"Sai ad aspettarti ci potranno essere un milione di persone, persone che ti guardano, ti vogliono, gli piacerebbe parlarti, giocare, scherzare, vivere....ma tu nn vedi nessuno, solo lui, che forse non si presenterà mai per affrontare un viaggio con te."
E tu, dimmi, allora, cosa vedi oltre quel piano azzurro privo di espressione che chiami cielo?
Non lo sai? Io so cosa ci vedo. Vedo tutte queste persone, se solo volessero gentilmente fare un passo più vicine: ho l'oceano che mi traspare dagli occhi e mi rende leggermente appannata la vista.
Sai, chiunque tu sia, non mi piacciono le righe: preferisco i quadretti. Non sopporto chi predica bene, per poi razzolare male. Vuoi fare l'eroe? Chi sei? Forse non lo sai nemmeno tu, vero? E, allora, come puoi immedesimarti in me? Se trovi il modo ti prego fammelo presente, potrebbe essermi utile.
E chi ti dice che quando piove è solo perchè le nuvole si caricano di troppo vapore acqueo?
E chi ti dice che quando ridi senza motivo sei un pazzo?
E chi ti dice che io mi riferisca ancora a lui? "Chiunque tu sia." Non mi pare, no?
Io credo che quando piove qualcuno voglia solo coprirci le lacrime. E che quando ridiamo senza motivo lo facciamo per ricordarci d'esser vivi, e vivere è una cosa meravigliosamente comica.
Coraggio, signor amore, vieni fuori e combatti!
Che io, ho già dei biglietti aerei non rimborsabili per futuri inverosimili.
mercoledì 30 marzo 2011
martedì 29 marzo 2011
Futuri inverosimili.
C'è che, quando la spiegate, una poesia, diventa banale. Chi viene via, con me?
Andiamo dove respirare non è così difficile. Cosa devo fare? Devo colorare le rose? Ho bisogno che qualcuno mi dica "brava" anche solo per l'impegno messo. Non ho paura, l'ho già detto. La testa l'ho già persa da un pezzo.
"Non hai più scritto. Ci manchi." Di fatto io, potrà sembrare strano, ma non ho sempre qualcosa da dire... Ogni tanto il silenzio mi abbraccia. È un periodo in cui non riesco a dire ciò che provo, perchè, ammettiamolo, quando non si è innamorati si diventa passivi: apatici. E il mio problema è che sono una dannata romantica. Hai già preparato le valigie, chiunque tu sia? Perchè non ti decidi? Scegli. Vuoi essere un'eroe? Nessuno può dirti come devi respirare. Scegli se venire o restare.
Io ho solo bisogno di andarmene, ora. Perchè quando mi accorgo che, per un'altra giornata, non ho voglia di scrivere, mi sento mancare. E allora indosso una vecchia maglietta, le scarpe sporche e magari poi l'I-pod se miracolosamente è carico. Ho una voglia assurda di girovagare senza una meta precisa, vi capita mai? Sia mai che adesso, giro l'angolo, mi scontro con lui e gli rovescio il caffè addosso mentre mi cadono i libri per terra, e sorride, e mi aiuta a raccoglierli...
"Ma la vita non è così." Vero. Non funziona come nei film. Non succede affatto così.
Andiamo dove respirare non è così difficile. Cosa devo fare? Devo colorare le rose? Ho bisogno che qualcuno mi dica "brava" anche solo per l'impegno messo. Non ho paura, l'ho già detto. La testa l'ho già persa da un pezzo.
"Non hai più scritto. Ci manchi." Di fatto io, potrà sembrare strano, ma non ho sempre qualcosa da dire... Ogni tanto il silenzio mi abbraccia. È un periodo in cui non riesco a dire ciò che provo, perchè, ammettiamolo, quando non si è innamorati si diventa passivi: apatici. E il mio problema è che sono una dannata romantica. Hai già preparato le valigie, chiunque tu sia? Perchè non ti decidi? Scegli. Vuoi essere un'eroe? Nessuno può dirti come devi respirare. Scegli se venire o restare.
Io ho solo bisogno di andarmene, ora. Perchè quando mi accorgo che, per un'altra giornata, non ho voglia di scrivere, mi sento mancare. E allora indosso una vecchia maglietta, le scarpe sporche e magari poi l'I-pod se miracolosamente è carico. Ho una voglia assurda di girovagare senza una meta precisa, vi capita mai? Sia mai che adesso, giro l'angolo, mi scontro con lui e gli rovescio il caffè addosso mentre mi cadono i libri per terra, e sorride, e mi aiuta a raccoglierli...
"Ma la vita non è così." Vero. Non funziona come nei film. Non succede affatto così.
E allora ti aspetto sulle scale. Non prendo l'ombrello: dove voglio andare non piove. Mi serve solo una penna e un po' di cuore...
Allora, pronto?
...Quasi affatto.
domenica 27 marzo 2011
Specchiarsi in un cucchiaino da tè. (Tea party, un'ora dopo)
Forse non ho voglia di imprimere emozioni, oggi. Forse accennerò solo la frase di una qualche canzone, guarderò la pagina bianca fino a riempirmici la mente, ricordate?
"C'è la neve, nei miei ricordi: c'è sempre la neve. E mi diventa bianco il cervello, se non la smetto di ricordare..."
Qui c'è solo la prima pioggia primaverile, di questo cielo che versa lacrime e bagna il mondo che si lamenta e sposta un po': avanti di un'ora.
Ecco, ho perso ancora le parole. Come si perdono le cose belle. Come il caffè appena alzati, come il gelato alla stracciatella o nocciola, come le corse nei campi di grano, il tuo film preferito... Basta metafore. Diciamo che sono finite come tutte quelle cose magnifiche che nascono, raggiungono lo splendore e muoiono nel silenzio e nell'indifferenza totale: dove non so. Chiunque lo sappia mi faccia un cenno. Grazie.
Oggi il cuore cerca di rovesciare il trono di quel cervello tiranno che è tornato al potere da poco tempo a questa parte: anarchia sentimentale. Scrivo, perchè in questi momenti non so far altro. Allora, che ne dite di farmi ridere, splendori? Devastatemi di solletico, inciampate, fatemi ridere. Voglio che l'anima mi esploda, voglio non pensare per una bella parentesi in questa uggiosa domenica. Voglio sentire questa risata farsi spazio in qualche parte dispersa della mia anima. Ho un gran bisogno di smetterla di prendermi troppo sul serio.
Sapete che quando vi specchiate in un cucchiaio vedete la vostra immagine riflessa al contrario?
Ecco, ho bisogno di guardare il mondo da un punto di vista diverso, di uscire dal rango e tre passi avanti, di scrollarmi le lacrime del cielo da dosso e ridere a testa in giù.
Vi siete ricordati di comprare un po' di amore questa settimana? Era in offerta. A me è uscito completamente dalla mente... E, così, quando sono arrivata avevano già esaurito le scorte. Ho solo trovato una pistola ad acqua. E, cosa pensi di farci? Volevo minacciare a morte il sole, le stelle di cadere. Ma oggi piove e di cose cadute dal cielo ce n'è fin troppe, direi. Lo sapevo che andava a finire così: l'ho sempre saputo. Lo sapevo che avrei finito per perdermi tra le lettere, andar fuori di testa e non capire più niente. Riavvolgete tutto dall'inizio, forza.
"C'è la neve, nei miei ricordi: c'è sempre la neve. E mi diventa bianco il cervello, se non la smetto di ricordare..."
Qui c'è solo la prima pioggia primaverile, di questo cielo che versa lacrime e bagna il mondo che si lamenta e sposta un po': avanti di un'ora.
Ecco, ho perso ancora le parole. Come si perdono le cose belle. Come il caffè appena alzati, come il gelato alla stracciatella o nocciola, come le corse nei campi di grano, il tuo film preferito... Basta metafore. Diciamo che sono finite come tutte quelle cose magnifiche che nascono, raggiungono lo splendore e muoiono nel silenzio e nell'indifferenza totale: dove non so. Chiunque lo sappia mi faccia un cenno. Grazie.
Oggi il cuore cerca di rovesciare il trono di quel cervello tiranno che è tornato al potere da poco tempo a questa parte: anarchia sentimentale. Scrivo, perchè in questi momenti non so far altro. Allora, che ne dite di farmi ridere, splendori? Devastatemi di solletico, inciampate, fatemi ridere. Voglio che l'anima mi esploda, voglio non pensare per una bella parentesi in questa uggiosa domenica. Voglio sentire questa risata farsi spazio in qualche parte dispersa della mia anima. Ho un gran bisogno di smetterla di prendermi troppo sul serio.
Sapete che quando vi specchiate in un cucchiaio vedete la vostra immagine riflessa al contrario?
Ecco, ho bisogno di guardare il mondo da un punto di vista diverso, di uscire dal rango e tre passi avanti, di scrollarmi le lacrime del cielo da dosso e ridere a testa in giù.
Vi siete ricordati di comprare un po' di amore questa settimana? Era in offerta. A me è uscito completamente dalla mente... E, così, quando sono arrivata avevano già esaurito le scorte. Ho solo trovato una pistola ad acqua. E, cosa pensi di farci? Volevo minacciare a morte il sole, le stelle di cadere. Ma oggi piove e di cose cadute dal cielo ce n'è fin troppe, direi. Lo sapevo che andava a finire così: l'ho sempre saputo. Lo sapevo che avrei finito per perdermi tra le lettere, andar fuori di testa e non capire più niente. Riavvolgete tutto dall'inizio, forza.
Forse, oggi, ho solo bisogno di un cucchiaino da tè. No. Non te. Tè.
mercoledì 23 marzo 2011
Volete la verità?
Mi sento come quando hai un pensiero valido che ti nuota in testa ma svanisce prima che tu possa raggiungere una qualsiasi Bic. Odioso, vero?
Eppure è alquanto semplice: è che a furia di pensare, rischio di finire per pensare a qualcosa a cui pensare. Lo so, lo so, sono contorta.
È che ci piace, affezionarci. Ci affezioniamo alle cose ma, il più delle volte, alle persone. Lo facciamo semplicemente perchè ci fanno bene. Ci sono momenti in cui appariamo fragili e non digeriamo nulla, così, quando una persona tende una mano, noi l'afferriamo come fosse l'unica ancora di salvezza. È successo così, a me.
Persone con cui si ha un rapposto strano, si è vincolati da un contratto non scritto, che spinge a tirarsi spallate a vicenda quando si ha il morale a terra. Persone che si possono anche non sentire per giorni, settimane, ma che si sa che appena una scheggia ferisce il nostro cuore saranno qui. Qui con noi, pronti ad inventarsi l'impossibile pur di farci sorridere. E, persone che, quando ci succede qualcosa di terribilmente felice, cerchiamo. Persone che sono come noi: una barca nel bosco, un romanzo nello scaffale dei gialli.
Sapete che c'è? C'è che sì, sono fragile, ma non dovete continuamente temere di ferirmi. Son partita ed ho avuto il coraggio di tornare: ho già visto il peggio. E tu c'eri. Non abbiate paura di dire la verità, ma ditela, sempre.
Volete la mia, di verità? So trattenere le lacrime per dieci minuti, così accade che, di punto in bianco, scoppio a piangere davanti al banco frigo del supermercato, tra gli sguardi e le occhiatacce della gente...
Tutta la verità? Va bene. Non sarei mai in grado di fargli male. Non potrei mai esser così masochista, giacchè quando sta male lui, ci sto pure io. Vorrei che qualcuno, quel qualcuno lo travolga. Vorrei che questa vita gli regali quella svolta che tutti, prima o poi, ci meritiamo. Con tutto il cuore.
Scusami.
Eppure è alquanto semplice: è che a furia di pensare, rischio di finire per pensare a qualcosa a cui pensare. Lo so, lo so, sono contorta.
È che ci piace, affezionarci. Ci affezioniamo alle cose ma, il più delle volte, alle persone. Lo facciamo semplicemente perchè ci fanno bene. Ci sono momenti in cui appariamo fragili e non digeriamo nulla, così, quando una persona tende una mano, noi l'afferriamo come fosse l'unica ancora di salvezza. È successo così, a me.
Persone con cui si ha un rapposto strano, si è vincolati da un contratto non scritto, che spinge a tirarsi spallate a vicenda quando si ha il morale a terra. Persone che si possono anche non sentire per giorni, settimane, ma che si sa che appena una scheggia ferisce il nostro cuore saranno qui. Qui con noi, pronti ad inventarsi l'impossibile pur di farci sorridere. E, persone che, quando ci succede qualcosa di terribilmente felice, cerchiamo. Persone che sono come noi: una barca nel bosco, un romanzo nello scaffale dei gialli.
Sapete che c'è? C'è che sì, sono fragile, ma non dovete continuamente temere di ferirmi. Son partita ed ho avuto il coraggio di tornare: ho già visto il peggio. E tu c'eri. Non abbiate paura di dire la verità, ma ditela, sempre.
Volete la mia, di verità? So trattenere le lacrime per dieci minuti, così accade che, di punto in bianco, scoppio a piangere davanti al banco frigo del supermercato, tra gli sguardi e le occhiatacce della gente...
Tutta la verità? Va bene. Non sarei mai in grado di fargli male. Non potrei mai esser così masochista, giacchè quando sta male lui, ci sto pure io. Vorrei che qualcuno, quel qualcuno lo travolga. Vorrei che questa vita gli regali quella svolta che tutti, prima o poi, ci meritiamo. Con tutto il cuore.
Scusami.
E, ora, prendi il coraggio a due mani e và. Dì tutto quello che pensi e che scrivi per mancanza di coraggio. Sì, lo so, potrà far male, dissanguarti il cuore. O potrà esser magnifico. Vivi. Abbi il coraggio di rendere la tua vita un posto meraviglioso. E ora, va a parlarle.
martedì 22 marzo 2011
Bastasse un cuore per amare. (Mare)
Passeranno i giorni, le ore, i mesi, il sole ci camminerà intorno un miliardo di volte, mio padre pianterà altre piante da frutta e io stiperò i miei amabili resti in una valigia e finalmente... Guarderò lì, dritto sul mare da quel ponte, per arrivare al molo. Lì d'estate ci mettono le luci artificiali, e se le accendono sono verdi. Poi c'è un tramonto che è stupendo.
Aggiusterò i capelli mentre il vento me li scompiglierà nuovamente. Mi siederò tranquilla su quel muretto che sembra ammuffire un po' di più, mano a mano che il tempo passa. Lì tutti pensieri affogano. E se, per assurdo, se sai anche capirlo, questo mare che parla, vuol dire che sei un po' come me, con questa allegra tristezza che ti pervade. Non sarà cambiato nulla, come le cose belle che hanno il potere di attaccarsi all'anima come colla tra le dita, ostinate. Mi abbraccerà con quell'aria profumata di salsedine, quella che ti sfiora lasciandoti la pelle umida ed entra in te con la prepotenza che solo il mare può permettersi di possedere. Mi scalderà, di sorrisi, con i profumi dei bei ricordi.
Vorrei essere lì ora, a farmi cullare da tutto ciò che mi fa stare così bene. Mi manchi, mare. Mi manca respirarti. Mi manchi da impazzire. Quest'assenza mi fa girare la testa e non mi concentro più su niente: intorno a me il nulla, il cielo si apre in due come una mela. Ecco, ora il cuore me lo voglio riprendere, per poter poi donarti ancora qualche sorriso. Sarò lì, di bianco vestita, e le nuvole prenderanno quell'aspetto che ho sempre notato solamente io.
Mai più grigio, abbronzarsi sarà facile, abbronzarsi di felicità, cosa credevate? So che l'altro significato no, non funziona con me: ho una pelle a specchio, io. Anche le pareti della mia anima sono delicate, un po' come la pelle dei neonati; a differenza che io non ho bisogno di creme per proteggermi dalle irritazioni, dalle ferite. Avrei bisogno di un carattere diverso, di un'altra corazza in cui stabilirmi. Ma non posso fare nè uno, nè l'altro. Devo accettare la mia sensibilità. Devo appenderla al sole, illuminarla, lasciarla asciugare e prendermi cura delle mie debolezze. Ho un'oceano di emozioni a cui badare.
Ci vorrebbe una tazza al gusto di felicità, per piacere. Con un pizzico di allegria e quattro cucchiaini di sorriso. Altro che questo tè. Ci vorrebbe il mare, che mi ascolta sempre e poi mi abbraccia con le sue onde. La maggior parte delle persone sente e basta, ecco. Non solo i discorsi, ma anche la musica: la gente non sa ascoltare le canzoni, sentono le parole e non colgono, nè cercano neppure di cogliere, il loro vero significato. Ci sarebbero meno guerra se ne cogliessero tutte le emozioni... Sentito, il suono delle onde che s'infrangono a riva? Sì?
Allora contiamole: una, cento, un miliardo e uno. Sì, dispari, e per niente utile. Avere mai visto qualcosa che costi un miliardo e uno? Io non penso. È così. È così inutile. Alle volte si è talmente inutili, nemmeno ci si tiene in piedi... Ma lui, lui ha un equilibrio tutto suo. Il mare è caos, ed il caos ha una gravità propria. Come quella legge chimica per la quale quando siedo là e mangio un gelato, reagisce con il mio vestito bianco e lo fa mutare di colore.
"Se cambia una costante fondamentale della fisica, cambia il mondo." Uh?! Basta così poco? Non credo. Bastasse un cuore per amare...
Ecco, d'ora in avanti punterò lì: dritto sul mare. Poi dico tanto che scappo, ma alla fine rimango. Sarò semplicemente là, seduta. Chi a voglia di sedermi accanto? Prometto che me ne starò buona e raccomanderò solamente di non rubarmi alcun biscotto, sono quelli che mi piacciono tanto. Direi poi d'esser cambiata, ma non sarebbe comunque vero, lo farò solamente per vedere la reazione che potebbe produrre. Sapete che vi dico? Cessiamo d'immaginare ed andiamoci direttamente. Molliamo tutto e buttiamoci tra le onde e la schiuma; che ho tanto bisogno di divertirmi e ridere fino a cadere in acqua, inzuppandomi da capo a piedi. Voglio ubriacarmi di risate, allegria. Lasciamoci trasportare dalla pazzia che, tanto, quando la vodka sarà finita, avremo un'oceano intero da gustare.
Ma, intanto, la radio passa per l'ennesima volta quella canzone che fa: "Rolling in the Deep...", il mondo mi prende in giro e mia madre chiama per la cena. Aspettami, mare. Arriverò.
Aggiusterò i capelli mentre il vento me li scompiglierà nuovamente. Mi siederò tranquilla su quel muretto che sembra ammuffire un po' di più, mano a mano che il tempo passa. Lì tutti pensieri affogano. E se, per assurdo, se sai anche capirlo, questo mare che parla, vuol dire che sei un po' come me, con questa allegra tristezza che ti pervade. Non sarà cambiato nulla, come le cose belle che hanno il potere di attaccarsi all'anima come colla tra le dita, ostinate. Mi abbraccerà con quell'aria profumata di salsedine, quella che ti sfiora lasciandoti la pelle umida ed entra in te con la prepotenza che solo il mare può permettersi di possedere. Mi scalderà, di sorrisi, con i profumi dei bei ricordi.
Vorrei essere lì ora, a farmi cullare da tutto ciò che mi fa stare così bene. Mi manchi, mare. Mi manca respirarti. Mi manchi da impazzire. Quest'assenza mi fa girare la testa e non mi concentro più su niente: intorno a me il nulla, il cielo si apre in due come una mela. Ecco, ora il cuore me lo voglio riprendere, per poter poi donarti ancora qualche sorriso. Sarò lì, di bianco vestita, e le nuvole prenderanno quell'aspetto che ho sempre notato solamente io.
Mai più grigio, abbronzarsi sarà facile, abbronzarsi di felicità, cosa credevate? So che l'altro significato no, non funziona con me: ho una pelle a specchio, io. Anche le pareti della mia anima sono delicate, un po' come la pelle dei neonati; a differenza che io non ho bisogno di creme per proteggermi dalle irritazioni, dalle ferite. Avrei bisogno di un carattere diverso, di un'altra corazza in cui stabilirmi. Ma non posso fare nè uno, nè l'altro. Devo accettare la mia sensibilità. Devo appenderla al sole, illuminarla, lasciarla asciugare e prendermi cura delle mie debolezze. Ho un'oceano di emozioni a cui badare.
Ci vorrebbe una tazza al gusto di felicità, per piacere. Con un pizzico di allegria e quattro cucchiaini di sorriso. Altro che questo tè. Ci vorrebbe il mare, che mi ascolta sempre e poi mi abbraccia con le sue onde. La maggior parte delle persone sente e basta, ecco. Non solo i discorsi, ma anche la musica: la gente non sa ascoltare le canzoni, sentono le parole e non colgono, nè cercano neppure di cogliere, il loro vero significato. Ci sarebbero meno guerra se ne cogliessero tutte le emozioni... Sentito, il suono delle onde che s'infrangono a riva? Sì?
Allora contiamole: una, cento, un miliardo e uno. Sì, dispari, e per niente utile. Avere mai visto qualcosa che costi un miliardo e uno? Io non penso. È così. È così inutile. Alle volte si è talmente inutili, nemmeno ci si tiene in piedi... Ma lui, lui ha un equilibrio tutto suo. Il mare è caos, ed il caos ha una gravità propria. Come quella legge chimica per la quale quando siedo là e mangio un gelato, reagisce con il mio vestito bianco e lo fa mutare di colore.
"Se cambia una costante fondamentale della fisica, cambia il mondo." Uh?! Basta così poco? Non credo. Bastasse un cuore per amare...
Ecco, d'ora in avanti punterò lì: dritto sul mare. Poi dico tanto che scappo, ma alla fine rimango. Sarò semplicemente là, seduta. Chi a voglia di sedermi accanto? Prometto che me ne starò buona e raccomanderò solamente di non rubarmi alcun biscotto, sono quelli che mi piacciono tanto. Direi poi d'esser cambiata, ma non sarebbe comunque vero, lo farò solamente per vedere la reazione che potebbe produrre. Sapete che vi dico? Cessiamo d'immaginare ed andiamoci direttamente. Molliamo tutto e buttiamoci tra le onde e la schiuma; che ho tanto bisogno di divertirmi e ridere fino a cadere in acqua, inzuppandomi da capo a piedi. Voglio ubriacarmi di risate, allegria. Lasciamoci trasportare dalla pazzia che, tanto, quando la vodka sarà finita, avremo un'oceano intero da gustare.
Ma, intanto, la radio passa per l'ennesima volta quella canzone che fa: "Rolling in the Deep...", il mondo mi prende in giro e mia madre chiama per la cena. Aspettami, mare. Arriverò.
Chi viene con me di voi, meraviglie?
lunedì 21 marzo 2011
Compagni di strada, allora?
Questa è la mia prima lettera al mondo, che non ha mai scritto a me.
Ciao mondo, come stai? Ciao mondo, che ti diverti a far combaciare tutto al contrario, ne hai di fantasia, sai? Avrei da dirti un po' di cose. Cosa? Sai che non lo so più? L'ho dimenticato. Ah, forse che ho mentito. Oggi ho mentito.
Il cielo era troppo blu per non alzarvici gli occhi, lo giuro. Le lacrime? A scoppio ritardato. Ho sollevato ancora la testa per impedire loro di scendere. Così mi maledico, ancora. Mi maledico mentre osservo i miei yogurt preferiti nella scanzia frigo del super sono sempre lì: troppo in alto affinchè io possa arrivarci con la mia minuta statura. Ti diverte anche questo, vero?
"Ti serve aiuto?" Sì. Ho un'oceano in tempesta dentro e bisogno di venire abbracciata.
"Sì, non arrivo a prendere quegli yogurt."
Oggi ti faccio felice, oggi tengo i piedi per terra. Non ho nemmeno avuto bisogno di alzarmi sulle punte. Oggi prometto che non punterò al cielo. Il cielo non è come te, sai? Lui conosce l'universale ma ignora il particolare. E io che pensavo di scordarlo così, come quando lascio il quaderno di matematica a casa.
Ti hanno detto che oggi piangevo mentre addentavo un biscotto al cioccolato, sì proprio io, cioccolato, buffo vero?
"Non è che qualcuno è stato dalla tua parte e poi si è pentito?"
No. Questa volta no.
Ci ho messo un po', sai, mondo? Ma alla fine ci sono arrivata. Un corvo assomiglia ad una scrivania perchè lui può volare, per quanto oscuro che sia, come le mie parole in grado di scorrere solo su una pagina dimenticata su quella scrivania. Ho riletto quelle lettere, dalla prima all'ultima.
Ciao mondo, come stai? Ciao mondo, che ti diverti a far combaciare tutto al contrario, ne hai di fantasia, sai? Avrei da dirti un po' di cose. Cosa? Sai che non lo so più? L'ho dimenticato. Ah, forse che ho mentito. Oggi ho mentito.
Il cielo era troppo blu per non alzarvici gli occhi, lo giuro. Le lacrime? A scoppio ritardato. Ho sollevato ancora la testa per impedire loro di scendere. Così mi maledico, ancora. Mi maledico mentre osservo i miei yogurt preferiti nella scanzia frigo del super sono sempre lì: troppo in alto affinchè io possa arrivarci con la mia minuta statura. Ti diverte anche questo, vero?
"Ti serve aiuto?" Sì. Ho un'oceano in tempesta dentro e bisogno di venire abbracciata.
"Sì, non arrivo a prendere quegli yogurt."
Oggi ti faccio felice, oggi tengo i piedi per terra. Non ho nemmeno avuto bisogno di alzarmi sulle punte. Oggi prometto che non punterò al cielo. Il cielo non è come te, sai? Lui conosce l'universale ma ignora il particolare. E io che pensavo di scordarlo così, come quando lascio il quaderno di matematica a casa.
Ti hanno detto che oggi piangevo mentre addentavo un biscotto al cioccolato, sì proprio io, cioccolato, buffo vero?
"Non è che qualcuno è stato dalla tua parte e poi si è pentito?"
No. Questa volta no.
Ci ho messo un po', sai, mondo? Ma alla fine ci sono arrivata. Un corvo assomiglia ad una scrivania perchè lui può volare, per quanto oscuro che sia, come le mie parole in grado di scorrere solo su una pagina dimenticata su quella scrivania. Ho riletto quelle lettere, dalla prima all'ultima.
Ti offendi, mondo, se rubo un po' della tua attenzione? Che ne dici di muovermi il sole e le altre stelle, come disse qualcuno? Ecco. Va da lui, scusati per il disturbo. Voglio che qualcuno lo travolga, voglio che leviti e che canti con rapimento. Che abbia una felicità delirante o almeno non la respinga. Và da lui, spronalo a cercare in te la sua verità. Dovesse anche percorrerti da cima a fondo. Digli di buttarsi a capofitto in tutto ciò in cui credere. Di rincorrere i propri sogni e crederci sempre. Digli che mi conosci bene e che mi scuso io, sta volta. "Compagni di strada, allora?" Non ho frasi da film, libri o poesie. Non ho frasi, nè parole. Ma ho tempo. Non vado via. Promesso. Sono qui. Ma, ho perso la voce. Và da lui, avanti, vai e digli quello che io non sono capace di dire.
domenica 20 marzo 2011
Anche se un senso non ce l'ha.
Premetto che questo post magari non avrà senso perchè sto scrivendo senza pensarci due volte ma, come ho già detto: neppure il mondo ne ha, eppure è lì.
Sono seduta sulla finestra, mentre un altro giorno passa in fretta. Le ore hanno ripreso a rincorrersi nell'orologio. Qua nessuno mi guarda, ma tutti vedono. Vedono una ragazza in pigiama col computer sulle ginocchia e le cuffie nelle orecchie. Io stessa mi vedo, sola, fuori dal mondo. C'è un cielo azzurro e qualche nuvola. Ciao mondo. Ciao cielo, che t'è preso? Sai, il mio umore altalenate è direttamente proporzionale al tuo, se di matematica si vuol far metafore. Forse è meglio lasciar perdere, in questo non vincerò mai: io non sono brava coi numeri.
Quante ore son passate? Mezza? No. Otto. Dopo notti insonni, finalmente, il tempo a ripreso a scorrere ed io a dormire; un sonno senza sogni, un sonno anonimo, non credetevi.
Questa volta forse non ho dosato troppo bene gli ingredienti, ho messo troppo cuore forse? Nessuno mi aveva mai dato una misura per questo. Forse qualcuno si è semplicemente divertito a scambiare il vasetto dello zucchero col sale. Così mangio biscotti a pois, mentre questa malinconia persiste ma cerco di buttarla via. Questa malinconia è mia, ma non si vede.
"Tutto a posto?" Cosa dovrei rispondere? Non so ste sto facendo più o meno male, più o meno bene. "Sto bene, sotto antibiotici, grazie, ma non so d'esser felice o meno." Cos'è, poi, la felicità?
"È reale solo se condivisa" Recitava quel film, ricordi? Ecco, lo stesso errore, nuovamente.
Dov'ero rimasta? Perdonatemi. È ancora presto...
Quello stato d'animo tanto ambito e ricercato da tutti, cos'è? Forse è l'insieme di quei rari momenti dove tutto sembra sorriderci. Forse semplicemente non esiste, e siamo noi ad attribuirla ad una cosa o ad una persona. Ecco, felicità oggi sono questi biscotti. Poca cosa, direte voi. Ma per me non lo è e altri sapranno bene che non c'è niente di più rassicurante in questo mondo, che alle volte si allarga, altre volte si restringe e noi dobbiamo solo cercare di starci bene dentro.
No. Non sono più seduta lì. Faceva troppo freddo, a terra.
Ho bisogno della mia musica, del mio silenzio, dei miei sguardi puntati verso l'orizzonte. Ho bisogno di riassestare tutto quanto e di capire a che punto del livello sono arrivata. Ho bisogno di sentire i miei pensieri. Non mi piace fare quello che fanno tutti, e involontariamente scelgo la mia strada. Succede involontariamente, inconsciamente scegliamo la vita che vogliamo vivere, senza ragionarci sopra. "Nel modo sbagliato." Come dicono tutti. "In modo diverso." Preferirei definite io queste scelte... Sapevano di zucchero ma, alla fine, cos'erano veramente? Erano solo delle frasi. Semplici parole di latta, accantonate l'una accanto all'altra. Sembravano incise nella pelle, ma erano solo polvere, solo vento. Però profumavano di vaniglia e sapevano di zucchero. Con gocce di cioccolato aggiunte, vero?
Ma passavano, come passa una canzone d'amore alla radio, come stanno passando le auto sulla strada, come passa il tempo e passano i giorni. "Tutto passa."
Guardatemi: credevate forse altrimenti? Non ci speravo neppure io.
Parto dal presupposto che forse, a questo post, un senso glielo possiamo trovare. Anche se un senso non ce l'ha.
Sono seduta sulla finestra, mentre un altro giorno passa in fretta. Le ore hanno ripreso a rincorrersi nell'orologio. Qua nessuno mi guarda, ma tutti vedono. Vedono una ragazza in pigiama col computer sulle ginocchia e le cuffie nelle orecchie. Io stessa mi vedo, sola, fuori dal mondo. C'è un cielo azzurro e qualche nuvola. Ciao mondo. Ciao cielo, che t'è preso? Sai, il mio umore altalenate è direttamente proporzionale al tuo, se di matematica si vuol far metafore. Forse è meglio lasciar perdere, in questo non vincerò mai: io non sono brava coi numeri.
Quante ore son passate? Mezza? No. Otto. Dopo notti insonni, finalmente, il tempo a ripreso a scorrere ed io a dormire; un sonno senza sogni, un sonno anonimo, non credetevi.
Questa volta forse non ho dosato troppo bene gli ingredienti, ho messo troppo cuore forse? Nessuno mi aveva mai dato una misura per questo. Forse qualcuno si è semplicemente divertito a scambiare il vasetto dello zucchero col sale. Così mangio biscotti a pois, mentre questa malinconia persiste ma cerco di buttarla via. Questa malinconia è mia, ma non si vede.
"Tutto a posto?" Cosa dovrei rispondere? Non so ste sto facendo più o meno male, più o meno bene. "Sto bene, sotto antibiotici, grazie, ma non so d'esser felice o meno." Cos'è, poi, la felicità?
"È reale solo se condivisa" Recitava quel film, ricordi? Ecco, lo stesso errore, nuovamente.
Dov'ero rimasta? Perdonatemi. È ancora presto...
Quello stato d'animo tanto ambito e ricercato da tutti, cos'è? Forse è l'insieme di quei rari momenti dove tutto sembra sorriderci. Forse semplicemente non esiste, e siamo noi ad attribuirla ad una cosa o ad una persona. Ecco, felicità oggi sono questi biscotti. Poca cosa, direte voi. Ma per me non lo è e altri sapranno bene che non c'è niente di più rassicurante in questo mondo, che alle volte si allarga, altre volte si restringe e noi dobbiamo solo cercare di starci bene dentro.
No. Non sono più seduta lì. Faceva troppo freddo, a terra.
Ho bisogno della mia musica, del mio silenzio, dei miei sguardi puntati verso l'orizzonte. Ho bisogno di riassestare tutto quanto e di capire a che punto del livello sono arrivata. Ho bisogno di sentire i miei pensieri. Non mi piace fare quello che fanno tutti, e involontariamente scelgo la mia strada. Succede involontariamente, inconsciamente scegliamo la vita che vogliamo vivere, senza ragionarci sopra. "Nel modo sbagliato." Come dicono tutti. "In modo diverso." Preferirei definite io queste scelte... Sapevano di zucchero ma, alla fine, cos'erano veramente? Erano solo delle frasi. Semplici parole di latta, accantonate l'una accanto all'altra. Sembravano incise nella pelle, ma erano solo polvere, solo vento. Però profumavano di vaniglia e sapevano di zucchero. Con gocce di cioccolato aggiunte, vero?
Ma passavano, come passa una canzone d'amore alla radio, come stanno passando le auto sulla strada, come passa il tempo e passano i giorni. "Tutto passa."
Guardatemi: credevate forse altrimenti? Non ci speravo neppure io.
Parto dal presupposto che forse, a questo post, un senso glielo possiamo trovare. Anche se un senso non ce l'ha.
sabato 19 marzo 2011
Un vuoto.
E intanto il vento soffia ancora.
Ciao, mondo. Ciao, cuore. Sono tornata. Come stai, lì dentro? Che ne dici, ora di buttare tutto all'aria? A questo vento, affinchè possa portarlo lontano, magari fino a quel mare che tanto mi manca e senza del quale mi riesce alquanto difficoltoso vivere? Si potrebbe fare, oppure no. Non so se sia una buona opportunità dopo tutto... Il passato è passato, per definizione. Lasciamo che la mente lentamente se ne liberi.
Tu? Lo vuoi trattenere? Ti capisco. Dopo tutto è una piccola parte di quel tutto che va a formarti, riempirti e aiutarti nel mantenermi in vita.
Ho detto cose che mi sono uscite dal cuore, vomitando l'orgoglio, a mio rischio e pericolo. Ho giocato col fuoco, con la mia allergia. Il futuro non è scritto, ma alcune cose si hanno dentro. C'è chi affida una fetta di futuro ad un pezzo di carta, sperando che resista di più dell'acciaio. La vita è un gioco a scacchi; solo che è come se qualcuno, approfittando di un momento di distrazione, ti avesse rubato un pezzo. E allora restano solo le ore. Ore che si rincorrono dentro l'orologio e scivolano lente, inevitabili. Non hanno dubbi, loro.
In un primo istante il nulla: ci si muove quasi al rallentatore. Si cerca l'illusione che il tempo si fermi e, magari, torni indietro. Affinchè si possa tornare a quando si mordeva la vita come fosse una torta al lampone, sporcandosi di felicità e progetti. In effetti, bisognerebbe sorridere per quello che c'è stato. Ma, come dicevo, c'è un momento in cui questo risulta un'impresa troppo ardua per il nostro cuore stanco. Allora il vuoto si riempie di ricordi, tristezza e le lacrime cominciano a debordare dagli occhi.
Si diventa vulnerabili e si caccia via, fuori tutti, stringendo a sè un po' di più quel pupazzo enorme, col quale si condivide il letto, e ci si rannicchia sotto le coperte ad aspettare l'alba: insonni. Si resta spenti in un mondo acceso. Nessuno ti capisce perchè non vuoi farti capire. Perchè prima di capire c'è un passaggio intermedio: una sospensione. Lì sei solo. Non potrebbe essere altrimenti, giacchè tutto è già passato. La frase più facile da dire è: vattene. Il tuo guscio è più forte dello schiaccianoci.
Ciao, mondo. Ciao, cuore. Sono tornata. Come stai, lì dentro? Che ne dici, ora di buttare tutto all'aria? A questo vento, affinchè possa portarlo lontano, magari fino a quel mare che tanto mi manca e senza del quale mi riesce alquanto difficoltoso vivere? Si potrebbe fare, oppure no. Non so se sia una buona opportunità dopo tutto... Il passato è passato, per definizione. Lasciamo che la mente lentamente se ne liberi.
Tu? Lo vuoi trattenere? Ti capisco. Dopo tutto è una piccola parte di quel tutto che va a formarti, riempirti e aiutarti nel mantenermi in vita.
Ho detto cose che mi sono uscite dal cuore, vomitando l'orgoglio, a mio rischio e pericolo. Ho giocato col fuoco, con la mia allergia. Il futuro non è scritto, ma alcune cose si hanno dentro. C'è chi affida una fetta di futuro ad un pezzo di carta, sperando che resista di più dell'acciaio. La vita è un gioco a scacchi; solo che è come se qualcuno, approfittando di un momento di distrazione, ti avesse rubato un pezzo. E allora restano solo le ore. Ore che si rincorrono dentro l'orologio e scivolano lente, inevitabili. Non hanno dubbi, loro.
In un primo istante il nulla: ci si muove quasi al rallentatore. Si cerca l'illusione che il tempo si fermi e, magari, torni indietro. Affinchè si possa tornare a quando si mordeva la vita come fosse una torta al lampone, sporcandosi di felicità e progetti. In effetti, bisognerebbe sorridere per quello che c'è stato. Ma, come dicevo, c'è un momento in cui questo risulta un'impresa troppo ardua per il nostro cuore stanco. Allora il vuoto si riempie di ricordi, tristezza e le lacrime cominciano a debordare dagli occhi.
Si diventa vulnerabili e si caccia via, fuori tutti, stringendo a sè un po' di più quel pupazzo enorme, col quale si condivide il letto, e ci si rannicchia sotto le coperte ad aspettare l'alba: insonni. Si resta spenti in un mondo acceso. Nessuno ti capisce perchè non vuoi farti capire. Perchè prima di capire c'è un passaggio intermedio: una sospensione. Lì sei solo. Non potrebbe essere altrimenti, giacchè tutto è già passato. La frase più facile da dire è: vattene. Il tuo guscio è più forte dello schiaccianoci.
Poi la tristezza si veste di rabbia ed, infine, giunge la sera. Con essa la consapevolezza che domattina, quando ci si alzerà sarà tutto diverso. Allora la rabbia lentamente si esaurisce contro un muro e lascia spazio. Un vuoto. Ma uno di quei vuoti tranquilli, dove i ricordi possono scorrere liberamente senza incastrasi e ferirci. Un vuoto che profuma di malinconia, giacchè è troppo presto per profumar di primavera. Malinconia che, lentamente, sfaterà e lascerà un vuoto più completo. Uno di quelli che basterà poco per riempirli. Un vuoto da farcire con abbracci di vaniglia.
venerdì 18 marzo 2011
Che la realtà sia quella che si vede.
Il "domani" arriverà fra un po'. Ma io sono già sveglia. Stamani ho trovato accanto a me quella razionalità che ero finalmente riuscita, a furia di spintoni, ad allontanare per un po'. Ho ritrovato quel pane che ho appreso dal dolore tempo addietro, ed ho perso la marmellata da spalmarvici sopra.
Ho già provato cosa significa esser completi, poi doloranti ed infine distrutti. E dalle ceneri ho imparato che se qualcuno ti schiaccia, devi essere il primo che attacca. Ma, putroppo, ho sempre incassato e così farò ora, mentre aspetto questo nuovo giorno per ricominciare e dimenticare tutto. Ho già vissuto l'uragano che mi ha cambiato e rubato gli anni migliori. Vero. Come è pure sempre vero che solo la morte e l'amore cambiano tutte le cose.
A questo punto potreste chiedermi: "Perchè? Perchè tu?" Non saprei darvi risposta. Ma, a chi mi chiederà se lo rifarei, risponderò certamente annuendo col capo. Sì, comunque, lo rifarei.
Ora, però, avrò bisogno di qualcosa da dire, qualcosa da fare, perlomeno per oggi. Potrei cominciare col mettermi un vestito e un po' di trucco, per sentirmi diversa in sta vita diversa; di quello resistente all'acqua, però. Quello che a toglierlo ti bruciano tremendamente gli occhi perchè devi strofinare forte: oggi non è un problema. Nessuno lo noterà.
Sì, oggi sarò una confezione brillante, ma vuota di sostanza.
Da quando mondo è mondo tutte le cose belle nascono, raggiungono il massimo del loro splendore, e muoiono nell'indifferenza e nel silenzio più totale... Il fatto è che quando un cuore si rompe lo fa in questo silenzio più totale, che fa arrivare perfino a desiderare un rumore tanto forte da impedirci di sentire il dolore.
Il fatto è che questa rabbia, lentamente, sfumerà: la rabbia del silenzio. La rabbia delle persone che non sono in grado di prender la vita tra le mani ed esser schietti. Una volta dissi che non sono le parole che contano, nè dove tu le scriva: conta dove arrivano. Mi contraddico. Alle volte, le parole, sono tutto. Alle volte bisognerebbe solo lasciare cadere il silenzio, con tutto il suo rumore.
Lasciatemi un post-it giallo per ricordarmi di me, oggi, del mio sorriso: potei dimenticarlo a casa e il mondo farebbe troppe domande.
"Chi cambia la colazione, vuole cambiare qualcosa nella sua vita." A sì? Oggi si torna a caffè nero e pane insapore, allora.
Mi sono lasciata cadere all'indietro. So che siete lì a prendermi. Non conta chi di voi mi afferrerà per primo. Conta che mi abbracci forte. Non conta se dirà le parole giuste o sbagliate: conta che parli. Che mi ripeta che son forte. Da sola, non fa lo stesso effetto. Non conta poi che faccia di tutto per farmi sorridere. Conta che voglia magari dividere un pacco di biscotti con me.
Che, in fondo, anche questa passerà. E poi, per favore, fatemi notare che oggi, domani, qualsiasi giorno sia, arriverà il sole, anche se dentro piove.
Ho già provato cosa significa esser completi, poi doloranti ed infine distrutti. E dalle ceneri ho imparato che se qualcuno ti schiaccia, devi essere il primo che attacca. Ma, putroppo, ho sempre incassato e così farò ora, mentre aspetto questo nuovo giorno per ricominciare e dimenticare tutto. Ho già vissuto l'uragano che mi ha cambiato e rubato gli anni migliori. Vero. Come è pure sempre vero che solo la morte e l'amore cambiano tutte le cose.
A questo punto potreste chiedermi: "Perchè? Perchè tu?" Non saprei darvi risposta. Ma, a chi mi chiederà se lo rifarei, risponderò certamente annuendo col capo. Sì, comunque, lo rifarei.
Ora, però, avrò bisogno di qualcosa da dire, qualcosa da fare, perlomeno per oggi. Potrei cominciare col mettermi un vestito e un po' di trucco, per sentirmi diversa in sta vita diversa; di quello resistente all'acqua, però. Quello che a toglierlo ti bruciano tremendamente gli occhi perchè devi strofinare forte: oggi non è un problema. Nessuno lo noterà.
Sì, oggi sarò una confezione brillante, ma vuota di sostanza.
Da quando mondo è mondo tutte le cose belle nascono, raggiungono il massimo del loro splendore, e muoiono nell'indifferenza e nel silenzio più totale... Il fatto è che quando un cuore si rompe lo fa in questo silenzio più totale, che fa arrivare perfino a desiderare un rumore tanto forte da impedirci di sentire il dolore.
Il fatto è che questa rabbia, lentamente, sfumerà: la rabbia del silenzio. La rabbia delle persone che non sono in grado di prender la vita tra le mani ed esser schietti. Una volta dissi che non sono le parole che contano, nè dove tu le scriva: conta dove arrivano. Mi contraddico. Alle volte, le parole, sono tutto. Alle volte bisognerebbe solo lasciare cadere il silenzio, con tutto il suo rumore.
Lasciatemi un post-it giallo per ricordarmi di me, oggi, del mio sorriso: potei dimenticarlo a casa e il mondo farebbe troppe domande.
"Chi cambia la colazione, vuole cambiare qualcosa nella sua vita." A sì? Oggi si torna a caffè nero e pane insapore, allora.
Mi sono lasciata cadere all'indietro. So che siete lì a prendermi. Non conta chi di voi mi afferrerà per primo. Conta che mi abbracci forte. Non conta se dirà le parole giuste o sbagliate: conta che parli. Che mi ripeta che son forte. Da sola, non fa lo stesso effetto. Non conta poi che faccia di tutto per farmi sorridere. Conta che voglia magari dividere un pacco di biscotti con me.
Che, in fondo, anche questa passerà. E poi, per favore, fatemi notare che oggi, domani, qualsiasi giorno sia, arriverà il sole, anche se dentro piove.
Ah un'ultima cosa. Hai commesso un'errore: ho parole difficili, io. E poi, non illuderti troppo: non hai capito un bel niente.
Scusa.
Litigare con te è una cosa che mi uccide. Te lo scrivo qui, in un post di quelli che fanno venire sonno. Così, magari, ti addormenti in mezzo alle mie parole...
Hai ragione, sono disordinata e non arrivo mai puntuale agli appuntamenti. Sai, non riesco neanche a mantenere l'equilibrio su una superficie piana. Sono un disastro. È che, ultimamente, ho le lacrime facili ed il sorriso, forse un po' meno.
"Sei felice?" "Sì, lo sono sempre, in fondo." Il fatto è che non voglio dare spiegazioni, spendere parole troppo banali. "Sto aspettando la svolta, in verità. Sto aspettando."
Forse mi diresti di smetterla di lamentarmi, che non serve a niente. Sai, potrei anche cercare di smettere, solo che poi non saprei comunque che fare.
Sai cosa ci vorrebbe adesso? Che tu te ne uscissi con una di quelle frasi strane, così potrei fingere di essere in un film. Hai presente? Quelli dove ci sono i due protagonisti distesi su di un prato verde e c'è una brezza leggera che trascorre.
"La vita non è così." "Già, ma sognare non costa nulla." "Sognare costa più di quanto tu creda, tesoro."
Ti sarà già venuto sonno, vero? Resisti ancora un poco. Sai, se me la prendo tanto quando mi fai notare che sono testarda, indecisa e voglio avere sempre ragione, è solo perchè non posso darti torto.
Un disastro. Un pasticcio-pasticcino di quelli che al pasticciere non è riuscito perfettamente; quel biscotto un po' bruciacchiato ai bordi, diresti tu.
Ora starai sorridendo, lo so. Ti conosco troppo bene. E se, ultimamente sono più complicata, scompigliata, disordinata ed in ritardo e solo perchè sono fragile. Ma questo, tu già lo sai. "Vedrai che con gli antibiotici andrà meglio." "Passerà?" "Tutto passa." "Anche l'allergia agli abbandoni?"
Non allarmarti troppe se vdrai un accenno del mio oceano trasparire dagli occhi, sarà solo perchè non guarderò più il cielo, per trattenere le lacrime. Abbasserò la testa e calcerò un sassolino capitato male. E tu sai che questo mondo è crudele. E sai che, se abbasserò la testa, non sarâ per nascondermi, ma per guardare a terra e non cadere. Capiterà che usciranno fiumi di lacrime, gli occhi mi si gonfieranno e le guance cesseranno d'essere pallide e si tingeranno di rosso. Starò male; ma probabilmente starò bene, forse anche meglio.
Se me la prendo, è solo perchè so che leggeresti il dolore da ogni segno del mio viso, anche nell'inganno di un sorriso. Dov'è il disinfettante? Forse è proprio dentro di noi, la voglia di fare pace e dare un calcio ai problemi, alle incomprensioni, al nervoso.
E, mentre mi scuso, piango e verso lacrime amare per altro sulla tastiera.
Hai ragione, sono disordinata e non arrivo mai puntuale agli appuntamenti. Sai, non riesco neanche a mantenere l'equilibrio su una superficie piana. Sono un disastro. È che, ultimamente, ho le lacrime facili ed il sorriso, forse un po' meno.
"Sei felice?" "Sì, lo sono sempre, in fondo." Il fatto è che non voglio dare spiegazioni, spendere parole troppo banali. "Sto aspettando la svolta, in verità. Sto aspettando."
Forse mi diresti di smetterla di lamentarmi, che non serve a niente. Sai, potrei anche cercare di smettere, solo che poi non saprei comunque che fare.
Sai cosa ci vorrebbe adesso? Che tu te ne uscissi con una di quelle frasi strane, così potrei fingere di essere in un film. Hai presente? Quelli dove ci sono i due protagonisti distesi su di un prato verde e c'è una brezza leggera che trascorre.
"La vita non è così." "Già, ma sognare non costa nulla." "Sognare costa più di quanto tu creda, tesoro."
Ti sarà già venuto sonno, vero? Resisti ancora un poco. Sai, se me la prendo tanto quando mi fai notare che sono testarda, indecisa e voglio avere sempre ragione, è solo perchè non posso darti torto.
Un disastro. Un pasticcio-pasticcino di quelli che al pasticciere non è riuscito perfettamente; quel biscotto un po' bruciacchiato ai bordi, diresti tu.
Ora starai sorridendo, lo so. Ti conosco troppo bene. E se, ultimamente sono più complicata, scompigliata, disordinata ed in ritardo e solo perchè sono fragile. Ma questo, tu già lo sai. "Vedrai che con gli antibiotici andrà meglio." "Passerà?" "Tutto passa." "Anche l'allergia agli abbandoni?"
Non allarmarti troppe se vdrai un accenno del mio oceano trasparire dagli occhi, sarà solo perchè non guarderò più il cielo, per trattenere le lacrime. Abbasserò la testa e calcerò un sassolino capitato male. E tu sai che questo mondo è crudele. E sai che, se abbasserò la testa, non sarâ per nascondermi, ma per guardare a terra e non cadere. Capiterà che usciranno fiumi di lacrime, gli occhi mi si gonfieranno e le guance cesseranno d'essere pallide e si tingeranno di rosso. Starò male; ma probabilmente starò bene, forse anche meglio.
Se me la prendo, è solo perchè so che leggeresti il dolore da ogni segno del mio viso, anche nell'inganno di un sorriso. Dov'è il disinfettante? Forse è proprio dentro di noi, la voglia di fare pace e dare un calcio ai problemi, alle incomprensioni, al nervoso.
E, mentre mi scuso, piango e verso lacrime amare per altro sulla tastiera.
Ti scrivo questo post, uno di quelli lunghi, che ti fan venir sonno.
giovedì 17 marzo 2011
Parole.
È finita. Ha ufficialmente smesso di piovere? Sì. È finita.
Mi aveva agitato in tal modo... Questa pioggia mi aveva turbata più volte, lei è come me: non è articolata.
E non era un nuovo mondo, ma piuttosto un nuovo caos che si creava in noi, ecco.
Come sono semplici e tremende le parole! Come sono chiare, vivide, crudeli. Non si può sfuggiare ad esse.
"Allora perchè lo fai?" "Cosa?" "Vestirti così e mimetizzarti con la folla."
Volevo solo un giorno di pausa. Di lutto? No, io così vestita mi sento bene. Il nero è sempre rassicurante.
E grazie, dell'abbraccio. Grazie. Sai, le cose, quando puoi stringerle, fanno meno paura.
Altre volte, servono soltanto parole. C'è niente di più reale delle parole?
"Forse no."
Mi aveva agitato in tal modo... Questa pioggia mi aveva turbata più volte, lei è come me: non è articolata.
E non era un nuovo mondo, ma piuttosto un nuovo caos che si creava in noi, ecco.
Come sono semplici e tremende le parole! Come sono chiare, vivide, crudeli. Non si può sfuggiare ad esse.
"Allora perchè lo fai?" "Cosa?" "Vestirti così e mimetizzarti con la folla."
Volevo solo un giorno di pausa. Di lutto? No, io così vestita mi sento bene. Il nero è sempre rassicurante.
E grazie, dell'abbraccio. Grazie. Sai, le cose, quando puoi stringerle, fanno meno paura.
Altre volte, servono soltanto parole. C'è niente di più reale delle parole?
"Forse no."
Invece sì.
mercoledì 16 marzo 2011
C'è chi aspetta la pioggia...
Bè, puoi stare lì ad aspettare un giorno di pioggia... Ricordi quella canzone?
È arrivato. Oggi piove. E non mi piovo parole, come queste gocce sulla strada. Le ho perse, non ho idea di dove si siano cacciate. Mi dispiace, meraviglie, ma forse quelle parole non erano semplicemente mie.
Non lo so. Non ne ho più idea. Forse ci ho messo troppo di me. Proprio io, quella con le parole difficili, fa ridere vero? "Allora perchè non ridi?"
Sto ancora cercando le parole. E mi manca la voglia di lanciarmi fuori dalla porta senza ombrello e correre senza meta. Sono già malata. "Ma non è per questo."
Sappiate solo una cosa: per quanto possa far paura, i problemi non si risolvono scappando. E parla una a cui fremono le gambe, oggi. No. Non scapperò.
Mi troverai, davanti ad un'altalena: una di quelle che vedi da lontano e corri per raggiungere prima dei tuoi amici. Sarò io, semplicemente. Complicatamente.
Con i capelli bagnati, di nero vestita. Sì, tornata al nero.
E poi vorrei che mi trovaste voi, meraviglie che mi state intorno e tifavate per me.
Venite a prendermi e stringetemi forte. Avrò freddo, così bagnata.
Mi troverete, come in un finale di un film, a camminare in mezzo ad un esplosione, magari con in mano il fucile con il quale mi hanno colpito.
È arrivato. Oggi piove. E non mi piovo parole, come queste gocce sulla strada. Le ho perse, non ho idea di dove si siano cacciate. Mi dispiace, meraviglie, ma forse quelle parole non erano semplicemente mie.
Non lo so. Non ne ho più idea. Forse ci ho messo troppo di me. Proprio io, quella con le parole difficili, fa ridere vero? "Allora perchè non ridi?"
Sto ancora cercando le parole. E mi manca la voglia di lanciarmi fuori dalla porta senza ombrello e correre senza meta. Sono già malata. "Ma non è per questo."
Sappiate solo una cosa: per quanto possa far paura, i problemi non si risolvono scappando. E parla una a cui fremono le gambe, oggi. No. Non scapperò.
Mi troverai, davanti ad un'altalena: una di quelle che vedi da lontano e corri per raggiungere prima dei tuoi amici. Sarò io, semplicemente. Complicatamente.
Con i capelli bagnati, di nero vestita. Sì, tornata al nero.
E poi vorrei che mi trovaste voi, meraviglie che mi state intorno e tifavate per me.
Venite a prendermi e stringetemi forte. Avrò freddo, così bagnata.
Mi troverete, come in un finale di un film, a camminare in mezzo ad un esplosione, magari con in mano il fucile con il quale mi hanno colpito.
Scusate per queste parole taglienti. Scusate per tutte le parole e lacrime. Ma, siate comprensivi, oggi piove.
martedì 15 marzo 2011
La prima della fila. Dietro di me ci sei tu.
Ciao. Sono qui. Sono seduta con un tè in mano, e una fetta di torta al rabarbaro nell'altra.
Sono io. Ed ho un caratteraccio, io. Sono un danno che cammina: un groviglio disordinato di capelli rossi ed emozioni mal nascoste. Non sono capace di trattenerla, un'emozione. Così mi ritrovo constantemente sulle nuvole, nel mio mondo. Potete forse pretendere altrimenti da una col mio nome?
Lo so, lo so, non si riesce a tenere un discorso che duri più di cinque minuti con me. Niente da fare: perdo la concentrazione. Ma chiariamo poi una cosa: se vedo la pioggia dove c'è il sole, è solamente (e scusate il gioco di parole) perchè a me, la pioggia, piace.
Sono qui. Sto aspettando il mio treno. È in ritardo: guardo quell'orologio che mi ciondola al collo. "Abbiamo tutto il tempo del mondo." No. Stai mentendo. È già primavera. Quel treno è in ritardo, di un po' di anni, almeno. Ma io ci sono.
Che ci faccio qui? Intanto il mio tè si sta raffreddando, e la torta mi ha lasciato le mani appiccicose. Vorrei che la felicità mi coprisse come un coperta in un gelido inverno.
Ciao. Vieni via con me, vero? Partiamo e andiamo dove ci pare. Sai, putroppo, lo sto solo immaginando. E, allora, vuoi immaginare con me di essere altrove? Cambiamo scenario. Andiamo al mare a buttiamoci tra le onde, lasciamoci trasportare dalla pazzia. Cosa siamo diventati io e te? Guardaci. Non lo sai? Nemmeno io. E non importa, poiché sì, si può vivere senza amore.
In fondo, ho pur sempre un'oaceano di emozioni a cui badare. Sicché senza te si sta, ma con te si sta meglio. Non te l'ho mai nascosto, l'ho sempre reso evidente quello che sei per me. Mi sa che non lo hai ancora capito.
Ho mentito. Tutti ne abbiamo bisogno, e io sono in fila, la prima della fila, per la precisione. Lo aspetto, come si fa per il prosciutto cotto al bancone.
Dietro di me ci sei tu e poi tantissima altra gente, che aspetta solo il proprio etto d'amore. Stagionato o non, più o meno salato; come quest'acqua marina che ci s'infrange addosso, inzuppandoci i vestiti. Ecco, noi siamo due cantanti lirici ad un concerto rock: forse non centriamo molto con il mondo e con le altre persone. E non ha importasnza, se tu vieni via con me. Vero? Con me, che sono un disastro sbadato a cui puoi dire che l'ami o che l'odi, che nemmeno ti sentirebbe. Non me ne preoccuperei.
"Come potresti?" Appunto. Già lo so.
Sono qui. Ti aspetterò, dovessi metterci anni, secoli, decenni. Mi ritroverai qui. Comprerò un altro tè e un'altra fetta di torta.
Sono io. Ed ho un caratteraccio, io. Sono un danno che cammina: un groviglio disordinato di capelli rossi ed emozioni mal nascoste. Non sono capace di trattenerla, un'emozione. Così mi ritrovo constantemente sulle nuvole, nel mio mondo. Potete forse pretendere altrimenti da una col mio nome?
Lo so, lo so, non si riesce a tenere un discorso che duri più di cinque minuti con me. Niente da fare: perdo la concentrazione. Ma chiariamo poi una cosa: se vedo la pioggia dove c'è il sole, è solamente (e scusate il gioco di parole) perchè a me, la pioggia, piace.
Sono qui. Sto aspettando il mio treno. È in ritardo: guardo quell'orologio che mi ciondola al collo. "Abbiamo tutto il tempo del mondo." No. Stai mentendo. È già primavera. Quel treno è in ritardo, di un po' di anni, almeno. Ma io ci sono.
Che ci faccio qui? Intanto il mio tè si sta raffreddando, e la torta mi ha lasciato le mani appiccicose. Vorrei che la felicità mi coprisse come un coperta in un gelido inverno.
Ciao. Vieni via con me, vero? Partiamo e andiamo dove ci pare. Sai, putroppo, lo sto solo immaginando. E, allora, vuoi immaginare con me di essere altrove? Cambiamo scenario. Andiamo al mare a buttiamoci tra le onde, lasciamoci trasportare dalla pazzia. Cosa siamo diventati io e te? Guardaci. Non lo sai? Nemmeno io. E non importa, poiché sì, si può vivere senza amore.
In fondo, ho pur sempre un'oaceano di emozioni a cui badare. Sicché senza te si sta, ma con te si sta meglio. Non te l'ho mai nascosto, l'ho sempre reso evidente quello che sei per me. Mi sa che non lo hai ancora capito.
Ho mentito. Tutti ne abbiamo bisogno, e io sono in fila, la prima della fila, per la precisione. Lo aspetto, come si fa per il prosciutto cotto al bancone.
Dietro di me ci sei tu e poi tantissima altra gente, che aspetta solo il proprio etto d'amore. Stagionato o non, più o meno salato; come quest'acqua marina che ci s'infrange addosso, inzuppandoci i vestiti. Ecco, noi siamo due cantanti lirici ad un concerto rock: forse non centriamo molto con il mondo e con le altre persone. E non ha importasnza, se tu vieni via con me. Vero? Con me, che sono un disastro sbadato a cui puoi dire che l'ami o che l'odi, che nemmeno ti sentirebbe. Non me ne preoccuperei.
"Come potresti?" Appunto. Già lo so.
Sono qui. Ti aspetterò, dovessi metterci anni, secoli, decenni. Mi ritroverai qui. Comprerò un altro tè e un'altra fetta di torta.
Che idea. Che folle, pazza, meravigliosa idea.
lunedì 14 marzo 2011
E ancora non ho la minima idea di perchè un corvo somigli ad una scrivania.
E ora, vorrei solo saper parlare. Non di te. Non voglio sembrare scontata. Solo, parlare.
Ho bisogno di silenzio e di un ambito razionale abbastanza grande e vuoto per lasciar scorrere questo fiume di parole, sino all'oceano. Parlo per chi non avrà pace finchè non riuscirà a scoprire in quale maledetto barattolo hanno nascosto lo zucchero e per chi, come me, ci ha messo il cuore, e altrettanto cuore non ha trovato. Per chi crede ancora nell'amore. Io, ora come ora, mi si strugge il cuore a dirlo, amo il suono di quelle lettere, il significato, ma ancora di più la verità. Ho bisogno di concretezza, me ne accorgo quando sento la necessità di dormire con quel pupazzo: di stringerlo sul mio petto; ho bisogno di rannicchiarmi sotto le coperte con qualcosa all'altezza del cuore.
Io credo nella pioggia, nelle mani fredde, nel dolore perchè rafforza, negli sms che mi fanno sorridere, nella polvere sui vecchi cd, nell'inchiostro e nelle Bic che si consumano troppo velocemente, ultimamente. Credo nel passato e poco nel futuro, nell'inutilità delle cose, nelle bugie, mai nella verità. Credo a questo Dio che non c'è e, se c'è dovrà darmi molte spiegazioni. Nei miei occhi come nei tuoi e, infine, che ce lo avessimo dentro da un po', sai? E se pure tu credi in ciò avresti vogli di abbracciarmi quando ho le mie crisi di pianto, che durano giusto qualche minuto, ma quei minuti mi distruggono il cuore? Ne hai voglia che lui, no, non ne ha o non osa?
Chiunque tu sia, ti andrebbe di capire il mio silenzio? Le vedi queste lacrime che galleggiano nei miei occhi? Sì, lo so, ora vai, lo trascini qui e lo costringi a parlare o lo ammazzi. È la rabbia mia, tua di riflesso, di sapere che asciugarle, no. Non si può. Non puoi. E non posso farlo neppure io.
Giacchè ci sono cose a cui continui a pensare, che tu lo voglia o meno. Ma putroppo, solitamente, per quanto possano far male, possa far male... ci va benissimo così.
E allora smettila di tenermi in equilibrio e fammi cadere, amore. Oppure salvami. Non penso ci siano molte differenze. Ed ancora non so perchè te, noi. Non ho la benchè minima idea di perchè un corvo somigli ad una scrivania, del perchè scrivo. No. Forse questo lo so. Ne sento il bisogno, lo faccio per me, per voi, per lui in una perenne illusione. Perchè me lo sento dentro. Volete che smetta? No? E, allora, perchè continuate a chiedermi spiegazioni circa il fatto che scriva?
Piuttosto, mi indicate qual'è il barattolo giusto? Aspettate un attimo, prima, lasciatemi gridare.
"Potevi essere il mio zucchero, potevo essere il tuo pizzico di sale necessario per fare una torta perfetta!"
Ma sono sola. Sono qui. E queste parole sono per chi si è sbagliato e ci ha messo troppo sale. Per chi è, come me, un sognatore e crede che in fondo non ci sia nulla di male a riempirsi gli occhi di sogni, quando tutto il resto cade a pezzi.
Nonostante tutto, sono qui con voi. Proprio così, cinonostante come voi, sono viva. Ora voglio sentire la vostra, di voce. Avanti. Non siate timidi, romantici, so che siete lì, dietro a queste parole.
Vi ascolto.
Ho bisogno di silenzio e di un ambito razionale abbastanza grande e vuoto per lasciar scorrere questo fiume di parole, sino all'oceano. Parlo per chi non avrà pace finchè non riuscirà a scoprire in quale maledetto barattolo hanno nascosto lo zucchero e per chi, come me, ci ha messo il cuore, e altrettanto cuore non ha trovato. Per chi crede ancora nell'amore. Io, ora come ora, mi si strugge il cuore a dirlo, amo il suono di quelle lettere, il significato, ma ancora di più la verità. Ho bisogno di concretezza, me ne accorgo quando sento la necessità di dormire con quel pupazzo: di stringerlo sul mio petto; ho bisogno di rannicchiarmi sotto le coperte con qualcosa all'altezza del cuore.
Io credo nella pioggia, nelle mani fredde, nel dolore perchè rafforza, negli sms che mi fanno sorridere, nella polvere sui vecchi cd, nell'inchiostro e nelle Bic che si consumano troppo velocemente, ultimamente. Credo nel passato e poco nel futuro, nell'inutilità delle cose, nelle bugie, mai nella verità. Credo a questo Dio che non c'è e, se c'è dovrà darmi molte spiegazioni. Nei miei occhi come nei tuoi e, infine, che ce lo avessimo dentro da un po', sai? E se pure tu credi in ciò avresti vogli di abbracciarmi quando ho le mie crisi di pianto, che durano giusto qualche minuto, ma quei minuti mi distruggono il cuore? Ne hai voglia che lui, no, non ne ha o non osa?
Chiunque tu sia, ti andrebbe di capire il mio silenzio? Le vedi queste lacrime che galleggiano nei miei occhi? Sì, lo so, ora vai, lo trascini qui e lo costringi a parlare o lo ammazzi. È la rabbia mia, tua di riflesso, di sapere che asciugarle, no. Non si può. Non puoi. E non posso farlo neppure io.
Giacchè ci sono cose a cui continui a pensare, che tu lo voglia o meno. Ma putroppo, solitamente, per quanto possano far male, possa far male... ci va benissimo così.
E allora smettila di tenermi in equilibrio e fammi cadere, amore. Oppure salvami. Non penso ci siano molte differenze. Ed ancora non so perchè te, noi. Non ho la benchè minima idea di perchè un corvo somigli ad una scrivania, del perchè scrivo. No. Forse questo lo so. Ne sento il bisogno, lo faccio per me, per voi, per lui in una perenne illusione. Perchè me lo sento dentro. Volete che smetta? No? E, allora, perchè continuate a chiedermi spiegazioni circa il fatto che scriva?
Piuttosto, mi indicate qual'è il barattolo giusto? Aspettate un attimo, prima, lasciatemi gridare.
"Potevi essere il mio zucchero, potevo essere il tuo pizzico di sale necessario per fare una torta perfetta!"
Ma sono sola. Sono qui. E queste parole sono per chi si è sbagliato e ci ha messo troppo sale. Per chi è, come me, un sognatore e crede che in fondo non ci sia nulla di male a riempirsi gli occhi di sogni, quando tutto il resto cade a pezzi.
Nonostante tutto, sono qui con voi. Proprio così, cinonostante come voi, sono viva. Ora voglio sentire la vostra, di voce. Avanti. Non siate timidi, romantici, so che siete lì, dietro a queste parole.
Vi ascolto.
domenica 13 marzo 2011
Perchè non rispondi? Paura? Pure io.
Hey, "tu". Ti puoi sedere, per favore?
Guardami negli occhi. Te lo impongo. Come ad esempio "amami". Però questo non sempre è possibile.
Se vuoi ora ti dico quello che non ho mai detto agli altri. Noi siamo un errore, un numero negativo sotto radice. Un problema matematico senza alcuna soluzione. Sì, saremo un problema, noi due insieme.
Ecco, no, ci ho ripensato. Smettila di guardarmi così che mi esplode il cuore, dentro. E poi non mi distrarre. Ti odio. Ti avevo detto di guardarmi.
Dimmi, dove sei? Dove sei quando non ti cerco? Dove sei quando il mio orgoglio si mangia il coraggio? Quando vorrei dirti mille cose? "Ehi "Tu", un'ultima, forse inutile, domanda: perché non rispondi mai a queste parole che tutti vorremmo fossero dedicate a ciascuno di noi?
"Tu", perché mai un post? "Tu", perché mai un semplice "oh!"?" Colpito ed affondato.
A volte mi fai arrivare a pensare che a te non te ne freghi niente di me. Io non sono espansiva: ho parole difficili, sai?! Come te. Per questo dovresti saperlo! Ricorda, però, che negativo per negativo fa sempre positivo. E aggiungicela dopo, la radicequadrata. Problema risolto, no? Anche quello delle calamite: cessiamo di esser così simili, ti va? Ma perchè te lo chiedo, se non rispondi? Gli opposti si attraggono. Allora ti ordino di respingermi. Io attrarrò.
Ti voglio bene. Tu me ne vuoi? E vuoi il mio di bene, amore? Ma perchè allora non ti volti e non mi ascolti? Perchè a questo punto non mi stupisci smentendomi? Rispondimi, dannazione. Cambia almeno un po' che così mi fai morire. Anzi, no, resta uguale che così ti amo di più.
E vieni qui. Cosa stai aspettando? Voglio solo abbracciarti. Perchè te ne stai lì con le mani in mano? Voglio restare qua e non svegliarmi per un po'. No, non voglio dormire. Voglio solo vedere cosa c'è dall' altra parte e poi tornare.
Ora resta. Per favore. Ancora un po'. Ma se non vuoi, vai via. Ma altrimenti resta. Resta qui che ne ho bisogno.
Guardami negli occhi. Te lo impongo. Come ad esempio "amami". Però questo non sempre è possibile.
Se vuoi ora ti dico quello che non ho mai detto agli altri. Noi siamo un errore, un numero negativo sotto radice. Un problema matematico senza alcuna soluzione. Sì, saremo un problema, noi due insieme.
Ecco, no, ci ho ripensato. Smettila di guardarmi così che mi esplode il cuore, dentro. E poi non mi distrarre. Ti odio. Ti avevo detto di guardarmi.
Dimmi, dove sei? Dove sei quando non ti cerco? Dove sei quando il mio orgoglio si mangia il coraggio? Quando vorrei dirti mille cose? "Ehi "Tu", un'ultima, forse inutile, domanda: perché non rispondi mai a queste parole che tutti vorremmo fossero dedicate a ciascuno di noi?
"Tu", perché mai un post? "Tu", perché mai un semplice "oh!"?" Colpito ed affondato.
A volte mi fai arrivare a pensare che a te non te ne freghi niente di me. Io non sono espansiva: ho parole difficili, sai?! Come te. Per questo dovresti saperlo! Ricorda, però, che negativo per negativo fa sempre positivo. E aggiungicela dopo, la radicequadrata. Problema risolto, no? Anche quello delle calamite: cessiamo di esser così simili, ti va? Ma perchè te lo chiedo, se non rispondi? Gli opposti si attraggono. Allora ti ordino di respingermi. Io attrarrò.
Ti voglio bene. Tu me ne vuoi? E vuoi il mio di bene, amore? Ma perchè allora non ti volti e non mi ascolti? Perchè a questo punto non mi stupisci smentendomi? Rispondimi, dannazione. Cambia almeno un po' che così mi fai morire. Anzi, no, resta uguale che così ti amo di più.
E vieni qui. Cosa stai aspettando? Voglio solo abbracciarti. Perchè te ne stai lì con le mani in mano? Voglio restare qua e non svegliarmi per un po'. No, non voglio dormire. Voglio solo vedere cosa c'è dall' altra parte e poi tornare.
Ora resta. Per favore. Ancora un po'. Ma se non vuoi, vai via. Ma altrimenti resta. Resta qui che ne ho bisogno.
Ecco, se vuoi ti dico tutto questo. Ne ho il coraggio, io. Se vuoi ti dico tutto questo, tu intanto chiudi gli occhi e guarda. Guarda ciò che abbiamo dentro ma che non sappiamo collegare.
sabato 12 marzo 2011
Potremmo esser noi e non noi, se ti va.
Magari oggi scrivo un po' di me.
Oggi è una giornata qualunque di marzo, una di quelle in cui il cielo non si decide a sfogare il suo dolore, ma si accontenta di una qualche lacrima qua e là. Oggi è sabato.
Anche se mi alzo sulle punte sono sempre un metro di capelli rossi, camicie a quadretti e pezzi di cuore. Il mio nome è Alice e mi chiamano Alis. Alice da diciassette anni, così mi chiamano i prof per le interrogazioni, Alis per tutti gli altri.
Ciao, io sono Alice, non so parlare e dunque spesso scrivo, ingrandisco i problemi e urlo al cielo il mio dolore, graffio i fogli con la mia rabbia. Col mio amore.
Non ho abbastanza coraggio e non voglio perdere ciò che di più prezioso possiedo. Non me ne andrò mai, percorrerrò semplicemente una strada parallela che non tocchi mai l'altra. Come i numeri primi, avete presente? Divisibili solo per uno e sè stessi. Non scriverò nemmeno più lettere d'amore. Mi fan venire il voltastomaco.
Ma sì, cielo, piangi anche un po' per me. Piangi che non lo facevi da un po' e mi mancava questa pioggia.
Sono quella che ha deciso su questo di restare zitta ed osservare il mondo giocare alla roulette russa coi sentimenti. Illusa, intrappolata in un rotolo di disillusione, ma non riesco, no. Io non (ti) odio mai. Se lo facessi dovrei poi ammettere d'aver amato, e tradirei così il mio giuramento. Sono tornati quei libri sul comodino e la voglia di camminare sotto la pioggia senza una meta. Sono tornate le lettere mai spedite e la paura di sbagliare, dire cose sbagliate, la voglia di ricominciare e di cambiare qualcosa in questo mondo sempre uguale, sempre così.
Sono quella che se ne è andata e poi ha avuto il coraggio di tornare, quella che ha pianto sui suoi errori e dietro ad ogni sguardo nasconde un mondo intero. Quella confusa, perchè ci sono cose che non ho ancora capito, sentimenti che non ho ancora scaricato. Sono un po' come questo cielo timido, io.
Sì, rossa di capelli perchè, in me, di passione in fondo ne ho tanta. Penso di aver assaporato ciò che la vita mi ha messo nel piatto, più del previsto e meno di quanto avrei voluto farlo.
Ciao, ho visto tempi duri: sole e pioggia, neve e tempesta. Penso di avere un cuore grande e amore per quanto ne basterebbe a mille, se vuoi. Chi? Tu. Non tu. Come dici esser io e non io. Potremmo esser noi e non noi, se ti va.
Sono quella che dice, scrive cose prive di ogni fondamento logico, che vorrebbe sapere ciò che gli altri pensano. A parte te. Ne ho troppa paura. E poi, lo so già. Ma facciamo finta che non sia così. Resta qui.
Amo dormire: quando dormi resta tutto in superficie, e ci sei tu e il calore sprigionato dal tuo cuore e i sogni.
Ciao, vorrei correre tra papaveri rossi e sporcare la terra col mio dolore. Che tanto anche se sarò in ginocchio, il cielo lo vedrò lo stesso; e potrà piovere, che la pioggia potrò toccarla comunque.
Ciao, sono Alice. Non Alis, ora. Alice. Perchè ad Alice questo fa male. Ecco, facciamo così, prima che io vada, senza che dica nulla, riusciresti a legger la mia mente? Quando lo farai, cessando di fingere?
...Put your back on mine.
Oggi è una giornata qualunque di marzo, una di quelle in cui il cielo non si decide a sfogare il suo dolore, ma si accontenta di una qualche lacrima qua e là. Oggi è sabato.
Anche se mi alzo sulle punte sono sempre un metro di capelli rossi, camicie a quadretti e pezzi di cuore. Il mio nome è Alice e mi chiamano Alis. Alice da diciassette anni, così mi chiamano i prof per le interrogazioni, Alis per tutti gli altri.
Ciao, io sono Alice, non so parlare e dunque spesso scrivo, ingrandisco i problemi e urlo al cielo il mio dolore, graffio i fogli con la mia rabbia. Col mio amore.
Non ho abbastanza coraggio e non voglio perdere ciò che di più prezioso possiedo. Non me ne andrò mai, percorrerrò semplicemente una strada parallela che non tocchi mai l'altra. Come i numeri primi, avete presente? Divisibili solo per uno e sè stessi. Non scriverò nemmeno più lettere d'amore. Mi fan venire il voltastomaco.
Ma sì, cielo, piangi anche un po' per me. Piangi che non lo facevi da un po' e mi mancava questa pioggia.
Sono quella che ha deciso su questo di restare zitta ed osservare il mondo giocare alla roulette russa coi sentimenti. Illusa, intrappolata in un rotolo di disillusione, ma non riesco, no. Io non (ti) odio mai. Se lo facessi dovrei poi ammettere d'aver amato, e tradirei così il mio giuramento. Sono tornati quei libri sul comodino e la voglia di camminare sotto la pioggia senza una meta. Sono tornate le lettere mai spedite e la paura di sbagliare, dire cose sbagliate, la voglia di ricominciare e di cambiare qualcosa in questo mondo sempre uguale, sempre così.
Sono quella che se ne è andata e poi ha avuto il coraggio di tornare, quella che ha pianto sui suoi errori e dietro ad ogni sguardo nasconde un mondo intero. Quella confusa, perchè ci sono cose che non ho ancora capito, sentimenti che non ho ancora scaricato. Sono un po' come questo cielo timido, io.
Sì, rossa di capelli perchè, in me, di passione in fondo ne ho tanta. Penso di aver assaporato ciò che la vita mi ha messo nel piatto, più del previsto e meno di quanto avrei voluto farlo.
Ciao, ho visto tempi duri: sole e pioggia, neve e tempesta. Penso di avere un cuore grande e amore per quanto ne basterebbe a mille, se vuoi. Chi? Tu. Non tu. Come dici esser io e non io. Potremmo esser noi e non noi, se ti va.
Sono quella che dice, scrive cose prive di ogni fondamento logico, che vorrebbe sapere ciò che gli altri pensano. A parte te. Ne ho troppa paura. E poi, lo so già. Ma facciamo finta che non sia così. Resta qui.
Amo dormire: quando dormi resta tutto in superficie, e ci sei tu e il calore sprigionato dal tuo cuore e i sogni.
Ciao, vorrei correre tra papaveri rossi e sporcare la terra col mio dolore. Che tanto anche se sarò in ginocchio, il cielo lo vedrò lo stesso; e potrà piovere, che la pioggia potrò toccarla comunque.
Ciao, sono Alice. Non Alis, ora. Alice. Perchè ad Alice questo fa male. Ecco, facciamo così, prima che io vada, senza che dica nulla, riusciresti a legger la mia mente? Quando lo farai, cessando di fingere?
...Put your back on mine.
lunedì 7 marzo 2011
Come pane e marmellata.
E ho pianto per un film. Perdonatemi. Il fatto è che ho chiuso da poco i sogni nel cassetto e talvolta mi mancano.
Il fatto è che quando chiudo gli occhi, ci sono ancora dentro, malgrado le fatiche, le smorfie d'amicizia e le serate dove scorre il disinfettante in gola, con la musica alta fino a rompermi i timpani che magari il cuore rimane integro.
Non scapperei mai. L'ho promesso troppe volte. Resto, anche se talvolta fa male. Ma sai, il dolore in fin dei conti è poi relativo.
Questo, invece no. È qualcosa di sottinteso e mai scontato. Poi, ho scoperto un'altra cosa: c'è troppo mondo che ci scorre sotto i piedi, se scappiamo, poi, ritorniamo al punto di partenza.
Passerà tutto. Lo so. Passeranno i giorni, le ore, i mesi, il sole ci scalderà ancora un miliardo di volte e la nuvole piangeranno ancora sui panni stesi ad asciugare di mia madre ed io avrò delle belle note in mate e parole facili.
Ma le cose belle ti restano dentro e si attaccano all'anima come la colla tra le dita. E allora accendo la luce, la notte. Il buio alle volte fa paura.
...Arriverà qualcuno che si prenderà il mio posto, o il tuo. E tu tornerai ad essere, torneremo ad essere come pane e marmellata: una delizia per cominciare bene la giornata. Ecco, forse il punto è proprio questo, buonissimi, sì, ma non sufficienti per arrivare a sera ed urlare alla luna. Ho finito la voce.
Passeranno, i giorni. Non sarò più sveglia la notte a contare le stelle attaccate una ad una al soffitto. So che sono ventisette. Magari sarà strano, inizialmente, lo so. Sarà terribilmente strano. Ma necessario. Non aver paura non andrò via, semplicemente sarò una piastrella più in là. Promesso.
Scusatemi. So che quel che scrivo non ha senso. Ma tanto che ci volete fare?
Nemmeno il mondo ha senso, eppure è lì. Come queste lacrime.
Il fatto è che, sai, l'aria, puoi solo respirarla.
Il fatto è che quando chiudo gli occhi, ci sono ancora dentro, malgrado le fatiche, le smorfie d'amicizia e le serate dove scorre il disinfettante in gola, con la musica alta fino a rompermi i timpani che magari il cuore rimane integro.
Non scapperei mai. L'ho promesso troppe volte. Resto, anche se talvolta fa male. Ma sai, il dolore in fin dei conti è poi relativo.
Questo, invece no. È qualcosa di sottinteso e mai scontato. Poi, ho scoperto un'altra cosa: c'è troppo mondo che ci scorre sotto i piedi, se scappiamo, poi, ritorniamo al punto di partenza.
Passerà tutto. Lo so. Passeranno i giorni, le ore, i mesi, il sole ci scalderà ancora un miliardo di volte e la nuvole piangeranno ancora sui panni stesi ad asciugare di mia madre ed io avrò delle belle note in mate e parole facili.
Ma le cose belle ti restano dentro e si attaccano all'anima come la colla tra le dita. E allora accendo la luce, la notte. Il buio alle volte fa paura.
...Arriverà qualcuno che si prenderà il mio posto, o il tuo. E tu tornerai ad essere, torneremo ad essere come pane e marmellata: una delizia per cominciare bene la giornata. Ecco, forse il punto è proprio questo, buonissimi, sì, ma non sufficienti per arrivare a sera ed urlare alla luna. Ho finito la voce.
Passeranno, i giorni. Non sarò più sveglia la notte a contare le stelle attaccate una ad una al soffitto. So che sono ventisette. Magari sarà strano, inizialmente, lo so. Sarà terribilmente strano. Ma necessario. Non aver paura non andrò via, semplicemente sarò una piastrella più in là. Promesso.
Scusatemi. So che quel che scrivo non ha senso. Ma tanto che ci volete fare?
Nemmeno il mondo ha senso, eppure è lì. Come queste lacrime.
Il fatto è che, sai, l'aria, puoi solo respirarla.
sabato 5 marzo 2011
Scrivo male nella notturna calma allucinata.
Ho finito la voce. Dove sia finita non lo so, nè sotto al cuscino, nè nell'armadio. In quel cassetto?
Forse. Ma non possiedo la chiave. Mi sono costretta ad urlare alla luna tutto quello che ho dentro. L'avevo detto, ricordi?
"Il fatto è che se mi costringessero ad urlare tutto quello che ho dentro... Finirei la voce."
Forse sarebbe bastato meno.
Sta sera scrivo male. Se non scrivo meraviglie, un perchè, una scusante, ce l'ho, scusate. Fatemi spiegare, non so se sono stata molto chiara.
Avete mai sprecaro parole su parole e pezzi di cuore che ora se ne stanno su un qualche davanzale, a prendere freddo, per una sola persona al mondo? L'avete fatto? Io sì. Ed anche a voi è parso di non fare niente?
Ho vissuto in bilico tra un sentimento di euforia ed il terrore dell'abbandono più totale. Il fatto è che ora, sinceramente, non credo di esser innamorata, ora sto già un bel pezzo avanti. Non sono più seduta sul ciglio delle nostre eccentriche vite, sai? Te ne sei accorto?
Loro sì. Non le ossessionerò più. Non mi ossessionerò più. E poche storie, sta sera esco. Iniziamo a vivere adesso, addosso alla notte. Senza condizionali, condizioni. Torniamo ad essere banalità originale, dimostrabile per assurdo come un teorema matematico. Ti va? Amici di strada, allora?
Forse. Ma non possiedo la chiave. Mi sono costretta ad urlare alla luna tutto quello che ho dentro. L'avevo detto, ricordi?
"Il fatto è che se mi costringessero ad urlare tutto quello che ho dentro... Finirei la voce."
Forse sarebbe bastato meno.
Sta sera scrivo male. Se non scrivo meraviglie, un perchè, una scusante, ce l'ho, scusate. Fatemi spiegare, non so se sono stata molto chiara.
Avete mai sprecaro parole su parole e pezzi di cuore che ora se ne stanno su un qualche davanzale, a prendere freddo, per una sola persona al mondo? L'avete fatto? Io sì. Ed anche a voi è parso di non fare niente?
Ho vissuto in bilico tra un sentimento di euforia ed il terrore dell'abbandono più totale. Il fatto è che ora, sinceramente, non credo di esser innamorata, ora sto già un bel pezzo avanti. Non sono più seduta sul ciglio delle nostre eccentriche vite, sai? Te ne sei accorto?
Loro sì. Non le ossessionerò più. Non mi ossessionerò più. E poche storie, sta sera esco. Iniziamo a vivere adesso, addosso alla notte. Senza condizionali, condizioni. Torniamo ad essere banalità originale, dimostrabile per assurdo come un teorema matematico. Ti va? Amici di strada, allora?
Che poi, alla fine, cambiano le cose. Cambiamo anche noi.
...Ma, forse, ci voltiamo dall'altra parte perchè non abbiamo il coraggio di guardare.
venerdì 4 marzo 2011
Scrivo schietto.
"Ma che vorresti prendere in giro, poi, se non te stessa?" "È passato."
Non passa mai per nostra volontà, per quanto ferrea questa possa essere. È difficile da accettare per una come me, che è arrivata sino al limite e ritorno con la sola forza di volontà. Invece, ho cercato d'illudermiu del contrario. Ed è proprio grazie a tale falsa convinzione che ritrovo la forza, dopo nottate come questa, per rialzarmi e guardare quella lavagna. Ciononostante, oggi, di sorridere, ascoltar canzoni, parlare manca la voglia e la voce l'ho lasciata per strada, nottetempo.
"Quando serve coraggio si va, ci si butta." Vero. Ma ci sono momenti in cui i "se" schiacciano come nubi d'estate.
Ma io non so parlarne. E anche oggi, che non so piangere per questa rabbia mista a tristezza e falsa disillusione, scrivo.
E scappo. È questo il problema. So che faresti lo stesso ed io, questo colpo, non riuscirei mai ad accusarlo. Lo stai già facendo, sai? Così stamani sono scappata a togliermi la corona ed inventare dialoghi di un film mentale sotto le coperte, e quell'enorme orso di pezza come cuscino. "Patetico."
Ma che volete che vi dica?
Allora abbraccia, sorridi, le parole sono relative. La voce pure.
Pure ciò che ho scritto fino a ieri, pure di ciò, magari, cambierei tutto oggi. Ma in fondo non sono le parole che contano, non conta come le hai scritte. Conta solo dove vanno a finire. Il fatto è che, la rabbia, so che alle volte si veste di dolore e potrebbe far male.
Brucia. Tanto e in gola. Vedi? Fan male quelle parole, e molto.
E allora scrivo schietto. Parole senza aggiunta di conservanti, nè dolcificanti artificiali.
Chi è? Perchè non parli più con me? Cosa sta succedendo? Ah dimenticavo...
(...)
Non passa mai per nostra volontà, per quanto ferrea questa possa essere. È difficile da accettare per una come me, che è arrivata sino al limite e ritorno con la sola forza di volontà. Invece, ho cercato d'illudermiu del contrario. Ed è proprio grazie a tale falsa convinzione che ritrovo la forza, dopo nottate come questa, per rialzarmi e guardare quella lavagna. Ciononostante, oggi, di sorridere, ascoltar canzoni, parlare manca la voglia e la voce l'ho lasciata per strada, nottetempo.
"Quando serve coraggio si va, ci si butta." Vero. Ma ci sono momenti in cui i "se" schiacciano come nubi d'estate.
Ma io non so parlarne. E anche oggi, che non so piangere per questa rabbia mista a tristezza e falsa disillusione, scrivo.
E scappo. È questo il problema. So che faresti lo stesso ed io, questo colpo, non riuscirei mai ad accusarlo. Lo stai già facendo, sai? Così stamani sono scappata a togliermi la corona ed inventare dialoghi di un film mentale sotto le coperte, e quell'enorme orso di pezza come cuscino. "Patetico."
Ma che volete che vi dica?
Allora abbraccia, sorridi, le parole sono relative. La voce pure.
Pure ciò che ho scritto fino a ieri, pure di ciò, magari, cambierei tutto oggi. Ma in fondo non sono le parole che contano, non conta come le hai scritte. Conta solo dove vanno a finire. Il fatto è che, la rabbia, so che alle volte si veste di dolore e potrebbe far male.
Brucia. Tanto e in gola. Vedi? Fan male quelle parole, e molto.
E allora scrivo schietto. Parole senza aggiunta di conservanti, nè dolcificanti artificiali.
Chi è? Perchè non parli più con me? Cosa sta succedendo? Ah dimenticavo...
(...)
mercoledì 2 marzo 2011
È passato.
Dov'ero rimasta? Ah. Parlavo di emozioni forti. Di sogni e incubi. Di come la gente non capisca cosa significhi amare. Di come mi avevano detto che, quando odio, in fondo amo.
Forse ti odiavo da morire. E tu? Tu lo sapevi di odiarmi?
Che poi, a dirla fino in fondo, lo scrivevo. Parlare? È sempre stato un mio problema. Pure tuo, vero?
Fattostà che tutti questi sentimenti non urlati alla luna, mi hanno portato ad avere un nodo che brucia in gola e non mi lascia respirare. Io non ho mai capito come gli inglesi possano unare uno stesso termine per amare e voler bene. Mi vuoi bene. Tanto. Lo so.
Ma l'amore è un'altra cosa. Il mondo si muove per amor, gli s'inginocchia davanti, estasiato.
Lasciamo perdere allora tutti questi termini inglesi, fogli di carta e parole d'ovatta.
"Passerà." "Passa sempre."
"Impossibile."
Ed ho continuato a leggere quel libro, a strappare fazzoletti, mangiar gelato, ascoltare canzoni...
Sono arrivata in ritardo avunque, sbagliando luogo, ora e data. Ho bruciato l'inchiostro di tre bic e lasciato scadere gli yogurt.
Ma oggi no. Oggi sono puntuale.
Ho parole che pungono in gola sino alle lacrime, una penna nuova che non consuma. Ed un mazzo di fiori di cleenex.
Passerà anche questo.
"L'amore?"
Forse ti odiavo da morire. E tu? Tu lo sapevi di odiarmi?
Che poi, a dirla fino in fondo, lo scrivevo. Parlare? È sempre stato un mio problema. Pure tuo, vero?
Fattostà che tutti questi sentimenti non urlati alla luna, mi hanno portato ad avere un nodo che brucia in gola e non mi lascia respirare. Io non ho mai capito come gli inglesi possano unare uno stesso termine per amare e voler bene. Mi vuoi bene. Tanto. Lo so.
Ma l'amore è un'altra cosa. Il mondo si muove per amor, gli s'inginocchia davanti, estasiato.
Lasciamo perdere allora tutti questi termini inglesi, fogli di carta e parole d'ovatta.
"Passerà." "Passa sempre."
"Impossibile."
Ed ho continuato a leggere quel libro, a strappare fazzoletti, mangiar gelato, ascoltare canzoni...
Sono arrivata in ritardo avunque, sbagliando luogo, ora e data. Ho bruciato l'inchiostro di tre bic e lasciato scadere gli yogurt.
Ma oggi no. Oggi sono puntuale.
Ho parole che pungono in gola sino alle lacrime, una penna nuova che non consuma. Ed un mazzo di fiori di cleenex.
Passerà anche questo.
"L'amore?"
"Intendi il mal d'amore? È passato."
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