giovedì 18 luglio 2013

Uno sporco alibi (scrivimi una lettera che parli solo di silenzi)

Casa e il sonno è nuovamente un'utopia. Sarà che i ricordi sono inquilini complicati dal volume troppo alto... Così mi ritrovo nuovamente a scrivere, per non rileggermi chilometri di righe d'amore confusionarie che non mi dedicano più. La gente non scrive più lettere... Quanto vorrei aprire quella scatola e trovarne una intestata a un nome che non usa più nessuno: "Alice". Quanto darei per poter gettare a terra giornale, fatture e scartare la busta. "Non si aprono così le lettere!" Mi direbbe qualcuno. E allora? Esiste forse un modo giusto o sbagliato anche in questo?
Ma non c'è nessun inchiostro che si possa sciogliere sotto questa pioggia che cade incessantemente. Lei se ne frega se già piovono gocce salate sui miei mostri notturni, se gli occhi restano tutt'ora puntati a terra con l'ostinatezza con la quale usiamo legarci a ciò che inevitabilmente ci ferisce, non le importa neppure che io non sappia ancora accudire una pianta e credo ancora nelle lettere. Vorrei che qualcuno riuscisse a percepire quest'allegra tristezza che mi accompagna fedelmente. Ancora mi illudo che la gente sia in grado di comprendere che forse, all'insonnia, bisogna solamente abbandonarsi. Chi ha detto che non sia lei stessa la cura?
Sapete, mi sembra di essere nata al contrario, ma forse siamo tutti un poco attratti da quello che non comprendiamo, da quello che non è giusto per noi eppure lo desideriamo a tal punto... Ed è strano, questo dolore: morire di nostalgia per qualcosa che non si può avere. E allora scrivo perché altrimenti finirei per odiare tutti, come odio chi mi toglie dalla mia solitudine senza però farmi compagnia.
Il fatto è che molte volte mi allontano, ci allontaniamo da quello che in realtà desideriamo con tutti noi stessi, dicendoci di non riuscire più a capire se non lo si trova o, se non lo si vuol neppure cercare,
per paura di ottenere ciò che si desidera. E se tutto questo mi porta a non dormire la notte, è forse perché possiedo ancora la facoltà di sognare, ma non più quella di ricordarmi qualcosa, così come ho ancora la capacità di redigere un'intera tesi scientifica sulle mie paure, ma non quella di debellarle... Insomma, potrei continuare per pagine e pagine e pagine, resta il fatto che, se qualcosa la si desidera bisogna andarsela a prendere. Punto. Il resto è solo uno sporco e facile alibi.



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