro, sono della stessa dimensione, te lo giuro.
Sai, se fossi Battiato, ti direi che ti proteggerei dalla paranoia e dall'ipocondria, dagli sbalzi d'umore e dalle lune distorte. Ma non posso fare altro che esortarti a desiderare qualcuno al tuo fianco che ti vesta, giacché, diciamocelo, a spogliare son bravi tutti.
Ti ricorderò poi che nulla dura troppo a lungo e che, anche se entrambe lo sappiamo, a questo,
non ci si abitua mai.
E proprio non so dirti altro, amore, se non confidarti un ultimo segreto: quelle come noi, non sanno abbandonare.