Ma non c'è nessun inchiostro che si possa sciogliere sotto questa pioggia che cade incessantemente. Lei se ne frega se già piovono gocce salate sui miei mostri notturni, se gli occhi restano tutt'ora puntati a terra con l'ostinatezza con la quale usiamo legarci a ciò che inevitabilmente ci ferisce, non le importa neppure che io non sappia ancora accudire una pianta e credo ancora nelle lettere. Vorrei che qualcuno riuscisse a percepire quest'allegra tristezza che mi accompagna fedelmente. Ancora mi illudo che la gente sia in grado di comprendere che forse, all'insonnia, bisogna solamente abbandonarsi. Chi ha detto che non sia lei stessa la cura?

Il fatto è che molte volte mi allontano, ci allontaniamo da quello che in realtà desideriamo con tutti noi stessi, dicendoci di non riuscire più a capire se non lo si trova o, se non lo si vuol neppure cercare,
per paura di ottenere ciò che si desidera. E se tutto questo mi porta a non dormire la notte, è forse perché possiedo ancora la facoltà di sognare, ma non più quella di ricordarmi qualcosa, così come ho ancora la capacità di redigere un'intera tesi scientifica sulle mie paure, ma non quella di debellarle... Insomma, potrei continuare per pagine e pagine e pagine, resta il fatto che, se qualcosa la si desidera bisogna andarsela a prendere. Punto. Il resto è solo uno sporco e facile alibi.
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