venerdì 30 agosto 2013

Sono perduta. (Il tuo effetto sulle mie molecole)

Su, cuore, prendi coraggio e guarisci. Fosse facile... Le ferite del cuore son le più dure a cicatrizzare, nonostante chi mi circonda continui a pensare che sia io, quella dura. No. Sono fragile, credetemi. Ed è proprio la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami. Se mi abbanono, se mi lascio catturare... Sono perduta. Lo sono tutt'ora, proprio per quest'errore imperdonabile, mente guardo il mio riflesso e non mi vedo. Lo specchio mente: possiede la sua stessa capacità di farmi spezzare i respiro a metà e sospirare, mentre mi ritrovo troppo lontana da ciò che desidero realmente. Mi hanno detto che nonostante la pelle cambi, le ossa e gli occhi rimangono aspetti immutati... Misera consolazione dal momento che mi ritrovo nuovamente a contare le pecore con la consapevolezza di starle finendo e l'insonnia, tenace, non molla la sua presa sulla mia coscienza che soffoca le urla in un pianto sommesso.

Così, io, provo a scriverti, sperando che l'inchiostro si porti via tutto ciò che rimane impigliato nei miei pensieri e non mi consente l'abbandono al sonno.
Parliamoci chiaro: tutto questo è ridicolo. Siamo ridicoli, e lo sai. Forse ti starai chiedendo dove io voglia arrivare... Non temere, non ti porterò in nessun luogo, né tanto meno annullerò la distanza: prova tu a navigare su un mare deserto, se ti manca l'aria. È tutta una tentazione a cadere più in basso del dovuto, mentre mi chiudo in me stessa e gli altri sospirano alzando gli occhi al cielo: hanno capito tutto.
Guarda la luna, stanotte, io mi sono arresa: inutile cercare di obbligarsi a guardare a terra. Siamo ridicoli. Ti chiederai allora perché io viva qui sola. Il fatto è che sono stanca di questa vita ancor più ridicola di noi, che si diverte a giocare alla roulette russa con qualsivoglia sentimento le capiti a tiro, facendoli crollare come castelli di carta al minimo sbuffo d'aria. Io crollo continuamente, sulla pagina e sulle mie insulse parole senza auditori. Già, dove sei quando il coraggio stende al tappeto l'orgoglio, e mi spinge a scrivere, aziché cercare un muro sul quale sbattere la testa?

Sai, manchi. E devi anche sapere che odio dovere ammettere cose di questo genere. Dimmi, allora, cosa vedi oltre quel piano azzurro privo di espressione che chiami cielo? Non lo sai? Nemmeno io: sto divagando... Il fatto è che è proprio questo l'effetto che eserciti sulle mie molecole. Il fatto è che prima o poi, grazie al rumore del silenzio, si arriva ad un punto in cui non te ne frega più niente, e io non vedo l'ora di arrivarci.

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