sabato 17 agosto 2013

L'incapacità dell'amore (Prima che la pelle cicatrizzi)

In notti del genere mi ritrovo nuovamente accucciata alla finestra, sul bordo del mare d'insonnia che mi circonda, mentre il cielo se ne frega dei miei sogni ribelli al punto che nel cassetto non ci vogliono restare.
Conoscete questa sensazione? Quando ti ritrovi ad essere stanca di tutto e al contempo di nulla: troppo stanco per stare stare sveglio, e per dormire. È una consapevolezza che scuote da dentro e non lascia tregua: quella di sapere di dover essere forte, perché nessuno ci cucirà le ferite. Io ho imparato a cucirmi da sola, vero, ma alla lunga il filo si lacera, se la ferita non si chiude e, si sa, dimenticare è possibile solo quando queste diventano cicatrici.
E ancora non so se quello che ognuno di noi necessita sia qualcuno in grado di guarirci o con una ferita simile a noi... Quello che so, è che la gente crede che, solo perché tu sia apparentemente forte, possa sopportare tutto. Le persone come me affrontano tutto, vero, ma la notte i falsi sorrisi costruiti ad arte scadono, come le raccolte di buoni propositi andati a male e le lettere d'amore che tengo nel frigo... "Alice, se tu fossi una stagione, saresti l'estate"... Recitava quella che tengo vicino alla frutta...
Sto divagando. Il fatto è che ho creduto a cose impossibili da credere, e ho dubitato di sguardi in cui mi ci perdevo: alle volte basta quello per commettere reato. Ma tutto questo mi fa pensare a te, quindi lasciamo stare, non importa...
Ci sono però notti che ci accompagnano per tutta la giornata, la nuova consapevolezza che ai bivi della vita non ci sia segnaletica alcuna e che, prima che la pelle cicatrizzi ci sia un momento dove è difficile credere che lo farà. Forse mi trovo qui, troppo tardi per la sera, troppo presto per la mattina. Troppo tardi per la vendetta che non è più fredda ma ormai si è decomposta insieme ai resti di me che voglio lasciarmi indietro, troppo presto per potermi fidare nuovamente. Forse sono qui a guardare giù, pensando all'incapacità dell'amore, di starsene fermo,
almeno nella gente.

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