giovedì 26 gennaio 2012

Le fotografie che mai scatterò

Gennaio e oggi c'è ancora il sole, anche se un po' nascosto. Ma, se alzo gli occhi, c'è il sole. Però c'è anche la forza di gravità che me li tiene a terra e i malumori che si riciclano, le parole che non ascolta mai nessuno. Gennaio e il desiderio incessante di andare lontano da queste mattine di sentimenti sottovuoto e déjà-vu incoffessabili.
C'è la vita, nei giorni di gennaio: la vita appesa a un filo, la vita contesa tra due strade e ci sono fotografie che mai svilupperò, scatterò. Una scrivania senza fogli sparsi ovunque perché, allora, preferivo non scrivere, ma vivere di respiri che mi dicessero: "non è nulla, non temere, è solo vita, amore." Che passa, agigungerei io. Click.
I cartoni fumanti della pizza portati a casa dopo una giornata di lavoro, noi attorno a un tavolo dove il silenzio viene ucciso a colpi di parole squillanti e risate autentiche. Click.
Un cielo d'agosto di stelle cadenti in ferie, perché si è a corto di desideri. Click.
Qualcuno che non faccia domande ma sia capace di un sincero abbraccio, perché se gridi, non ascolta mai nessuno. Click.
Gennaio e un rullino mai usato, di quelli che nessuno utilizza né utilizzerà più.
C'è il sole, vero, ma anche un cielo che pesa più di quello di Baudelaire, anche non essendo grigio ma del colore di due occhi che non hanno più la voglia di alzarsi verso questo pezzo di cielo. Porzione di cielo dalla quale vorrebbero andarsene. Gennaio e il pensiero rivolto ad un altro orizzonte, ad una torta ancora da preparare e foto da scattare che vengono annoverati tra i buoni propositi mentre, nel frattempo, ci si nasconde dietro all'ombra di un ricordo che non faccia male. Non quanto il presente.

mercoledì 25 gennaio 2012

(In un certo senso) Amare.

Forse basta un giorno qualunque: ogni momento è buono per dare una svolta. Un giorno basta a chiunque per alzarsi. Cominciare a correre? Questo non lo so.
Così come non so, non riesco a dare un senso a questi limiti... basterebbe fare quattroperdueugualeotto: l'infinito rovesciato. Il mondo è così, così... non saprei.
Io, della matematica, non ho mai capito molto. Non ho mai capito nulla, anche perché, se ci pensate: uno, due, tre, i secondi sono tutti uguali. Sono monotoni, poco interessanti. A che cosa serve la matematica applicata ai battiti cardiaci? Perché ci cimentiamo continuamente ad inventare addizioni e coltivare contraddizioni? "Ti voglio bene" è un "depotenziamento dell'amore" oppure no?
Oggi è solo un giorno qualunque dove si risveglia la mia isteria a porre domande a cui nessuno si è mai azzardato a rispondere. Basterebbe una parola: farebbe la differenza tra il camminare ed il cominciare a correre. Basta una parola, o, una risposta all'ultima domanda.
Serve una parola... dov'è il sapore della vita, altrimenti? Non certo in questi biscotti zuppi di latte e lacrime: sono salati, troppo. Ecco, una cosa forse ho compreso: perché è assai sconsigliabile piangere sul latte versato.
Basterebbe poca cosa: la parola "amore" e, di colpo, la vita non starebbe più nella gabbia del topolino sullo scaffale, nel libro dell'esame di storia. La vita esploderebbe in un momento.
Perché una risposta può avvicinarci più di cento passi. Io, però, continuo a non sentire nulla, in questo giorno qualunque. Eppure, "vedi, si rimane in piedi, anche se tu non ci credi."

martedì 24 gennaio 2012

Chi è stato a rubarlo?

Tutti desideriamo ciò che non abbiamo, possiamo avere. Eppure, ve lo dico io, nessuno si è mai accontentato.
Così, mi chiedo, quel pezzo mancante nel puzzle del cuore di chi non l'ha più, chi è stato a rubarlo? Di chi rubò il mio non me ne rammento più. È stato talmente tanto tempo fa... dev'essere stato qualcuno, per sbaglio, anni orsono. Forse è accaduto quando ancora non sapevo nè cucinare, nè esprimere il groviglio che mi porto appresso dietro camicieaquadri e maglietteapois.
Sapevo ridere, forse questo sì. Indubbiamente. Ma non è un sorriso, a guarire le ferite, a chiudere i buchi di un cuore. Sono le azioni di chi ci sta accanto. Di chi, col tempo, ha imparato quando abbracciarci per scaldarci e quando lasciare che cadano a terra, le nostre lacrime di cristallo, cosicché si possano frantumare.
Il fatto è che ognuno di noi ha tempi diversi per impararlo, per trovare quella persona. Così ci ostiniamo a ripeterci che il tempo sistema tutto. Il tempo, semmai, intorpidisce la memoria di chi, come me, ne ha una da elefante.
Comunque vadano le cose, meglio avere una memoria da elefante, anche se ciò significa lasciarsi svegliare dal rumore dei ricordi nel cuore della notte, in preda a incubi di petrolio che si riversano nel nostro mare interiore.
Meglio avere una memoria di elefante che un coraggio da coniglio.

domenica 22 gennaio 2012

Dire ti amo.

Ci sono parole che hanno bisogno di anni per essere espresse, avere un senso. Parole come piante da innaffiare ogni mattina, da averne cura e da esporre al sole affinché possano fare la sintesi dei pensieri e sentimenti che esprimono.
Certe parole possono ferire a morte, altre ingabbiare un cuore per tutta la vita.
Sono quelle che ancora non ho detto, che qualcuno magari può non dire mai in una vita intera. Sono pensieri e sogni magari sbagliati, magari impossibili, ma indubbiamente mai pronunciati.
"Una volta dissi che le persone sono come i libri..."
"Con tanto da raccontare?"
Da non giudicare dalla copertina perché, sono sicura, dietro mille difetti potrebbero piacere, piacerti. Da morire. E, poi, non è vero che un'anima vuota la si riconosce subito: guarda la gente negli occhi. Non ci vedi un mondo intero?
"Le persone sono come i libri, e un libro vuoto non lo troverai mai."
"...È impossibile, però, non pronunciare mai delle parole per tutta la vita."
"C'è anche chi non ha mai detto "ti amo"."

venerdì 20 gennaio 2012

Per cosa vale la pena lottare?

In periodi come questo mi ritrovo a spacciare per vera, pura la mia felicità mal tagliata al sapore di dolci precotti. Felicità in scatola, sottovuoto, in tetrapack, in confezioni monoporzione, svenduta al sottocosto, al 3X2 in grandi svendite di desideri, propositi, aspettative, promesse mai avverate o rispettate.
La gente sogna, desidera, promette; lo fa in continuazione.
Io, ho sempre desiderato andarmene. Fuggire? No. Andarme, però. E non parlo di inutili illusioni di posti da cartolina, di quelli che ammiccano sui poster patinati delle agenzie di viaggio mentre fuori piove e tu te ne torni a casa, la sera, in periodi come questo.
Parlo, invece, di palazzi, persone, profumo di croissant in strada, di gelo invernale e nuvole nere in primavera, di un posto col nome casa, libri sparsi per tutto il soggiorno e un asciugamano azzurro appeso alla porta del bagno.
Parlo di voglia di alzarsi alle sette di mattina e vivere ridendo. Di felicità artigianale.
Ecco perché vale la pena accontentarsi di felicità preconfezionate in periodi così...
Ci si chiede continuamente per cosa valga la pena lottare... un pessimista direbbe "niente", un ottimista risponderebbe "tutto"; per un nichilista, poi, il "niente" sarebbe "tutto" ed il "tutto" diventerebbe "niente".
Io, ho sempre desiderato andare.

sabato 14 gennaio 2012

Moltiplicare sessanta secondi di felicità per una vita su misura.

Io, della matematica, non ho mai copito nulla. Per cominciare non sono mai riuscita a comprendere a che cosa serva dato che poi, in pratica, negativo per negativo non dà quasi mai positivo. E se risulta impossibile moltiplicare sessanta secondi di felicità per una vita su misura.
Non ho mai capito molto anche della vita e praticamente niente di questo sentimento che mi spinge a tremare in un modo che solo io so riconoscere. Tremo e faccio finta di nulla com'è mio mestiere: mi ci pago la vita, da una vita. Poi le mie dita scorrono veloci sulla carta a cercare di dare un ordine comprensibile al mondo, ai pensieri, alle lettere, alle parole. Così la mente pensa, ma non ragiona e le mani tremano, facendomi sbavare tutto l'inchiostro: è il tremolio dei fili d'erba che pochi, talvolta nessuno è in grado di scorgere.
È questa allegra tristezza che mi assale alla sprovvista appena giro le pagine. Come quella canzone: "basta un niente, un nome o una calligrafia, perché ogni cuore ha una memoria tutta sua. Si vede sempre dove strappi via una pagina..."
Ho tremato per la malinconia, perché volevo concedermi il tempo di sentirmi malinconica, mentre mi tornano in mente cose che non contano più nulla. Falso. Contano pur sempre un ricordo.
Ho tremato per tristezza, per paura, perché non capisco se scrivo per me o per voi, e se quello che scrivo agli altri piaccia o no. Non è paura di venire giudicata, né di soffrire: è la paura di non essere presa sul serio, questo sì.
E lo so, che sono alquanto strana, ma non voglio che qualcuno rida di me.
Tremo perché non sto stare ferma, perché vivo e vorrei tanto avere accanto qualcuno che rida con me.

giovedì 12 gennaio 2012

Noi, che non abbiamo amato nessuno mai.

È incredibile il modo in cui siamo soggetti ad ingannarci sulle cose che ci riguardano. Poi accade che arrivi qualcuno che ci mostri come si a fa a scavalcare le recinsioni delle bugie e a dissanguare gli errori. Arriva sempre qualcuno. Quel qualcuno che scombina l'ordine dei nostri piani e poi, immancabilmente, allontaniamo a spinte. Per paura, per orgoglio, per amore sostengono altri.
Vorrei potere affermare il contrario: dire che non ci sono cascata almeno io, che ancora credevo che il mio cuore avesse libero arbitrio sul resto. Io che non ho amato nessuno mai.
Vorrei riuscire a rassicurarvi, a dirvi che tutto andrà nel migliore dei modi. Ho visto giorni d'estate solo belli, sapete? Vedrete che le parole verranno ricambiate, ci saranno nuovi argomenti filosofici per filosofi improvvisati e nuove parole per scrittori nascosti dietro al proprio inchiostro. Scrittori che nessuno riesce nè riuscirebbe a capire dal loro modo di vivere, camminare, dormire e leggere. Che solo qualcuno coraggiosamente ed incoscientemente è riuscito ad amare...
E, se solo qualcuno mi vedesse scrivere, capirebbe.
Vi direi, poi, che abbiamo tutto il tempo del mondo, che se ci fossimo trovati in un film ti saresti voltato, scontrato coi miei occhi cerchiati dai ricordi notturni troppo rumorosi, e sarebbe (ri)cominciato tutto.
Ma la vita è un'altra cosa. E il cuore non può nulla, sottomesso a quel tiranno del cervello. E il fatto che il tempo si possa quantificare altro non è che una patetica illusione. Tanto quanto è una bugia il fatto che ce ne sia ancora molto: il tempo scade ogni volta che respiriamo. Nessuno muore una volta sola. Troppe volte lo facciamo: il nostro cuore si ferma, si arresta, e poi torniamo a vivere.
Forse perchè il battito di un cuore è composto da silenzi: i più profondi di tutti. Forse perchè di silenzi è composta anche una vita e un amore lontano e sghembo che non so più raccontare che, sì, ho lasciato per strada.
Io, che non ho fatto altro che maledire la luna, ultimamente. Odiarla perchè non sa piangere e perchè fa cadere le stelle su questa città uguale a tutte le altre città del mondo, nelle notti d'insonnia: fatte da muri di odio e fiumi d'amore e speranze perdute.
E noi, a furia di osservarle, queste stelle cadenti, abbiamo fatto spegnere quelle nei nostri petti.
Noi, che non abbiamo amato nessuno mai.
Tranne qualcuno.

martedì 10 gennaio 2012

Ci si allontana a spinte.

Ci si allontana a spinte.
E a spinte, si cerca invano di allontanare questi ricordi di melassa.
Una spinta e l'acqua mi sfiora le dita opponendo resistenza. Tutto sembrava così ridicolo, così scontato come i saldi dei grandi magazzini dove la gente si butta a capofitto a nuotare tra le cose ammassate in qualche cassone. Nuota e non pensare, non ti fermare. Scontato, amore al cinquantapercento che a nulla serve mettere via. Non si può farne scorta per poi tirarlo fuori in periodi un po' come questo, un po' come la domenica pomeriggio, un po' così che è andata come è andata e se ritorna non è che ritorni pure tu.
Nuota. Un bel respiro e sotto. È ora di lasciare correre tutto. È ora di vivere. Non ti sei stancata di morire? Ma io sto vivendo, è questo vivere che mi fa sentire così a terra. È questa mancanza che mi riempie l'anima. Ho sempre lasciato a questa vita la possibilità di sorprendermi, di scegliere gli ingredienti e gli abbinamenti. Ora, solo, sono stanca di questo gusto.
Cloro. Nuota e non pensare. Dov'è un'altra persona al gusto di caramello? Dite che sia possibile che la trovi in tutta questa confusione? Respira. Che cosa vorresti sentire?
E ancora acqua. L'odore dell'aria prima della pioggia estiva, l'umidità e la stasi del tempo prima del temporale. Ridere e scappare dai lampi e gocce che fuggono dai capelli dietro a un portone. Un'altra spinta e il bordo. Ci sei quasi arrivata. Non mollare, è così facile, umano mollare. O ci si riesce o no. Non esiste una via di mezzo per amare. Come si può stringere forte qualcuno con un braccio solo? Come puoi amare una persona senza cuore? Eppure io non posso nulla più di quanto non possano fare gli alberi che adornano le strade ed osservano gli incontri, gli scontri della gente. Ma la vita è diversa e forse queste cose accadono solamente nei film. Ecco il freddo delle piastrelle.
Forse ti vuole un bene dell'anima. Non si può esserci fisicamente per un sentimento del genere. Bisogna esserci col cuore. Gira e via. Un'altra spinta.
Ci si allontana a spinte. Va così, vero.
Ma, se ci si allontana a spinte, significa che per un po' ci si era avvicinati ad abbracci.

sabato 7 gennaio 2012

Che cos'è l'amore? (Il rumore dei ricordi)

Il mondo sembra non essere mai come desideriamo che sia, l'avete mai notato?
Per quanto cerchiamo di convincerci d'essere forti, veniamo smentiti all'istante. È così facile, umano, crollare... La gente crolla continuamente. Le persone fingono di essere chi non sono. Mentono e si nascondono, vogliono essere diversi ed identici agli altri. Le persone cambiano, o meglio, questo mondo, la vita stessa le fa cambiare. È così facile dimenticare, dimenticarsi... poi accade che ci si renda conto che in fin dei conti i nostri argini possono quello che possono e il fiume in piena dei sentimenti mi inzuppa il cuore che, nei brevi momenti d'inconscio tra una sveglia e l'ululare del mio cane, è ancora capace del lusso di non essere impermeabile.
Il fatto è che quando i sogni sono troppo grandi la difficoltà nel tornare alla realtà è direttamente proporzionale alla loro maestosità. Così i vasi di vetro si frantumano a terra, mia madre alza gli occhi verso te, cielo, e io mi dimentico di mettere il burro nella pasta frolla. Certi la chiamano distrazione, per me è solo il troppo fracasso che fanno i ricordi ritornatici in mente quando s'infrangono in mille sospiri al suonare della sveglia.
Caro cielo, lo senti come urlano? Come urlo? Dimmi, che cos'è l'amore? Forse ho sbagliato a chiederlo. Forse ho sbagliato tutto. Potrei cercare di dare una risposta, d'inventarmi qualche giro di poesia per cercare di tracciarne uno schizzo. Ciò che ci terrei a dirti è che un incidente di anime non è mai accidentale, che se la gente tenesse veramente a te ti terrebbe con sè come la sua felpa preferita senza lasciarti rinchiudere dentro a chissà quale cassetto. Forza, svegliati. Respira. Cosa vorresti sentire?
Forse solamente questo fracasso di ammassi di sogni ancora per un po', fino alla prossima notte. Fino ai prossimi brividi. Di cosa hai paura? Di amare, di non amare o di non potere amare abbastanza.
Il mondo non è mai come vorremmo o siamo noi ad essere fuori tempo? A questa domanda non trovo risposta alcuna. Comunque sia, il mondo non è mai come vorremmo. Eppure c'è. Eppure gira. Eppure, malgrado le nostre resistenze, va amato.