È caduta la pioggia per giorni. È caduta, come sempre suol fare, sui miei capelli quando puntualmente lascio l'ombrello a casa. È caduta al di là dei miei maledetti limiti, dentro i miei fatui entusiasmi, sulla mia tristezza trasparente. Trasparente perché sono riuscita ad acquisire, nel tempo, la capacità di apparire calma e serena mentre dentro di me cade tutto a pezzi. Il problema è che questa recita funziona a tal punto che, alle volte, mi vien da piangere perché nessuno si accorge del mio aver bisogno d'aiuto.
Così ancora mi chiedo perché non
si riesca ad amare l'estate quando è il suo momento... Perché non la si ama come
lo si fa d'inverno? Bisognerebbe provarci. Ho sentito dire che, a parole, le cose sembrano tremendamente semplici... Ma per esperienza, so pure che la gente ha una paura tremenda della semplicità, io per prima. Ne ha paura perché la semplicità ci mette a nudo, mostra la nostra immensa fame d'amore. Ecco perché io odio gli assaggi e se proprio devo avere poco, preferisco non avere nulla: io sono per il "alla follia" dietro qualunque parola voi vogliate metterci davanti. Gli assaggi aprono lo stomaco come un cratere e ci ricordano della nostra fame disperata d'affetto. Quella fame che ci dà il coraggio per abbracciarci da soli la notte, e ce ne vuole, credetemi.
Ci vuole coraggio a cercare di persuadere ciò che si è al cambiamento: l'anima è dura a capire. Giuriamo, giuriamo a noi stessi di non innamorarci più, di non permettere a quello che siamo di soffrire nuovamente... Mentre tutto ciò che bisognerebbe fare sarebbe giurare di meno e smettere di raccontare, raccontarsi bugie. Ci sono già
in giro troppe parole vuote a questo mondo. Sono parole gettate, abbandonate: parole vuote di
significato, verità. Parole il cui significato ha vita breve: muore come fa
la pioggia su questo asfalto. Parole come forcine, ombrelli, accendini che si
perdono continuamente. Si perdono perché sono, in genere, di poco conto.

Eppure, sotto questo
cielo ogni tanto andiamo a sbattere contro una qualche confidenza, qualche
parola o un bacio a cui aggrapparci. Credo che tutti dovrebbero avere almeno una persona alla quale confessare cose per cui tutto il resto del mondo si scandalizza. Soprattutto quelle persone come me, che non hanno mai parlato se non sollecitate e, in quei casi, brevemente e a voce bassa. Sono quelle che non è vero che si riesce a riconoscere quando soffrono. Quelle come me ridono, cercano di stare in compagnia, danno forza agli altri e si scusano di continuo per i loro difetti. Non è vero che le persone che soffrono piangono, a volte non lo fanno nemmeno più: ti ridono in faccia e si rialzano sempre piuttosto che lasciar trasparire come si sentono. Sono persone fragili, persone che non sono possono ballare sulle punte perché nessuno glielo ha mai insegnato ma alle quali, delle volte, pervade un tale ardore che se non fosse per la timidezza si lascerebbero guidare dalla musica. Persone che non sentono mai la parola "fuga" / senza un colpo al cuore / un'improvvisa attesa - / un impulso al volo.
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