domenica 18 dicembre 2011

Sulla cioccolata appena versata.

Vorrei prendere violentemente a pugni quei sogni che al mattino mi abbandonano, strappandomi di dosso anche il piumone, in questo freddo mondo. Vorrei esistesse un sindacato di leggittimità o un intervento interpretativo per i sogni in generale, dal momento che gli incubi sono già chiari e tendenzialmente rivoluzionari per conto loro.
Ora, del loro ricordo che mi appare sfumato come la condensa sui vetri della mia anima, dove con un dito ho imparato a scrivere i miei pensieri, riesco a percepirne solamente il profumo tra il latte caldo e la polvere di cioccolato. Tra uno sbadiglio e una lacrima, finisce che mi ritrovo a piangere sul latte appena versato. Cosa da non fare, nevvero?
Il loro profumo non somiglia a quello delle foto della polaroid, ricordi per eccellenza, per menti poco allenate, per fantasie sintetiche e felicità precarie. Somiglia di più a quello di quella felpa troppo grande, della coperta che ogni notte mi tengo stretta sotto il piumone.
Avrei talmente tante cose da dirgli, talmente tante cose da raccontare che finisco per lasciare fare. Sto a guardare, questi sogni, mentre ridipingono la mia vita, per poi dissolversi, nascondersi nei silenzi.
Io cerco di capire comunque, l'ho sempre fatto. Come loro con me, come tu con me, come me con noi.

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