venerdì 3 maggio 2013

Sii vulcano dentro. (Radi tutto al suolo, sorellina)

Ciao sorellina, oggi non ti scrivo: oggi, ti parlo con quel cuore malandato che mi è rimasto. Mi hanno insegnato a non piangere, perché le lacrime sono considerate inutili. Eppure credo che la cura per ogni male sia l’acqua salata: sudore, mare o lacrime. Lacrime perché certe volte non bastano le parole, né la capienza dei nostri occhi: hanno già dentro di sé un oceano, ricordi?

Non perdonare mai. Puoi forse dimenticare? No. Puoi ricordare qualcosa che hai avuto, e quindi il ricordo risulta essere di qualcosa che si è perso. Inutile ricordarsi di dimenticare. Inutile illudersi di poter perdonare. Arrabbiati.

Prendi quella forza che ti strapperanno da ciò che sei prima che abbiano il tempo di farlo, e sbattila in faccia alla gente. Urla, sfogati. Io non ho mai imparato a fare questo, e quindi nessuno si accorge di quanto sia a pezzi. Nessuno si accorge che io, ora come ora, non ci sono più. Certo, alle volte ascolto, raramente parlo, ma non ci sono più.

Devi dire tutti quello che senti, quello che provi, che pensi: non tenere nulla chiuso in te perché lì rischia di stagnare e fare del male solo alla tua anima.

Ti devi arrabbiare per qualunque cosa non ti vada bene. Arrabbiati perché nessuno possiede il diritto di farti tenere tutto dentro. Perché alle persone troppo sensibili accade spesso una cosa strana: crescendo, soffrendo, diventano le più crudeli.

Perché le persone come me e te sono forti, ma ogni sera pensano di non farcela. Fa crollare il mondo a furia di urla, sorellina. Radilo al suolo.

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