giovedì 1 marzo 2012

Scriverò come se nessuno leggesse. (Quello che sento)

Cosa sento? Sento gente che, continuamente, pur di non guardarsi negli occhi, parla del tempo. Parla del tempo e finisce per considerarlo bello solo quando splende il sole. Quel sole che acceca: dagli occhi al cuore.
Io, sento la pioggia.
"Ma la pioggia deprime!" mi hanno detto. Avete mai provato a vederla per quello che non è? Ho risposto, e molti non hanno capito. Allora, lo scriverò. Scriverò come se nessuno leggesse perché è solo così che questo uragano che mi centrifuga e sconvolge l'anima, mischiandone i pezzi, può scaricarsi.
Sento scìe d'inchiostro che spezzano l'asettico pallore d'un foglio; il nero che s'impregna di parole e cola, sotto questa pioggia.
Come il futuro. Ho sempre pensato al futuro come ad un gelato che si vende già squagliato. Credo che la maggior parte delle persone aspetti qualcosa che le cambi la vita, senza accorgersi, nel frattempo, che la vita stessa le cambia. Il futuro è quel gelato che se s'indugia a mangiare ci cola addosso con le sue appiccicose occasioni mancate.
Volete ritrovarvi tristemente cambiati per paura di cambiare? Che aspettate, allora?
Uscite a correre. Lasciate che questa pioggia vi inzuppi i capelli, i vestiti, il cuore, sciogliendo l'ultima neve che vi si era depositata.
Perché indugiare nell'inverno se è già primavera?
Certo, dimenticavo la questione del passato. Inutile ricordarsi di dimenticare, illudersi che questa pioggia si porti via anche quello. Bisogna incastonarsi d'istanti nuovi e brillanti da ricordare, bisogna fare sbocciare i sorrisi sulle cicatrici. Ciò che insegna il passato non serve a non commettere errori: sbagliare è la cosa più umana che ci sia.
Il passato serve solamente ad avere paura di tentare; una paura densa come petrolio che, talvolta, si riversa nel nostro mare interiore soffocando quelle onde impetuose di sentimenti che ci tengono o riportano in vita.
Volete smettere di vivere per una paura in potenziale?
Quello che ci lega al passato, non è tanto la nostalgia del trascorso, quento l'inconscia, impossibile ed assurda idea che, potendo rivivere anche uno solo di quei giorni, il presente sarebbe diverso.
Ma volete veramente che sia così? Pensateci.
Io no.
Io voglio questa pioggia violenta come legittima difesa dalla ferocia della monotonia.
Chi ha voglia d'inzupparsi con me?
...Al giorno d'oggi, pur di non guardarsi negli occhi, parliamo del tempo: forse perché, negli occhi degli altri, spesso, c'è troppo di noi.

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