sabato 30 aprile 2011

Se non piovesse acido, su questo mondo.

Avete presente quando vi svegliate di soprassalto, nel pieno della notte, sudati: quando la stanza è immersa in un fitto strato di tenebre e cercate l'interruttori a tentoni? È successo così a me. Succede così ogni giorno, in questo mondo che si restringe ad ogni alba, e diventa sempre più complicato starci bene dentro...
Caro cielo, sono io. Sono io che son ben poca cosa per te, ma ti urlo continuamente contro, sai? Ti dò fastidio? Allora, giuro che se ripari le cose mi zittisco all'istante.
Queste guerre, questi atti ingiustificati se non dalla follia, finiranno un giorno tra fiori e risate isteriche? Ci sarà mai un giorno di sole, pace? Perchè il punto di domanda non diventa esclamativo?
Perchè risposta non c'è. Ma la speranza, sì: quella è l'ultima a morire. Forse ciò che ci sprona a sperare è proprio il fatto di non riuscire a concepire, ad accettare tutto ciò. Qui si sta come in una partita di scacchi: divisi in due, solo che sarebbe molto più facile se potessimo decidere noi da che parte stare; se qualcuno decidesse di gettare le armi per abbracciare il proprio figlio ed insegnargli a stare in piedi, a camminare dritti contro il vento e petto in fuori, perchè qui "si sta come d'autunno, sugli alberi..."
Se il mondo non fosse avariato ma semplicemente vario; se piovesse acqua e le lacrime fossero semplicemente salate e rare; se potessero tornare quei giorni di corse nel grano e occhi di cielo,... se.
Quanti "se" ci sono nelle nostre vite, voi siete sempre disposti ad accettarli?
Io, in fondo, in questo mondo, al destino, ci credo. Io mi oppongo e scelgo: le pedine bianche, grazie. Voi? Scegliete da che parte stare.

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