Siamo innamorati non tanto delle parole di per sé, né tanto meno da ciò che vogliono significare, in un mosaico i cui pezzi a volte sono perfetti, altre volte diseguali, altre ancora mancanti. Noi amiamo molto di più la penna che il foglio.
Amiamo. Amiamo sempre senza mezze misure né sconti perché ci siamo resi conto, forse troppo presto, che in questa vita ogni cosa ha un suo prezzo: amore compreso. Può valere una vita? Questo non lo so, so solo che per amare non c'è sempre bisogno di cuore. Per lui, un cuore non può bastare. Forse una vita intera non è sufficiente: non deve esserlo, poiché, qualora lo fosse, ci ritrovemmo a coltivare lettere sparse anziché poesie.
Ogni cosa ha un prezzo: ci troviamo in un mondo di soldati con divise da essere umano, cuori vuoti e tasche piene; piene di ricordi, perché per amare serve più coraggio che ricordare.
Allora, ditemi ora, da che parte state? Amare o ricordare? È questo il dilemma che avvelena l'esistenza di noi scrittori.
O ancora, ricordare d'essere stati amati? Troppe domande: ci sono più parole che tempo, più emozioni che parole, più foglie che vento, più silenzi che verità. E allora sale questo sentimento malinconico che brucia la gola. Sale, succede anche con la rabbia, sapete?
Salire trovo sia un verbo che si addice perfettamente a tale stato d'animo: sento crescere la rabbia come un climax dentro me. Parte dallo stomaco, credo, poi prende il cuore ed entra in circolo più velocemente.

Provate voi a trovarvici voi in un lago d'amore ed uscirne indenni...
L'amore è la droga più potente al mondo. Ma voi amate sempre, in ogni caso. Amate e tenete il vostro cuore fuori dalla portata di chi ancora riesce a fare esplodere i sogni.
Amate come noi scrittori amiamo il mezzo, non il fine. Perché noi amiamo scrivere, non ciò che abbiamo scritto. Amate da morire. Amate d'amare.
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