Scrivo perché è quello che meglio riesco a fare quando non rimane più niente. Non rimane più niente perché l'odio rade al suolo qualunque cosa, infestando il terreno per sempre. Altro che Hiroshima. Odio. Odio che tutto ciò accada intorno a me e io sia capace solamente di restare a guardare. Odio continuare a perdermi nel mondo senza avere nessun sistema di autodifesa e lacerandomi sempre un po' di più l'anima. Le ali? Quelle se ne sono cadute da un po', tanto che sono cicatrizzati pure i tagli.

Odio chi crede di aver capito e invece non ha capito proprio niente di me. Chi non sa cosa significhi esser comune rosa e aspirare all'orchidea. Odio, perché mi hanno insegnato che non si deve piangere, ma bisogna farsi valere. Il problema è che chi fa credere d'esser forte finisce per convincere la gente del fatto che lo è veramente. E nella vita o si vince o si perde. Nella vita non esistono vie di mezzo perché la vita è una sola e già questa non basta. Io ci ho provato, a non piangere. Ma ora sono fragile ed è inutile a continuare a fingere. In fondo, tutti lo siamo, e non ammetterlo non ci rende certo più forti. Odio i ricordi perché quelli restano. E il tempo non cura un bel niente.
Eppure, finché sento il senso dell'odio forse sono ancora viva. E basta chiedermi se sto bene o male. è palese: gli occhi rimangono sempre. Anche quando c'è solo la cenere, la pioggia, e un piatto di minestra che si vorrebbe gettare a terra.
E odio il fatto di non riuscire nemmeno più a scrivere.
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