Non trovo più un senso da tempo, nelle persone. Così come non trovo un
senso per scrivere questo pensiero. Non trovo più il senso di far comprendere agli altri ciò che sono realmente, sotto il mio silenzio di neve. Che senso ha, affrontare queste persone che non riescono a ragionare? Sai, ti stuferai di indossare una maschera che non ti appartiene fatta di cinismo e sentimenti repressi dall'orgoglio. Desidererai che qualcuno riesca a vederci attraverso senza poi rifugiarsi nel silenzio o scappare...
"Dove te ne sei andato? Nei miei film mentali sei sempre presente, esci dai miei pochi sogni, maledizione."
Sorellina, desidererai incontrare qualcuno che, qualora gli rispondessi con un "non è importante", non ti crederà. E farà bene. non ti crederà, sfonderà i muri di casa e quelli che erigerai a difendere la parte più debole di te, e ti verrà a salvare.
Ma tu non commettere errori sciocchi e maldestri: non ripeterti all'infinito che non esiste cura e non sai quando passerà. Il tè non fa miracoli, credimi. Se hai intenzione di provare, vai fino in fondo, altrimenti non cominciare a lasciare che il cuore ti torturi facendo a cazzotti col cervello. Cerca di lasciarti sorprendere da qualcosa ogni giorno. Lascia cadere la maschera, stendi al tappeto l'orgoglio e diglielo, che alle due di notte sei sveglia e ti manca. Io mi limito a credere nella telepatia... Il mio problema è che restando sempre in silenzio, va a finire che il peso di quello che mi porto dentro e che ho sempre difeso con rabbia, cinismo e acidità non riesco ad alzarlo a mani nude, e quindi, per logica conseguenza, non riesco a tirarmi su nemmeno io. Forse non è tristezza, ma disillusione, acidità di pensieri scaduti come gli yogurt e le poesie d’amore che conservo da troppo tempo nel frigo.
“Nel frigo?”
“Avevano finito la
formalina.”
“E perché, allora,
sarebbero scaduti?”
“Perché mentre cercavo
e certo tutt’ora d’insegnare al cuore a non desiderare tutto
quello che non può avere, il tempo passa. E lui, non impara mai un
accidente."
Getta la maschera, sorellina. Getta la maschera e cambia colazione.
Talvolta, anzi: quasi sempre, non è sufficiente "cambiare colazione". Bisogna riuscire a cambiare le carte in tavola, facendo i conti con se stessi. Crescendo. E che altro non è, crescere, se non il cambiare gli equilibri che l'evoluzione del dire e il fare mettono continuamente in subbuglio? Così si naviga nel mare della vita. Così si sceglie di vivere. Sì: si sceglie sapendo che nulla è per sempre, che tutto muta in un continuum che tende alla morte, mentre nulla muore. Ma vive. Questa è la chiave, umile, perciò efficace, della forza di gravità di quella monetina che lanciamo e che, sempre, ci invita a scegliere. Scegliere di cambiare, di migliorare, di vivere. E scegliere di vivere significa provarci. Comprendere che gli altri ascoltano ciò che diciamo, ma non possono immaginare ciò che solo pensiamo. Telepatia? Un dono che ci appartiene, ma che oramai (ahinoi) non ci è più così chiaro e fallisce con la nostra razionalità. Gli altri sentono le parole che diciamo, non necessariamente quelle che taciamo. Gli altri corrono sul filo degli equilibri della propria vita come facciamo noi, e non c'è sempre tempo per intuire, immaginare, mettersi nei panni dell'altro, comprendere un contraddittorio di pensiero, di parola, di emozione, di amore in formalina. Amore è Amore e basta. Parola è Parola e c'est tout. ...forse, oltre a cambiare colazione (che fa sempre bene), questo è quanto i nuovi equilibri della monetina che stai lanciando vogliono insegnarti: la linearità della parola che esprime un pensiero preciso e chiaro. Che l'altro possa comprendere per quel che è. Un sentimento. Una sensazione. L'essenza di quel che in quel momento sei. E basta. Non c'è sempre tempo per interpretare. Non abbiamo, tutti quanti, sempre il dono di vedere dietro il velo dell'altro. Anche se lo apprezziamo, anche se ci interessa, ci intriga. Lo amiamo? Potremmo amarlo. Sì, potremmo amarlo, se solo si mostrasse per quel che è. Se solo imparasse a dire ciò che pensa, ciò che sente. Perché questo non si chiama debolezza, non è sconfitta, non è acidità. Chiarezza del pensiero nella parola è coraggio, è equilibrio ritrovato, è vita. Forse questo è l'insegnamento che rincorri, e che ancora è lontano dall'essere interiorizzato da chi si nasconde dietro orgoglio, silenzio, contraddittorio e...telepatia. Forse, l'insegnamento sta nell'imparare a parlare, dire, esprimere. Chiarezza. Un "mi manchi" ben assestato è coraggioso. Ma tanto, tanto, tanto terapeutico. Per chi lo pronuncia. E che si trova un po' più in là, un po' più grande. Per davvero: un po' più Grande.
RispondiEliminaMi auguro che tutto il tuo dire e il tuo fare tendano verso ciò, verso l'amore. Perché ciò che non tende all'amore, all'altro, in modo chiaro e lineare, è come la luce che si accende di giorno: inutile. E quando ci si rende conto...è il deserto nel sé. Ed è sprecato.
Un bacio. No: un abbraccio e un "nasin nasin". Perché questo è ciò che sento per te, nonostante tutto. E te lo dico. Senza timore. Chiaramente.