martedì 19 aprile 2011

Che, in due, contro questo mondo... Si spacca il cielo.

Fondamentalmente non si crede, poichè è assai scontato non farlo; non si crede nelle cose belle perchè di sciupano... Ma se, invece, non si partisse dal presupposto che sia tutto così? Tutto qui?
Fondamentalmente abbiamo lo stesso numero di ossa, muscoli, polmoni e cuore (solo uno, alle volte già in eccesso di per sè, vero?) Poi ognuno aggiunge un particolare: chi lacrime di cristallo, che quando cadono fanno un rumore assurdo, frantumandosi a terra: chi pelle bianca, sia d'estate, che d'inverno: persone luna, incapaci di brillare di luce propria; chi sogni che s'aggrappano ai capelli; chi paura del buio e allergia agli abbandoni.
Non si può dar nulla per scontato e non tutto deve avere un senso o andar bene per forza. Prendete il mondo: neppure lui ha senso. Eppure è lì.
Credo, invece, che bisognerebbe partire dal presupposto che, sebbeno ognuno diventi diverso nel suo essere terribilmente banale, umano; in amore ci si cade. Questa vita ci stupirà. Vedrete, vi stupirà. La vita stessa tende a farlo per non so quale complicata legge fisica o teorema matematico: io non sono brava coi numeri. Con le parole? Dicono il contrario. E con queste dirò ciò che credo, ovvero che qui si punta continuamente al cielo, mentre basterebbe guardarsi e lasciarsi sorprendere... Lasciate che questi sogni vi s'impiglino tra i capelli e i mostri si riposino sul vostro cuscino.
Continuate a sognare che, un giorno, qualcuno vi venga incontro scusandosi del ritardo, giacchè nella sua vita c'era traffico. Che vi prenda la mano, vi dica che ci eravate addormentati sul divano svegliandovi lentamente, che prendete un treno e ve ne andate. Ricordate: in due contro questo mondo, si spacca il cielo. Tanto poi, questo cielo se ne dimentica: si dimentica di tutto e tutti, vero?
Lo so, lo so. E lo so che, questo mondo, alle volte è assai ingiusto. E lo so che si guarda a terra per paura di cadere. Come pure so che sarebbe gran cosa se il sorriso fosse all'ordine del giorno; se le persone sapessero ascoltare anzichè sentire e basta e se, finalmente, riuscissimo a scoprire in quale maledetto barattolo hanno nascosto lo zucchero e non cadere mai più in errore.
Sapete, c'è che bisogna viversi; poichè, in fine, tutto ciò che rimane sono solo ossa, muscoli, polmoni e un cuore più o meno integro. Resta il fatto che diamo troppi nomi alle stelle, dovremmo invece darli a qualcosa di più vicino a noi...
Rischiamo di perderci in quel cielo, così facendo. Sì, insomma, dovremmo solo stupirci. Invece, continuiamo a guardare sù.

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