mercoledì 25 gennaio 2012

(In un certo senso) Amare.

Forse basta un giorno qualunque: ogni momento è buono per dare una svolta. Un giorno basta a chiunque per alzarsi. Cominciare a correre? Questo non lo so.
Così come non so, non riesco a dare un senso a questi limiti... basterebbe fare quattroperdueugualeotto: l'infinito rovesciato. Il mondo è così, così... non saprei.
Io, della matematica, non ho mai capito molto. Non ho mai capito nulla, anche perché, se ci pensate: uno, due, tre, i secondi sono tutti uguali. Sono monotoni, poco interessanti. A che cosa serve la matematica applicata ai battiti cardiaci? Perché ci cimentiamo continuamente ad inventare addizioni e coltivare contraddizioni? "Ti voglio bene" è un "depotenziamento dell'amore" oppure no?
Oggi è solo un giorno qualunque dove si risveglia la mia isteria a porre domande a cui nessuno si è mai azzardato a rispondere. Basterebbe una parola: farebbe la differenza tra il camminare ed il cominciare a correre. Basta una parola, o, una risposta all'ultima domanda.
Serve una parola... dov'è il sapore della vita, altrimenti? Non certo in questi biscotti zuppi di latte e lacrime: sono salati, troppo. Ecco, una cosa forse ho compreso: perché è assai sconsigliabile piangere sul latte versato.
Basterebbe poca cosa: la parola "amore" e, di colpo, la vita non starebbe più nella gabbia del topolino sullo scaffale, nel libro dell'esame di storia. La vita esploderebbe in un momento.
Perché una risposta può avvicinarci più di cento passi. Io, però, continuo a non sentire nulla, in questo giorno qualunque. Eppure, "vedi, si rimane in piedi, anche se tu non ci credi."

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