Così va a finire che il peso di quello che mi porto dentro e che ho sempre difeso con rabbia, cinismo e acidità non si riesce ad alzare e quindi, per logica conseguenza, non riesco a tirarmi su nemmeno io. Forse non è insonnia, ma disillusione, acidità di desideri scaduti come gli yogurt e le poesie d'amore che conservo da troppo tempo nel frigo. Scaduti perché mentre cercavo, cerco d'insegnare al cuore a non desiderare tutto quello che non può avere, il tempo passa. E lui mai che impari qualcosa.
Acidità che puntualmente viene tradita dai miei occhi, ultimamente troppo limpidi e inclini alle lacrime. Odio i miei occhi quando non riescono a riflettere le parole che dico ma non penso. E il cuore è più testardo che mai, e ancora insiste nel voler tutto ciò che gli manca, che non mi, gli, appartiene: tutto ciò che non si vede. Il cuore non impara un accidente.
Così finisco per chiedermi perché io possieda quel dannato difetto di mostrare i miei sentimenti a persone che non sono in grado di capirli. Perché passo sempre troppo tempo a prendere misure: etti di cuore, numero di abbracci mancati, quando invece sarebbe molto più opportuno prendere le distanze?! Che poi, anche questo risulta essere inutile se basta uno sguardo, se le persone non possiedono un briciolo di coraggio e tutto quello che finiscono per saper fare è nascondersi dietro un saluto, andarsene e girarsi solo quando si è già lontani. Faccio così pure io, che credete.
Ma, se lo faccio, è perché so che esistono vari modi per rimanere nella vita altrui: spesso non è indispensabile la presenza, ma ciò che conta è l'essenza e quindi, di conseguenza, l'assenza. E il resto, in fin dei conti, scusate il gioco di parole, conta poco: o si è innamorati o non lo si è affatto. Innamorarsi è come morire: non è che uno è troppo o troppo poco morto...
Ma ancora mi chiedo, a questo punto, se sia possibile essere troppo per un'amicizia e troppo poco per un amore. E, tutt'ora, non trovo una risposta.
Quello che resta, che trovo, è rabbia. Tanta rabbia da poter esplodere, da non sapere dove andare a sbattere, da non riuscire a descrivere il casino che ho dentro. Ho tanta energia da non chiudere occhio la notte, da cantare, scrivere, per ore senza fermarmi. Così tanta energia da spaccare il mondo e ricostruirlo, senza istruzioni né guida alcuna.

Forse potete, puoi, pensare di vedermi e riconoscermi, nonostante le cicatrici, le occhiaie e gli occhi arrossati, anche se non mi sforzo più di sorridere mentre dentro muoio. Forse sono ancora quella che ero prima di finire a pezzi, ma da oggi si cambia. Oggi, non morirò più. Oggi non piango e non chiedo nemmeno vendetta. Forse è perché vedo il dolore anche nei tuoi occhi senza riuscire a palarne, a parlartene, a parlarti. Non è ancora tempo, e probabilmente tra poco non lo sarà nemmeno più. Non sarà più tempo perché finita quest'insonnia, la smetterò di scomparire nell'ombra del banco di scuola, perché lascerò al tempo quello che non ho la forza di fare. Perché, anche queste ore notturne, sono gocciolate e passate.
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