Mi ritrovo seduta sul mio letto, penna in mano e foglio vuoto. Avrei così tanto da dire, scrivere, eppure...
eppure sono qui. E dondolo le gambe come se fossi su un'altalena immaginaria di pensieri. Vorrei scrivere qualcosa di bello, opure brutto per chi non sa capirlo, veritiero e mille altre cose ancora.
Scriverò usando verbi di quelli che vanno usati solamente al presente, poiché in altri tempi sarebbero talmente irregolari da fare male: passati remoti pressocché impossibli da coniugare. Vedrò poi di accostare parole che non possano mai suonare in armonia perfetta ma che, insieme, stridono in un modo talmente melodioso che sembrano annullarsi. Credo siano delle ottime combinazioni.
Scriverò di quel sentimento che non vedete, che tanto viene decantato nei romanzi e nei libri di poesie poggiati sui vostri comodini ma che, per quanto questi poeti possano insistere, in strada non se ne trova traccia.
Scriverò un elogio a chi inventò i post-it e a chi se ne riempe la vita e il cuore. Passerò poi lentamente a scrivere di come sia possibile catturare la pioggia e svenderla dove non cade.
Scriverò una storia non d'amore ma di vento, freddo e sole, sintonia e incomprensione, silenzi e rumore di parole in rima a ritmi totalmente divergenti, di boccate d'aria e fumo.
Ma sono qui, e sto ancora dondolando le gambe come se fossi su un'altalena, tutto mi sembra irrisorio: tutto ciò che si distanzi dalla neve che si scioglie nel mio petto.
Sono qui con un foglio ancora bianco in mano, ho fragole e fiori d'inchiostro sul cuore e nessuno ha compreso ciò che ho voluto dire, nevvero?
Non credo. Qualcuno, sicuramente sì.
Prometto che scriverò ancora di questa storia che non è d'amore, ma solo una storia. Con dentro l'amore. O, forse, è amore.
Con dentro una storia.
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