venerdì 4 marzo 2011

Scrivo schietto.

"Ma che vorresti prendere in giro, poi, se non te stessa?" "È passato."
Non passa mai per nostra volontà, per quanto ferrea questa possa essere. È difficile da accettare per una come me, che è arrivata sino al limite e ritorno con la sola  forza di volontà. Invece, ho cercato d'illudermiu del contrario. Ed è proprio grazie a tale falsa convinzione che ritrovo la forza, dopo nottate come questa, per rialzarmi e guardare quella lavagna. Ciononostante, oggi, di sorridere, ascoltar canzoni, parlare manca la voglia e la voce l'ho lasciata per strada, nottetempo.
"Quando serve coraggio si va, ci si butta." Vero. Ma ci sono momenti in cui i "se" schiacciano come nubi d'estate.
Ma io non so parlarne. E anche oggi, che non so piangere per questa rabbia mista a tristezza e falsa disillusione, scrivo.
E scappo. È questo il problema. So che faresti lo stesso ed io, questo colpo, non riuscirei mai ad accusarlo. Lo stai già facendo, sai? Così stamani sono scappata a togliermi la corona ed inventare dialoghi di un film mentale sotto le coperte, e quell'enorme orso di pezza come cuscino. "Patetico."
Ma che volete che vi dica?
Allora abbraccia, sorridi, le parole sono relative. La voce pure.
Pure ciò che ho scritto fino a ieri, pure di ciò, magari, cambierei tutto oggi. Ma in fondo non sono le parole che contano, non conta come le hai scritte. Conta solo dove vanno a finire. Il fatto è che, la rabbia, so che alle volte si veste di dolore e potrebbe far male.
Brucia. Tanto e in gola. Vedi? Fan male quelle parole, e molto.
E allora scrivo schietto. Parole senza aggiunta di conservanti, nè dolcificanti artificiali.
Chi è? Perchè non parli più con me? Cosa sta succedendo? Ah dimenticavo...
(...)

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