Ciao, qui piove e il vento non vuole cessare di bussare alla mia finestra. Amo la pioggia, ma ancora non mi capacito del perché io scriva ogni qualvolta questa si manifesta. Forse perché, se si sa ascoltare anche la pioggia e i silenzi, questi, hanno parole loro. O, magari, perché cade anche sui tuoi pensieri indecifrabili, mentre son qui a convincermi del fatto che, per quanto qualcosa possa ridurci in brandelli, o a pezzi in un baule, o ancora come scheletri in un armadio, non saremo mai completamente distrutti.
Scrivo per ogni mio demone, scrivo perché non è la terapia ma il dolore. E ancora le gocce esplodono sull'erba come bombe atomiche che provocano l'oblio delle parole. E ancora ho il naso che punta sempre verso l'alto, segno incontrastato degli inguaribili sognatori. Perché ci sono pensieri che non possono sopportare la luce del sole, né tanto meno il caldo d'estate. Pensieri che non possono che uscire di notte, poiché necessitano della luna per muovere le maree del mio cuore. Eppure, il mare è lontano. E i sogni sono caduchi, nessuno percepisce più l'eleganza di una lacrima o l'immobilità dell'anima altrui.
Tutti noi abbiamo segreti diventati tali a furia di nasconderli sotto strati di polvere e colori sfumati di ricordi innocui. Per evitare il giardino dei cuori dispersi, per andare fino in fondo alla via chiamata "cattiva strada".
Eppure, ogni tanto, una consapevolezza finisce per colpirci in pieno petto, a tradimento. Così si finisce per rendersi conto di quanto tutto ci passi accanto, mentre gli occhi, pur rimanendo sempre gli stessi, non riflettono più nulla di ciò con cui si scontrava lo sguardo. Mentre tutto ciò di cui si avrebbe bisogno è di una nuova primavera, giacché quest'anno non se ne è nemmeno vista l'ombra e l'estate è arrivata a tradimento, si ha bisogno di sole perché la neve sta congelando dentro. Si ha bisogno di lasciare andare tutto, di dormire, di scrivere di quanto sia bello leggere la gente: la gente, è una biblioteca pubblica e non lo sa.
Eppure, le parole son facili a perdersi. E bisogna essere pronti e scattanti per poterle raggiungere. E si sente il bisogno di sfinirsi per riuscire a dormire la notte. Così, la sera, mi siedo con le gambe doloranti e gli occhi pesanti e la speranza di smettere di scrivere senza sapere a chi. O a chi non può darci altro che dolorose consapevolezze... Perché anche l'eco di un grido, prima o poi scompare, e non ci si dovrebbe affezionare a nessuno.
Questo penso, in nottate insonni come questa, quando quella domanda si mette gridare con una tale forza da non lasciarmi dormire: "Perché non possiamo salvare tutti?".
E la risposta è sempre una. E ancora scrivo, perché non posso guarirvi, guarirti, dai
demoni, perché non posso liberare nemmeno me stessa. Ma posso consumare l'inchiostro di una penna con questi pensieri sfuggiti al contegno quotidiano.
Con la sola consapevolezza che, ciononostante, nessuno si salva da solo.