mercoledì 11 settembre 2013

La pioggia come stato d'animo. (Lettere dimenticate)

Sono le quattro del mattino e i miei pensieri percorrono binari immaginari, scavando dei solchi profondi nella mia testa. Non dormo, da giorni la penna si prende gioco di me mentre avrei troppo da vomitare sul foglio, altrettanto da negare a me stessa, e altre parole da usare come lame affilate contro chi, la voglia di scrivere, mi ha annientato.
Il vento scivola sotto la coperta e tra i miei pensieri. La mia vita, ora come ora, se ne sta tutta nella tazza di té e mi sembra un errore. È come se mi muovessi in mezzo al niente, come se avessi ricominciato a leggere un libro dopo essermi distratta per un poco e qualcuno mi avesse voltato le pagine a mia insaputa. Ma non è nemmeno colpa sua, credo. La colpa è mia e del mio correre di continuo, senza arrivare mai da nessuna parte, del mio non saper gridare per paura che nessuno riesca a sentirmi, delle mie lettere da spedire che prendono polvere da mesi sulla scrivania, mentre continuo a remare contro corrente da una vita convincendomi di non essere stanca
 Sono stanca. Sono così esausta da non riuscire neppure a dormire, tormentata dall'idea di quanto abbia investito nella speranza che, qualcuno, a un certo punto mi avrebbe salvato. Non è mai accaduto, forse perché non posso parlare del mio dolore da riccio, perché non voglio che sappia che esista. Non voglio sappia che non sono in grado di odiare, ma nemmeno di amare, che non saremo mai fedeli amici anche se ogni rapporto ha il suo tempo e spazio, vero. Eppure, in questo caso, il burrone è troppo largo per tentare il salto.

E ancora è notte, e magari in un'altra vita era un giorno di autunno e siccome pioveva, due estranei percorrevano lo stesso marciapiede nello stesso momento, senza sapere di essere destinati a stare insieme, mentre qualcun'altro scopriva che il suo odio celava qualcosa di molto più profondo e al bivio avrebbe preso la strada migliore, o magari no, ma avrebbe percorso quella sbagliata con la persona giusta al fianco. E ancora: una ragazza osservava il mondo fuori dalla sua finestra, ed era quel tipo di ragazza che distruggeva tutto ciò che la circondava, prima che qualcosa potesse distruggere lei, mentre qualcun altro cercava una presenza nella distanza e provava a comunicare telepaticamente che sia mai, qualcuno potesse sentire. E lei forse voleva solamente sapere se le brioches del bar più vicino a casa di quell'altro erano buone oppure no, non avrebbe fatto nessuna differenza, d'altronde, perché la pioggia non accennava a smettere. E magari sulla sua scrivania lui trovava quella lettera e la spediva al posto suo, mentre lei era troppo impegnata a rispondere di aver semplicemente perso la guerra contro il mondo a chi le faceva notare di essere cambiata.
Il fatto è che nulla di tutto questo è successo.
E qui sono ancora le quattro di mattina, e quando la pioggia diventa uno stato d'animo non resta nulla da fare: non c'è rimedio all'amore che ho dentro.

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